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Open Fiber sballottata fra Gasparri e Renzi

Perché la politica e non solo si agita su Open Fiber? La lettera di Francis Walsingham

 

Caro direttore,

vedo che ti arrovelli sul caso Open Fiber pubblicando preziosi articoli di approfondimento, interventi interessanti e analisi tostissime.

Ma più che di pezzi di economia, finanza e industria, serve una lettura politica, se non partitica.

Mi spiego.

Il dato saliente è l’attacco che l’ex ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, esponente di spicco di Forza Italia, e ora vicepresidente del Senato, ha sferrato a Open Fiber, via Cdp.

“La lettera dei vertici della Cassa Depositi e Prestiti che in pratica chiedono ingenti risorse al governo per mandare avanti Open Fiber non merita nemmeno risposta. Questa società voluta e imposta da Renzi all’Enel, che poi si è successivamente sfilata da questa impresa assurda, sta naufragando in maniera vistosa. Ed era stato facile prevedere che inventare una rete bis avrebbe causato soltanto disastri e sprechi. Oggi la Cdp chiede per conto di Open Fiber soldi ma tutti sono stati zitti quando Open Fiber ha vinto delle gare facendo offerte a ribasso davvero incomprensibili. C’è bisogno di aprire un’inchiesta e una verifica in sede parlamentare sul disastro Open Fiber”, ha messo nero su bianco Gasparri, dopo la lettera di Cdp svelata da Repubblica e Messaggero.

Tutti i giornali si sono appassionati alla missiva e alla richiesta presunta dei 600 milioni di euro, importo specificato in particolare dal Fatto Quotidiano.

Un vero peccato tanta passione per nulla, o quasi.

Infatti da un’agenzia stampa trovata in rete si legge:

Le indiscrezioni relative a richieste di nuovi fondi da parte di Cdp per Open Fiber non hanno fondamento, in quanto non si tratta in alcun modo di richieste di denaro addizionale ma riguardano somme dovute al verificarsi di determinate condizioni e sostanzialmente corrispondenti a costi effettivi e non previsti sostenuti da Open Fiber”. Così fonti vicine al dossier rispondono alle indiscrezioni di stampa che parlano di richieste al Governo di nuovi fondi da parte dell’azionista Cdp per Open Fiber. “La lettera di Cdp – osservano le fonti – e’ naturale nel rapporto istituzionale di Cassa con il suo principale azionista, il Governo, come esempio tipico in cui si illustra la posizione di una controllata, ed ha avuto lo scopo di avviare una dialettica istituzionale e costruttiva, al fine di dare una soluzione positiva alla situazione in corso“.

L’affondo di Gasparri ha mandato in sollucchero Key4biz, il sito fondato e diretto da Raffaele Barberio (da sempre critico su Open Fiber), neo consigliere del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alessio Butti (Fratelli d’Italia, in passato in Forza Italia), che ha la delega all’innovazione: “Il ‘disastro Open Fiber’ approda sulla stampa italiana ed anche su Dagospia, che riprende l’attacco del vice presidente del Senato, il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri alla società controllata da Cdp (60%) e Macquarie (40%). Un attacco che arriva dopo diverse uscite critiche giunte negli ultimi giorni sulla stampa italiana, prima su RepubblicaIl Messaggero e poi sul Fatto Quotidiano”, ha sottolineato trionfalmente Key4biz.

La parola chiave della ruvida dichiarazione di Gasparri è questa: Renzi. Certo, proprio l’ex premier che da Palazzo Chigi spinse per costituire Open Fiber visto lo stallo di Telecom Italia nella realizzazione della fibra ottica. Ma ora Renzi è uno spauracchio per Forza Italia: gli azzurri temono che un leader senza partito possa lanciarsi su un partito senza leader… Da qui (anche) l’attacco di Gasparri all’ex presidente del Consiglio.

Per non parlare delle mire non solo “politiche” sui vertici di Open Fiber da parte degli italiani che lavorano per il fondo australiano Macquarie, socio al 40% di Open Fiber, e che in passato lavoravano al ministero delle Comunicazioni.

Cordiali saluti

Francis Walsingham

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