In Germania l’illusione di aver contenuto l’infezione al gruppo di manager e familiari dell’azienda bavarese Webasto si è infranta ieri, quando da due diversi angoli del paese sono giunte le notizie di nuovi casi di coronavirus. Sedici erano i casi finora conteggiati in Germania, tutti risalenti alla fine del mese di gennaio, legati alla partecipazione di una manager cinese a un corso di formazione dell’azienda. Dieci se ne sono aggiunti nella sola giornata di ieri. Quattro in Baden-Wüttenberg, il Land di Stoccarda, un soldato in Renania-Palatinato e cinque in Nord-Reno-Vestfalia. Uno solo di loro è in situazioni critiche, lotta fra la vita e la morte in terapia intensiva. “Ci troviamo all’inizio di un’epidemia”, ha detto il ministro della Salute Jens Spahn, l’uomo che ora dovrà guidare la task-force sanitaria tedesca costruita per combatttere il virus.
TRA LE MISURE, ESCLUSO (PER ORA) L’ISOLAMENTO DI CITTÀ E PAESI
Spahn era stato a Roma appena un giorno prima, reduce dalle vicende politiche interne al suo partito (era uno dei probabili candidati alla presidenza, ma ha deciso di appoggiare Armin Laschet nella speranza di diventare suo vice) e dall’incontro con le autorità italiane aveva tratto la convinzione che l’ondata stesse ormai arrivando in Germania e non sarebbe stato possibile fermarla. Ma una grande differenza rispetto alle misure adottate in Italia ci sarà, salvo sviluppi. L’ha annunciata il direttore del Robert Koch Institut, l’istituzione delegata alla gestione tecnica dell’epidemia: città e paesi colpiti non verranno completamente isolati dall’esterno, nessun blocco di polizia impedirà l’entrata o l’uscita della popolazione civile non contagiata dalle aree in cui si sono evidenziati casi di coronavirus. C’è l’isolamento per i casi conclamati e la quarantena per chi è entrato in contatto con loro. Per quel che riguarda ancora l’Italia, il governo tedesco ha deciso di sospendere i rimpatri nel nostro paese dei migranti che non hanno ottenuto in Germania il diritto d’asilo e che erano giunti in Italia come paese d’approdo europeo. E ha annunciato, attraverso una conferenza dei ministri della Salute e dell’Interno, che tutti i viaggiatori che arrivano dai paesi con alti contagi (oltre a Italia, Giappone, Sud Corea, Iran e naturalmente Cina) dovranno indicare il domicilio di permanenza in Germania, in modo da poter essere velocemente rintracciati in caso di casi di contagio. Per l’Italia, oltre ai viaggiatori in aereo, saranno tracciati anche quelli che arrivano con treni e autobus (italiani o turisti tedeschi che siano). Misure restrittive su grandi manifestazioni (come fiere o eventi sportivi) saranno valutate caso per caso, a seconda dell’evoluzione della situazione: la prossima settimana si svolgerà a Berlino la fiera internazionale del turismo.
DEI DIECI NUOVI CASI, SOLO QUATTRO SONO LEGATI ALL’ITALIA
I quattro casi in Baden-Wüttenberg sono tutti direttamente o indirettamente legati all’Italia. Tre dei contagiati avevano viaggiato nei giorni scorsi nel nord del nostro paese, il quarto è il padre di uno di loro. Ma nei cinque casi del Nord Reno-Vestfalia, l’Italia non sembra centrare nulla. È il focolaio più preoccupante: l’uomo in gravi condizioni aveva partecipato a diverse feste di carnevale nel suo paese natio, la moglie è una maestra d’asilo. Gli altri contagiati hanno tutti avuto contatti con loro, compreso il soldato di stanza in Renania-Palatinato. Nel distretto di Heinsberg, quello da cui proviene la coppia, è entrata in azione l’unità di crisi, sono state chiuse scuole e asili ed è iniziata la ricerca di tutte le persone che potrebbero aver avuto un contatto con le persone infette. Anche l’esercito sta cercando di ricostruire i movimenti del soldato.
L’emergenza ha raggiunto “una nuova qualità”, ha detto ancora il ministro, giacché per i nuovi casi “è talvolta impossibile ricostruire la catena del contagio”. È questa la differenza con gli episodi in Baviera. “Adesso dobbiamo vedere se la strategia seguita finora è ancora efficace”, ha concluso Spahn, “ma la speranza che l’epidemia potesse risparmiare la Germania è ormai svanita”.
Per il momento le misure intraprese ricordano in parte quelle già viste in Italia. La macchina sanitaria è stata mobilitata, a medici e personale ospedaliero è stato chiesto di rinunciare ai piani di ferie, in alcuni ospedali iniziano ad essere montate le tende di prefiltraggio davanti ai pronto soccorso. “Misure preventive”, tranquillizzano i dirigenti. Giornali e tv diffondono ripetutamente le precauzioni che ogni cittadino può prendere, dal lavaggio accurato delle mani alla necessità di tossire e starnutire tra braccio e avambraccio all’altezza del gomito, fino all’utilizzo di disinfettanti. Ma l’area del focolaio di Heinsberg non è stata isolata e il ministro regionale della Salute, Karl-Josef Laumann, ha detto che per il momento non è una misura necessaria, ribadendo la linea guida indicata dal Robert Koch Institut.
UNA TECNICA COMUNICATIVA CONCRETA E NON EMOTIVA
L’obiettivo è di evitare che con la diffusione del virus si diffonda anche il panico: tenere alta l’attenzione senza cedere al sensazionalismo. Anche questa è una lezione appresa dall’esperienza italiana. Nel frattempo però le mascherine diventano introvabili, anche se non risultano accaparramenti di generi alimentari nei supermercati. Anche il tabloid popolare per antonomasia, la Bild, mantiene un tono avveduto, senza cedere al sensazionalismo. Il quotidiano riporta la dichiarazione maestra di Spahn (“Ci troviamo all’inizio di un’epidemia”) e l’accompagna con un commento pungolante: “Bene, adesso però si agisca”.
Le nuove misure per affrontare la “nuova qualità” dell’emergenza sono state illustrate in una conferenza congiunta dei ministri della Sanità e dell’Interno. Oltre a quelle già segnalate, i due dicasteri hanno annunciato la costituzione di un centro di sicurezza centralizzato che sarà in costante contatto con le unità regionali e comunali. Dal centro arriveranno le direttive generali, una voce unica per evitare misure scoordinate fra di loro, vista la diffusione sovraregionale del virus, l’applicazione sarà riservata alle autorità locali. Esistono già piani per affrontare una pandemia che ora vengono rispolverati per prepararsi all’emergenza.
In un paese dove molto è disciplinato normativamente fin nei minimi dettagli, la legge sulla difesa dalle infezioni (Infektionsschutzgesetz) regola dal 2001 come e quando le autorità politico-sanitarie possono intervenire nella sfera privata dei cittadini. Disposizioni di test, prelievi del sangue, quarantene sono tutte misure possibili per tutelare la salute collettiva. Spetta alle autorità locali deciderle, perché è sul territorio che la situazione è più facilmente monitorabile.
IL RUOLO DEL ROBERT KOCH INSTITUT: UN BOLLETTINO AL GIORNO PER INFORMARE L’OPINIONE PUBBLICA
La comunicazione ufficiale invece verrà affidata al Robert Koch Institut, l’istituzione deputata dal ministero della Salute alla gestione delle emergenze epidemiche. I dirigenti informeranno l’opinione pubblica attraverso un bollettino giornaliero, trasmesso contemporaneamente sul canale twitter e su quello tv pubblico di Phoenix (ma saranno collegate anche le altre tv all-news private). Il servizio è partito oggi. I dirigenti hanno raccontato origine ed evoluzione dell’epidemia, illustrato le misure adottate nei primi casi in Baviera e assicurato che, al momento, si ritiene che potranno avere efficacia anche nei nuovi casi. Hanno spiegato che la strategia più efficace è quella di contenimento, che consente di rallentare la diffusione e guadagnare tempo in attesa di un futuro vaccino. La situazione non è fuori controllo, hanno concluso, ma il processo di diffusione del virus è molto dinamico e non vi è garanzia che possa essere evitata una sua ulteriore espansione: “Non si può escludere che a un certo punto la situazione possa non essere più sotto controllo”.
Per questo l’intero sistema ospedaliero deve rapidamente far scattare i piani pandemici, a cominciare dalla disponibilità dei posti letto in reparti che potranno essere isolati e nelle terapie intensive. In molte cliniche è un problema, ma vi sono disposizioni per accelerare le degenze meno gravi e recuperare la disponibilità di letti e reparti.
LA CAMERA COMMERCIO E INDUSTRIA SPINGE LE IMPRESE AD ADOTTARE L’HOMEWORKING
Infine l’economia. Fino a ieri le preoccupazioni maggiori erano riservate proprio alle ripercussioni economiche dell’epidemia globale. Ai timori per il blocco dell’attività produttiva in Cina si erano aggiunti quelli legati alla filiera italiana, anch’essa essenziale per le produzioni tedesche. La crisi potrebbe approfondire le difficoltà dell’industria tedesca, pregiudicando le speranze di ripresa per la seconda metà dell’anno. La Borsa di Francoforte segue i cali delle piazze d’affari asiatiche ed europee. E la Camera di commercio e industria tedesca (Dihk) invita le imprese a prepararsi ad affrontare l’ondata epidemica adottando, laddove possibile, misure come l’homeworking che possono evitare un eventuale paralisi del lavoro.
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