A che punto sono le penali di Infratel su Open Fiber?
Non è una domanda peregrina anche se circola solo tra alcuni addetti ai lavori e poco, anzi nulla, sui giornali.
Ecco tutti i dettagli.
Sulla base dei documenti pubblicati negli ultimi due anni dalla società Infratel (soggetto attuatore del Piano nazionale Banda Larga del gruppo Invitalia), la situazione delle penali, ormai maturate e di fatto non riscosse, che risultano fin dall’anno 2020 sono maggiori di quanto ad oggi richiesto dal concedente. Anche al governo la situazione appare ben chiara.
LE PAROLE DEL SOTTOSEGRETARIO BUTTI
Infatti, in audizione del 24 gennaio alla Commissione IX della Camera il sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti dichiara che “i ritardi vanno recuperati e le responsabilità di coloro che le hanno determinate vanno individuate e sanzionate”.
Il sottosegretario si riferiva ai bandi PNRR per le aree grigie ma di certo non dimentica i ritardi dei tre bandi precedenti, quelli delle aree bianche. Le cinque convenzioni del primo bando sono state sottoscritte il 16 giugno 2017, le sei convenzioni del secondo bando l’8 novembre 2017 e le tre convenzioni del terzo il 3 aprile 2019. Da quel mese di giugno che ha visto apporre le prime firme sono ormai passati oltre 5 anni e mezzo; la consegna dei Comuni fibra previsti al 3 marzo 2020 (7.439) doveva avvenire entro tre anni, a metà del 2020. Altri ce ne vorranno ancora: c’è chi dice meno di un anno, ma più probabilmente altri due o tre ancora.
Il sottosegretario ha una buona occasione per mostrare il suo rigore e la sua determinazione. Pretendere da Open Fiber il versamento di tutte penali che nessuno le ha finora comminato. Il conto è facile e ora ve lo riproporremo almeno nelle sue linee essenziali. Risultato? Se Butti e il governo volessero ci sarebbe subito da incassare circa 100 milioni che misteriosamente Infratel non ha riscosso almeno dai primi del 2020, se non prima.
COSA SAREBBE SUCCESSO
Vediamo cosa sarebbe accaduto se i precedenti governi avessero applicato il rigore che oggi invoca il sottosegretario Butti.
Per i primi tre anni della concessione trapelano pochi dati ma quei pochi sono comunque preoccupanti. Il Parlamento chiede e ottiene poco di più. Finalmente, in prossimità della scadenza triennale del primo bando, Infratel Italia si rende conto che deve mostrare maggiore trasparenza e inizia a pubblicare relazioni di avanzamento mensili e altri dati sulla sezione Open Data del suo sito. I ritardi iniziano ad apparire evidenti ad un lettore attento e si possono anche correlare con le previsioni di gara.
Il 3 marzo 2020, prima del lockdown che scatta una settimana dopo, il numero totale di Comuni con progetto FTTH previsti per la gara 1 sono 3.036, quelli di cui si attende ancora la consegna dei progetti definitivi (il primo step del cronoprogramma) sono ben 814, ossia il 26,8%. È un’enormità; il programma è arrivato a poco più di tre mesi dalla data di prevista consegna e più di un progetto su quattro non è ancora stato consegnato.
Nessuna red flag è stata emessa, nessun serio provvedimento di recupero, nessuna unità di crisi, niente di niente.
Naturalmente, le cose non vanno molto meglio per i sei lotti della gara 2. I Comuni che attendono l’FTTH sono 3.713 e i progetti definitivi da consegnare sono 638, il 17,2 % del totale a otto mesi dalla scadenza, ossia della prevista consegna delle opere collaudate. Per i lotti della gara 3 i comuni sono 690 con progetti definitivi mancanti per 527 di essi (76,4%), tanti ma ci sarebbe più tempo e, se si fossero presi provvedimenti, si poteva persino pensare di recuperare.
Il progetto definitivo di un Comune viene redatto “sulla carta”, ossia non si eseguono sopralluoghi e non si richiedono i permessi per le infrastrutture sotterranee e per gli scavi. Per quanto si chiami “definitivo” è a tutti gli effetti un progetto preliminare.
Il 3 marzo 2020 le penali già maturate solo per la mancata consegna dei progetti definitivi ai sensi dell’art. 33.2 della convenzione sono pari a € 157.928.500 (prima gara), € 101.487.000 (seconda gara), € 27.456.250 (terza gara) per un totale di € 286.871.750.
Con l’eccezione di Marche-Umbria, Lazio e Sicilia (lotti 3, 4 e 6 della seconda gara), i ritardi solo della progettazione definitiva fanno scattare penali già a marzo 2020 oltre la soglia del 10%. Il computo analitico per lotto mostra che il 10% era già superato per tutti i lotti delle gare 1 e 3. A norma di convenzione di concessione non è possibile superare penali oltre il 10% del valore delle opere ma, sotto tale condizione, “il Concedente avrà la facoltà di risolvere il contratto di concessione” (Articolo 33.3). Insomma, solo per i ritardi di progettazione, il concessionario Open Fiber aveva già consumato l’intero ammontare di ritardi concessi e aveva maturato la massima penale comminabile del 10% per quasi tutti i lotti. Eppure, dall’esterno non si percepisce che vengano presi provvedimenti atti a recuperare una situazione già grave. Che lo fosse era risaputo da tempo. Il 23 gennaio 2019, rispondendo all’interrogazione n. 5/00885, il Ministero dello Sviluppo Economico affermò che «si può ragionevolmente auspicare che le opere saranno completate entro il 2021». Si cominciavano ad ammettere ritardi, pur edulcorando la situazione in Parlamento.
Successivamente, l’11 luglio 2019, in risposta all’interrogazione n. 5/02480 il medesimo Ministero ribadì il proprio impegno ad «assicurare che i servizi all’utenza avvengano senza ulteriori ritardi rispetto alle scadenze stabilite a livello nazionale ed europeo». A marzo 2020, sotto la pressione del Parlamento e delle Regioni, Infratel Italia inizia la pubblicazione pochi dati alla spicciolata. Ora il completamento del progetto è già slittato al 2023: dunque ufficialmente in un solo anno il ritardo previsto passa da uno a tre anni rispetto a quanto previsto dalle convenzioni. Ma non è finita.
LE DICHIARAZIONI DI PATUANELLI E PISANO
In audizione in Commissione Trasporti della Camera lo stesso Ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli il 10 settembre 2020 esprime dubbi su tale nuova scadenza e la sua dichiarazione è rafforzata qualche giorno dopo dal Ministro dell’innovazione Paola Pisano che il 16 settembre nella stessa sede parlamentare dichiara minacciosamente che «se non vengono rispettati i contratti e gli accordi presi ci saranno poi tutte le azioni di conseguenza». Alle parole roboanti non seguono i fatti.
COSA SCRIVE INFRATEL SU OPEN FIBER
Ma le penali non vengono comminate o lo sono in quantità irrisoria da Infratel Italia. Facciamo un balzo in avanti di sei mesi: scrive infratel che “alla fine del mese di marzo 2021, sono state contestate al concessionario le seguenti penali contrattuali” € 982.500 “in relazione alle 3 fasi già concluse per gara 1 e 2, a causa dei ritardi nella presentazione della progettazione definitiva. A questo vanno aggiunti € 2.159.500, sempre secondo Infratel “per le attività di progettazione di fase 4, non ancora completate” da ricalcolare a fine fase 4. Si tratta in totale di soli € 3.164.500, se si tiene conto anche dei € 22.500 per la progettazione definitiva dei Comuni della gara 3. Siamo ad un anno dalla data in cui, come visto, sulla base dei dati pubblicati sullo stato della progettazione definitiva in molte Regioni si era già sforato il 10% dell’importo.
Nella relazione di avanzamento del 30.11.2022 che fornisce i dati a fine ottobre scorso, per tutte le causali le penali comminate sono € 45.313.000, un ammontare ancora ben lontano dal 10% del valore dell’opera che farebbe scattare la clausola risolutiva del contratto di concessione. Perché?
Le penali non servono solo per fare cassa – anzi dovrebbe essere una motivazione secondaria – ma, principalmente, per fare capire che si è determinati a raggiungere il risultato, in questo caso ottenere la rete ottica nel minore tempo possibile, senza favoritismi.
Ricapitolando, a norma di convenzione di concessione, non è possibile superare penali oltre il 10% ma sotto tale condizione “il Concedente avrà la facoltà di risolvere il contratto di concessione” (Articolo 33.3). Le penali hanno abbondantemente superato il 10% solo con i ritardi sulla progettazione definitiva in una data antecedente al lockdown. Inoltre, si deve notare che la progettazione definitiva si esegue solo sulla carta e non sono dunque accettabili le giustificazioni spesso addotte in materia di ritardi sui permessi (che si chiedono dopo, in fase di progettazione esecutiva).
Perché Infratel Italia non ha preteso il versamento delle penali fino al 10% del valore dell’opera? Se lo avesse fatto, fin dal marzo 2020 si sarebbe potuto aprire il dibattito se era più conveniente per lo Stato proseguire con Open Fiber o ritirare le convenzioni.
QUI LA RISPOSTA INTEGRALE DI INFRATEL ALLE OSSERVAZIONI DI START MAGAZINE