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Lvmh ama la Cina ma la Cina ama (ancora) Lvmh?

I clienti cinesi sono diventati tiepidi nei confronti del lusso e anche un colosso come Lvmh non è immune al cambio di tendenza. Momentanea o duratura? Fatti, numeri e commenti

 

Sono sempre di più le aziende di moda che accusano il rallentamento del mercato cinese. Golden Goose ha messo in pausa la sua quotazione in Borsa (provocando conseguenze negative tra altri titoli del settore), Burberry ha sostituito il proprio amministratore delegato dopo mesi di “performance deludenti”, Swatch e Hugo Boss riportano forti cali nelle vendite e ora anche il colosso francese Lvmh, da sempre molto fiducioso nell’economia cinese, deve fare i conti con dei clienti che non sono più quelli di una volta.

Già da tempo infatti le previsioni sull’atteggiamento della Cina nei confronti del mercato del lusso sono incerte.

L’AMORE DI LVMH PER LA CINA È ANCORA CORRISPOSTO?

Contro ogni dubbio sui consumatori cinese, lo scorso maggio, Lvmh ha rinnovato per cinque anni la sua partnership con il gruppo Alibaba Holding per aumentare la propria presenza nel Paese. Nel secondo trimestre, però, nonostante un leggero aumento della domanda nei mercati occidentali, la crescita delle vendite di Lvmh è rallentata a causa del contenimento della spesa per la moda di alta gamma da parte dei clienti cinesi.

Le vendite del più grande gruppo del lusso al mondo, proprietario dei marchi Louis Vuitton, Tiffany & Co. e Hennessy, “sono cresciute a 20,98 miliardi di euro, con un aumento dell’1% su base organica, che esclude gli effetti valutari e le acquisizioni”, riferisce Reuters.

“Questo dato – osserva l’agenzia di stampa – si confronta con un aumento del 3% su base annua nel primo trimestre e con una crescita a due cifre nel 2023, quando i consumatori del mercato chiave cinese hanno fatto incetta di beni di lusso per uscire dal blocco della pandemia”.

COSA SUCCEDE IN BORSA

“Le azioni Lvmh – ricorda Reuters – sono state volatili da quando è emerso il rallentamento del lusso e sono scese di circa il 20% nell’ultimo anno, tra le preoccupazioni che gli acquirenti della classe media nell’economia numero 2 al mondo stiano riducendo gli acquisti a causa del crollo degli immobili e della precarietà del lavoro”.

Inoltre, le sue vendite in Asia, escluso il mercato giapponese (dove i turisti approfittano della debolezza dello yen), sono scese del 14% nel secondo trimestre, in peggioramento rispetto al calo del 6% del primo trimestre.

I CLIENTI CINESI DIROTTANO SUL GIAPPONE

Il direttore finanziario di Lvmh, Jean-Jacques Guiony, ha dichiarato che è difficile fornire una previsione sul mercato cinese, ma ha aggiunto che “il cliente cinese sta resistendo abbastanza bene”. “Vediamo ancora molti viaggiatori cinesi, in particolare in Giappone, il che la dice lunga sull’appetito degli abitanti del continente per i nostri marchi, che non mostra alcun segno di affievolimento”, ha rassicurato gli analisti.

Tuttavia, l’aumento delle vendite in Giappone “sta esercitando una pressione significativa sui margini, con costi e prezzi inferiori rispetto alla Cina”, ha precisato Guiony.

“L’utile operativo per il primo semestre – riporta Reuters – è stato di 10,65 miliardi di euro, con un margine operativo del 25,6%, in calo rispetto al 27,4% di un anno fa. Rispetto alle aspettative di 11,11 miliardi di euro e un margine del 26,2%, secondo Visible Alpha”.

ANALISTI OTTIMISTI…

Sebbene le vendite di Lvmh siano state inferiori alle aspettative di ricavi per 21,6 miliardi di euro, secondo un sondaggio LSEG basato su sei analisti e citato da Reuters, il dato è stato considerato ampiamente scontato: “Tutto sommato, non dovrebbe trattarsi di un problema insormontabile, data l’entità minima della perdita e la significativa flessione subita dal titolo Lvmh dopo l’euforia iniziale post 4Q23”, ha dichiarato Luca Solca, analista di Bernstein.

Il dato va infatti inserito in un quadro più ampio e Lvmh è comunque la seconda società europea quotata in Borsa con un valore di circa 340 miliardi di euro.

Anche per Piral Dadhania, analista di RBC, non c’è stata “nessuna brutta sorpresa”.

…E GIORNALISTI REALISTI

Decisamente di tutt’altro parere è l’editorialista di Bloomberg, Andrea Felsted, per la quale i risultati di Lvmh sono la dimostrazione che il settore del lusso è in sofferenza. Come osserva la giornalista e come scriveva a maggio Start, un segnale dal gruppo francese era già arrivato con il calo delle vendite di champagne.

“Beviamo tutti meno champagne perché il mondo diventa un posto più spaventoso. Questo è il messaggio di Lvmh, che sottolinea quella che sta diventando la più grande crisi del bling da un decennio a questa parte. E nemmeno il più grande gruppo del lusso al mondo è immune”, scrive Felsted.

Per Lvmh si tratta, infatti, del livello di crescita più basso dal 2009, escludendo il calo della pandemia.

“Sebbene una ripresa significativa sia stata rinviata almeno fino al 2025 – afferma la giornalista -, nel lungo periodo la fascia alta dovrebbe continuare a beneficiare dell’aumento dei redditi in tutto il mondo. E Lvmh, essendo il più muscoloso, dovrebbe aggiudicarsi una quantità sproporzionata di vendite quando le cose andranno finalmente meglio. Ma fino a quando i consumatori cinesi e statunitensi non ritroveranno l’amore per il lusso, non ci saranno molti motivi per stappare bottiglie di bollicine”.

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