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Niente più champagne e yacht?

Due dei prodotti-simbolo del lusso, lo champagne e gli yacht (con le dovute differenze), vivono un duro momento. I fasti degli anni passati sembrano tramontati e forse non stiamo più tanto bene. Fatti, numeri e commenti

 

Il gigante francese del lusso Lvmh, noto tra l’altro per i suoi champagne, e gli armatori di yacht e superyacht hanno qualcosa in comune: il calo delle vendite. Il primo, insieme a una diminuzione generale dei ricavi nell’inizio 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, segnala il calo maggiore proprio nel settore delle “bollicine”. I secondi vedono i paperoni allontanarsi dai loro gioiellini, almeno per il momento. Complici anche l’aumento dei prezzi e le sanzioni contro gli oligarchi russi.

SIAMO PIÙ TRISTI?

A giudicare dai risultati di Lvmh non si festeggia più come un tempo. Calano le vendite di vini e liquori ma soprattutto non scorrono più fiumi di champagne. Comunicando i dati relativi al primo trimestre del 2024, il colosso guidato Bernard Arnault – attualmente l’uomo più ricco del mondo con una fortuna stimata di 218 miliardi di dollari al 22 aprile 2024 – ha riportato la riduzione maggiore, pari al 16% in meno dei ricavi, nella divisione “wines & spirits”.

Il calo nelle vendite di champagne, per Lvmh, “riflette la normalizzazione della domanda post-Covid”. Inoltre, l’inizio dell’anno si è dovuto confrontare con una forte crescita nel primo trimestre del 2023, dovuta in particolare al rifornimento dei distributori.

Il gruppo riferisce poi che “il cognac Hennessy è stato ancora una volta ostacolato da un atteggiamento cauto da parte dei rivenditori, che hanno limitato gli ordini in un contesto ancora incerto negli Stati Uniti”.

Fonte: Lvmh

ANCHE GLI YACHT SI RIDIMENSIONANO

Se lo champagne è in crisi, pure agli yacht, su cui un tempo se ne beveva pasteggiando tra ostriche e caviale, non va molto meglio. Stando infatti al rapporto State of Yachting 2024 di SuperYacht Times citato da Quartz, i super ricchi si tengono alla larga dai superyacht, almeno per il momento. La domanda di queste proprietà così sfarzose, che in genere superano i 100 piedi di lunghezza, ha subito una battuta d’arresto lo scorso anno, con un calo del 17%.

Nel 2023 sono stati venduti solo 203 superyacht, in calo rispetto ai 245 del 2022 e ai 313 del 2021. A risentirne più di tutti sono stati i panfili più grandi, che possono essere di dimensioni comprese tra i 200 e i 650 piedi. L’anno scorso hanno subito la flessione maggiore, con un calo del 40%.

QUESTIONE (PURE) DI GEOPOLITICA…

Secondo il rapporto, se da un lato i numeri sono in parte dovuti alle liste d’attesa arretrate a causa della pandemia e all’aumento dei costi di manodopera e materiali, il fattore principale è l’abbandono del mercato da parte degli oligarchi russi, sanzionati in seguito all’invasione dell’Ucraina perpetrata da Mosca. “I russi erano inclini a ordinare yacht molto stravaganti e molto grandi”, ha dichiarato Ralph Dazert, responsabile dell’intelligence di SuperYacht Times. Ora, chi desidera acquistare un superyacht di lunghezza superiore ai 200 piedi dovrà portare pazienza perché i tempi di attesa previsti vanno dai 3 ai 4 anni.

…E DI GUSTI

Se sui russi non si può più fare affidamento, sono gli americani i nuovi appassionati di yacht. Rappresentano infatti quasi un quarto di tutte le vendite di superyacht dello scorso anno e, nonostante tendano a costruirne di più piccoli rispetto agli acquirenti mediorientali e russi, questa abitudine pare stia cambiando. Come riporta la Cnbc, la lunghezza media di un superyacht di proprietà saudita è di 202 piedi, contro i 200 dei russi e i 177 degli americani.

LO YACHT DI PUTIN MANTENUTO DALL’ITALIA

Intanto, prosegue la saga di chi e quanto paga per gli yacht sequestrati agli oligarchi russi e ormeggiati in Italia. Tra questi c’è anche quello (non ufficialmente) del presidente Vladimir Putin. Confiscato ormai due anni fa dalla Guardia di Finanza, lo Scheherazade è ormeggiato in Toscana, a Marina di Carrara. Come ricostruisce Il Post, “appartiene formalmente alla Bielor Asset Ltd dell’oligarca russo Eduard Khudaynatov, che secondo diverse inchieste giornalistiche è un prestanome del presidente russo”.

140 metri di lusso, 6 piani e 22 grandi cabine con bagni in marmo, una strumentazione all’avanguardia, due piattaforme per l’atterraggio di elicotteri, un piccolo cinema, una sala da ballo, una palestra con sauna, bagno turco e una sala di crioterapia.

Ma le cose belle, si sa, hanno un costo. Sia di acquisto (si stima che sia stato pagato circa 700 milioni di euro) sia di manutenzione. La spesa, sostenuta dall’Agenzia del Demanio, “è arrivata a quasi 5 milioni di euro e aumenterà con il passare del tempo”, scrive il quotidiano.

E questo è solo uno dei vari yacht in acque italiane. Come scriveva anche Start lo scorso giugno ci sono quello da 530 milioni di euro dell’amico di Putin, Andrey Igorevich Melnichenko, ormeggiato nel golfo di Trieste e che ai tempi aveva già attivato una spesa di mantenimento per lo Stato tra i 7 e i 12 milioni euro (ora Il Post parla addirittura di 15 milioni euro), ma anche altri due yacht in Liguria appartenenti rispettivamente a Gennady Timchenko, segnalato a Sanremo e del valore di 50 milioni di dollari, e ad Alexey Mordashov a Imperia, il cui valore è di 65 milioni di dollari.

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