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Flavio Cattaneo

Banda larga: la strategia di Telecom. Cosa farà Enel?

Due i dossier allo studio di Telecom per non perdere, contro Enel, la partita sulla banda larga La sfida per la banda larga è entrata nel vivo e i due protagonisti principali sono, senza ombra di dubbio, Telecom ed Enel. Solo qualche settimana fa è stato annunciato il piano di Enel (e del Governo) per…

Due i dossier allo studio di Telecom per non perdere, contro Enel, la partita sulla banda larga

La sfida per la banda larga è entrata nel vivo e i due protagonisti principali sono, senza ombra di dubbio, Telecom ed Enel. Solo qualche settimana fa è stato annunciato il piano di Enel (e del Governo) per portare la fibra in 224 città delle cosiddette zone ‘A’ e ‘B’, provando a coprire, entro il 2020 il 100% del territorio italiano.

L’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, ha più volte ribadito che Enel sia aperta ad eventuali accordi con Telecom, ma sembra che i due giganti italiane, almeno per il momento, proseguiranno ognuno per la propria strada.

Il piano della Banda Larga per il Governo

Sono state individuate su tutto il territorio nazionale delle aree di fascia A e B, “dove il mercato la fa da padrone e i singoli operatori possono intervenire” e di fascia C e D, a bassa redditività. Il piano prevede la copertura totale delle intere aree, ma i soggetti operanti saranno diversi.

Enel Open Fiber è pronta a portare la fibra in ben 224 città (di fascia A e B): “Qui abbiamo i sindaci che rappresentano le città (Perugia, Bari, Venezia, Catania, Cagliari, ndr) che per prime usufruiranno di un progetto che Enel insieme ad alcune importanti aziende private andranno a realizzare in 224 città. Il tema è banda larga ovunque”, ha affermato Renzi presentando il progetto qualche settimana fa.

Il 29 Aprile, invece, saranno decise le sorti delle zone C e D: “Il 29 aprile, giorno in cui abbiamo organizzato un grande evento per i 30 anni di internet centrato su Pisa, partiranno le prima gare per i cluster C e D, dove gli operatori faranno la gara e vinca il migliore”.

Parlando di fondi, Renzi ha parlato di “un fondo dello Stato con 4,9mld del Cipe, di cui 3,5 già stanziati di cui 2,2 già andati ad ‘aree bianche’ o a ‘non interesse di mercato’”. “Ci dicono che è un rischio fare le opere. L’unico rischio che ha l’Italia è non sbloccare le opere pubbliche e private. Il nostro Paese per essere leader in tutto ma l’unico problema che possiamo avere è non sbloccare le centinaia di opere pubbliche e private”, ha aggiunto il Presidente del Consiglio.

Il ruolo di Enel

In parte lo abbiamo già svelato: è certo che Enel si occuperà della banda larga di 224 città, avviando il proprio piano dalle città capoluogo come Perugia, Bari, Venezia, Catania, Cagliari.Dopo sarà la volta di Firenze, Genova, Napoli, Padova e Palermo”, ha annunciato l’ad Enel, Francesco Starace.

Quello di Enel è un ruolo strategico. “Anche se Enel continua a fare la sua parte su energia tradizionale ed elettrica, è anche all’avanguardia sulla tecnologia”, ha spiegato Matteo Renzi. Il piano pensato da Enel Open Fiber per la banda larga (i cui patner saranno decisi dopo l’estate, ma è stata già raggiunta un’intesa con Wind e Vodafone) prevede “investimenti da approvare gradatamente per circa 2,5 miliardi di euro dedicati allo sviluppo della rete, aperta alla partecipazione di altri investitori”.

Banda ultra larga

La strategia di Telecom per la Banda Larga

Da quando Enel è scesa seriamente in campo, Telecom vorrebbe riallacciare i rapporti con il Governo. Obiettivo: garantire all’azienda lo status di principale operatore delle telecomunicazioni italiane, ruolo messo a dura prova in queste ultime settimane.

Ma quale strategia attuare? Sulla scrivania di Flavio Cattaneo, amministratore delegato del gruppo di telefonia, campeggia l’ipotesi della cessione di Sparkle alla Cassa depositi e prestiti. Ma, a sorpresa, Telecom potrebbe rivoluzionare i suoi piani e scegliere, con favore anche di Vincent Bollorè di Vivendi (azionista numero uno del gruppo Tim Telecom), di diventare una media company a 360 gradi. Vediamo i due dossier.

La vendita di Sparkle e l’acquisto di Metroweb

La prima ipotesi è quella a cui aveva già pensato Marco Patuano, predecessore di Cattaneo sulla poltrona di Ad di Telecom. Acquistare Metroweb, la società di engineering che ha cablato Milano e che vanta il controllo della connessione veloce nelle aree dove si guadagna di più. Questa mossa potrebbe portare da 100 a 240 le città in cui portare la banda larga.

A dirla tutta non si tratta di un mero acquisto. Metroweb andrebbe a Telecom, mentre il 25% di Sparkle, la società del gruppo Telecom specializzata nel traffico di dati internazionale (controlla i cavi internet sottomarini che attraverso cui passano le informazioni dei Paesi del mediterraneo, Israele e Medio Oriente compresi) andrebbe alla Cassa Depositi e Prestiti. Si tratta di qualcosa che fa gola anche al Governo, dal momento che Renzi vorrebbe che Sparkle rimanesse italiana. Il Governo francese, invece, fa di tutto perchè Vincent Bollorè conferisca Telecom ad Orange, facendo cadere anche Sparkle in mano francese.

L’azienda che gestisce il traffico dati internazionale è stata valutata tra 1,2 e 1,6 miliardi di euro, mentre Metroweb è più piccola (700 milioni). Cattaneo, ad ogni modo, non ha ancora inviato agli azionisti di Metroweb una manifestazione di reale interesse. Probabilmente, però, si tratta di una strategia sia per far scendere il prezzo, sia per mettere le mani su tutta l’azienda.

Cedere l’intera infrastruttura di rete

L’altra ipotesi, per non perdere questa partita sulla banda larga è quella di vendere l’intera infrastruttura di rete, per lo più in rame. Si tratterebbe di una grande rivoluzione all’interno dell’azienda, che diventerebbe una media company a 360 gradi. Ma l’idea non convince tutti gli azionisti del gruppo.

C’è da dire, che il possesso dell’infrastruttura di rete, oltre a garantire all’azienda il monopolio nel settore telefonia, garantisce al gruppo incassi per circa 5 miliardi, vendendo a Wind e Vodafone l’accesso alla banda larga.

I numeri potrebbero far pensare che si tratterebbe di un suicidio, ma non è proprio così. Avviato oramai il piano per posizionare la fibra su tutto il territorio nazionale (con l’intervento dei privati per le aree più remunerative, e con quello del Governo per le cosiddette zone a fallimento di mercato), ci si chiede, fino a quando Telecom potrà godere di questa rendita.

Quanto vale la rete infrastrutturale? Almeno 15 miliardi di euro: è quanto l’aveva valutata Franco Bernabè che conosce bene Telecom. Una cifra non di poco conto, che rende difficile anche l’operazione di trovare un’acquirente. Ma se l’annuncio di vendita dovesse arrivare, non è detto che il Governo non intervenga con una sua offerta.

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