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Saipem

Leonardo-Finmeccanica, Eni, Enav, immobili. Ecco idee e progetti sulle privatizzazioni

Fatti, numeri e rumors

“Nello scenario programmatico si ipotizzano proventi da dismissioni ed altre entrate afferenti al Fondo di Ammortamento del Debito Pubblico pari allo 0,3 per cento di Pil nel 2018, all’1,0 per cento nel 2019 e allo 0,3 per cento nel 2020”.

NUMERI E OBIETTIVI

E’ quello che ha scritto il ministro dell’Economia Giovanni Tria nel nuovo Documento programmatico di Bilancio (Dpb) inviato a Bruxelles, confermando quindi i target per il 2018 e il 2020 (circa 5 miliardi l’anno) e triplicando l’obiettivo per il prossimo anno che passa dallo 0,3% all’1% del Pil, circa 18 miliardi.

LA RISPOSTA IN SINTESI

Nessun arretramento sui pilastri fondamentali della manovra come deficit e crescita, ma clausole salva deficit rafforzate e un piano di dismissione da 18 miliardi, è l’offerta del governo alla commissione europea per evitare la procedura di infrazione per debito.

CONFERME E NOVITA’

Confermati anche i controlli trimestrali sulla spesa e la destinazione dello 0,2% degli investimenti idrogeologici. A sostenere la tesi che l’Esecutivo sceglie di presentare a Bruxelles, a corredo della lettera, anche un piano di riforme ampio che va dagli investimenti per le infrastrutture, al codice per gli appalti, dalla lotta al dissesto idrogeologico alle misure per la sburocratizzazione.

CHE COSA SI LEGGE NEL DOCUMENTO DEL MEF

“I maggiori ricavi considerati per il 2019 – si ribadisce nel documento – costituiscono un margine prudenziale che mette in sicurezza gli obiettivi approvati dal Parlamento, anche qualora non si realizzasse appieno la crescita del Pil ipotizzata”. Nelle tabelle riassuntive dell’azione programmata si conferma che gli incassi arriveranno dal “rafforzamento della strategia di riduzione del debito attraverso privatizzazioni, dismissioni del patrimonio immobiliare e riforma delle concessioni”.

LE VOCI INTERNE ALLA LEGA

Come saranno realizzate le vendite immobiliari? All’interno della Lega si parla di una Spa per valorizzare gli immobili dello Stato e procedere alle dismissioni. Le stesse fonti leghiste alle agenzie di stampa hanno sottolineato che ci sarebbero 400 miliardi di patrimonio pubblico immobiliare che è in decadenza perché non si riesce a fare manutenzione.

I RUMORS SUI PROGETTI AL TESORO

In verità da tempo i tecnici del ministero dell’Economia e delle Finanze stanno studiando il dossier immobiliare, come è accennato in un report redatto da analisi di una banca d’affari che hanno consultato i vertici di Cdp e alti funzionari del Tesoro (qui le indiscrezioni in un articolo di giorni fa di Start Magazine).

IL DOSSIER IMMOBILIARE

Non solo: nel report – visto da Start Magazine – si fa riferimento anche a progetti immobiliari: ossia di trasferimento di proprietà di immobili dalla galassia del Mef alla Cassa depositi e prestiti.

IL PIANO TAGLIA DEBITO

I due dossier rientrerebbero – secondo quanto si evince dal report – in un piano più generale del dicastero di via Venti Settembre per tagliare il debito. “Il progetto prevede la cessione del 53,373% del capitale di Enav e del 3,3% di Eni dal Mef alla Cdp, per un controvalore complessivo di 3 miliardi di euro”, ha scritto Il Sole 24 Ore.

L’IDEA ALLO STUDIO DEL MEF

Al momento – secondo le indiscrezioni raccolte da Start Magazine – i tecnici del dicastero retto da Tria sono al lavoro su questa idea: real estate pubblico messo in fondi le cui quote sarebbero poi cedute alle famiglie con incentivi fiscali.

FARE CASSA PER LO STATO CON LEONARDO

Ma per arrivare ai 18 miliardi di euro indicati nel documento serve altro. Primo obiettivo: generare introiti da “privatizzazioni” utili alle casse dello Stato. Privatizzazioni in senso lato perché si tratterebbe di passaggi tra Tesoro e società controllate dal Tesoro, come detto. Ma che comunque produrrebbero entrate per il ministero dell’Economia.

RAZIONALIZZARE LE PARTECIPAZIONI DI STATO

Secondo obiettivo del piano in cantiere: razionalizzare partecipazioni pubbliche sparse fra Tesoro, Cassa depositi e prestiti (controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze) e Fintecna (100% Cdp).

IL RUOLO DI FINTECNA PER LEONARDO-FINMECCANICA E FINCANTIERI

Terzo obiettivo: mettere sotto una stesso cappello societario aziende che vanno sovente in ordine sparso – se non proprio in concorrenza, come è capitato nel caso Vitrociset – come Leonardo (ex Finmeccanica) e Fincantieri.

CHE COSA RILEVEREBBE FINTECNA

L’idea è quella che di far confluire in Fintecna le quote che attualmente il ministero dell’Economia e delle Finanze detiene in Leonardo (il 30,2%), il gruppo attivo nell’aerospazio e nella difesa, e in Enav (53%), la società di assistenza al volo (la società protagonista giorni fa di un ribaltone alla presidenza: qui, qui e qui tutti i dettagli negli articoli di Start Magazine).

I PASSAGGI PREVISTI

In questo modo sotto il cappello della finanziaria statale Fintecna (che è controllata in maniera totalitaria dalla Cassa depositi e prestiti) si raggrupperebbero le quote pubbliche di Fincantieri capeggiata dall’ad, Giuseppe Bono (già partecipata appunto da Fintecna), di Leonardo (il gruppo ex Finmeccanica presieduto da Gianni De Gennaro e guidato dall’amministratore delegato Alessandro Profumo), di Enav, ma anche anche di Saipem e fors’anche di St Microelectronics, secondo i rumors che circolano in ambienti governativi.

DISCUSSIONI IN CORSO

Ma su questa impostazione – secondo le indiscrezioni di Start Magazine – non tutti sarebbero d’accordo fra Cdp, Tesoro e Palazzo Chigi. I 5 Stelle sono dubbiosi e pure al Tesoro sono perplessi.

GLI APPROFONDIMENTI DI START MAGAZINE:

FATTI, RETROSCENA E COMMENTI SUL SILURAMENTO DI GENISH DA TIM

COME SI MUOVERA’ LA CASSA DEPOSITI E PRESTITI E CHE COSA SI MORMORA FRA FONDAZIONI E M5S

CHE COSA E’ DAVVERO SUCCESSO FRA LEONARDO E FINCANTIERI SU VITROCISET

ECCO I TAGLI DECISI DAL GOVERNO ALL’INDUSTRIA DELLA DIFESA

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