Subbugli politici, finanziari e industriali per Open Fiber, la società controllata da Cdp e Macquarie che deve stendere la fibra ottica in Italia.
Ecco tutti i dettagli.
IL PUNTO SU OPEN FIBER
In grave ritardo sull’attuazione del Piano Italia 1 Giga promosso dai fondi del Pnrr e attuato da Infratel per la banda ultralarga nelle aree grigie, ci ha pensato l’esecutivo a tendere una mano a Open Fiber.
A metà aprile il governo ha presentato un emendamento al decreto Pnrr cosiddetto “salva Open Fiber” relativo alle aree grigie. Lo ha riportato il 10 aprile dal Sole 24 Ore. Approvato dalla Commissione Bilancio, il decreto per l’attuazione del Pnrr AC 1752 è approdato in Aula per le votazioni e oggi è atteso il voto finale prima del passaggio al Senato.
Il provvedimento permetterà a Open Fiber e Tim (l’altra aggiudicataria del “Piano Italia 1 Giga”) di coprire i numeri civici adiacenti, non compresi nei bandi, in cambio di unità immobiliari dei lotti vinti che si sono rivelati inesistenti, a causa di una mappatura iniziale risultata fallace.
Disapprova l’Associazione italiana degli internet provider che si è rivolta alla DgComp Ue. L’Aiip “sollecita l’intervento della Commissione europea a seguito della presentazione, da parte del Governo, di un emendamento in sede di conversione del D.L. n. 19/2024, mirante a modificare ex post i bandi di gara “Italia a 1 Giga”, in contrasto con le disposizioni sugli aiuti di Stato, e con l’effetto di distorcere in modo grave la concorrenza sul mercato delle Tlc.”
Nel frattempo l’esecutivo dovrebbe dare il via libera a Infratel per riconoscere il ristoro di 800 milioni degli extra costi sostenuti Open Fiber.
Tutto ciò sullo sfondo del negoziato in corso tra vertici di Open Fiber, soci e banche per mettere in sicurezza l’azienda della fibra ottica che nei prossimi anni è destinata a confluire nella Netco di Tim venduta a Kkr.
Ecco punto per punto la situazione aggiornata sulla società che tiene in ansia azionisti, banche e politica.
COSA PREVEDE L’EMENDAMENTO PRESENTATO DALL’ESECUTIVO SALVA OPEN FIBER
Con un emendamento del Governo (il 20.31) approvato dalla Commissione della Camera, l’art. 20 del decreto-legge in oggetto presenta un nuovo comma 5-bis, che modifica il contenuto dell’obbligo gravante sui beneficiari (Tim e Open Fiber) dei fondi Pnrr afferenti alla Missione 1, Componente 2, Investimento 3.
L’art. 20 comma 5-bis del decreto prevede ora che “[…], i beneficiari dei contributi pubblici adempiono gli obblighi previsti dalle convenzioni in vigore con la società Infratel Italia S.p.A. collegando anche i numeri civici posti in prossimità e aventi le medesime caratteristiche di quelli da collegare sulla base delle medesime convenzioni, individuati all’esito delle suddette verifiche, fermi restando il termine finale dell’esecuzione dell’opera, il numero complessivo di numeri civici da collegare, ivi compreso il numero di quelli situati nelle aree remote previsto dal citato Investimento 3 del Pnrr, e l’onere complessivo dell’investimento assunto dai beneficiari all’esito della procedura di gara. ”
TEMPISTICHE E CONDIZIONI
“I numeri civici collegati ai sensi del primo periodo sono computati ai fini del raggiungimento del numero complessivo dei collegamenti da effettuare in base alle convenzioni in vigore con la società Infratel Italia” prosegue il testo.
“Per le finalità di cui al secondo periodo, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, si provvede, mediante la sottoscrizione di atti aggiuntivi alle citate convenzioni in vigore con la società Infratel Italia S.p.A., alla definizione delle modalità di individuazione, per ciascun lotto, dei numeri civici posti in prossimità e aventi le medesime caratteristiche di quelli da collegare sulla base delle predette convenzioni nonché del termine per l’individuazione di tali numeri civici di prossimità, che, in ogni caso, non deve superare trenta giorni dalla data di sottoscrizione dei citati atti aggiuntivi” precisa l’articolo del decreto.
A RISCHIO REVOCA DEI LOTTI
“In caso di mancato rispetto del termine indicato negli atti aggiuntivi, la Cabina di regia per il Pnrr, di cui all’articolo 2 del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021, n. 108, previa istruttoria della Struttura di missione Pnrr di cui all’articolo 2 del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 aprile 2023, n. 41, propone l’attivazione dei poteri sostitutivi di cui all’articolo 12 del medesimo decreto-legge n. 77 del 2021, per assicurare la celere attuazione degli investimenti previsti dal citato Piano “Italia a 1 Giga” Dall’attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.
“Tradotto, si andrebbe probabilmente alla revoca dei lotti per i quali a quella data Open Fiber dovesse risultare ancora inadempiente rispetto al cronoprogramma della convenzione firmata all’esito della gara” rileva il Sole 24 Ore.
LE CONSEGUENZE PER OPEN FIBER
“Se questo emendamento non ci fosse Oper Fiber dovrebbe posare 20 mila chilometri di fibra in più con extra-costi di 800 milioni e un anno aggiuntivo di lavori rischiando dunque di perdere i fondi del Pnrr” ha evidenziato Verità&Affari.
PROTESTA L’AIIP
Non ci stanno gli internet provider italiani che il 15 aprile hanno richiamato l’attenzione di Bruxelles scrivendo una lettera alla DgComp spiegando che l’agevolazione del governo messa in campo per Open Fiber rappresenta un aiuto di Stato.
Secondo l’associazione presieduta da Giovanni Zorzoni “tale iniziativa rischia di pregiudicare, al contempo, la possibilità di un rilegamento in banda ultralarga per famiglie e imprese che avrebbero dovuto essere in origine coperte, e di vanificare gli investimenti privati già effettuati da quegli operatori che, impegnandosi in precisi piani di copertura con Infratel, hanno collegato, a proprie spese, aree vicine a quelle dell’intervento pubblico”.
Pertanto Aiip “esprime profonda preoccupazione per l’iniziativa del Governo, chiede che sia ritirato l’emendamento e sollecita un’urgente azione da parte della Commissione Europea per prevenire la conseguente, grave distorsione della concorrenza sul mercato italiano delle telecomunicazioni, e per assicurare un uso corretto delle risorse stanziate nell’ambito del Pnrr.”
OPEN FIBER IN RITARDO SUL ROLLOUT DELLA BANDA ULTRALARGA NELLE AREE GRIGIE
Ma i cantieri di Open Fiber sono in ritardo nell’ambito del “Piano Italia 1 Giga” e in caso di mancata copertura entro giugno 2026, l’Italia rischia di perdere 1,8 miliardi di fondi europei destinati alla società.
La società per la rete in fibra ottica guidata da Giuseppe Gola ha lanciato l’allarme ritardi sulla copertura dei civici già a inizio anno, confermando quanto già evidenziato dal sottosegretario di Palazzo Chigi con delega all’Innovazione, Alessio Butti, critico sulla possibilità per la società di raggiungere gli obiettivi.
A Open Fiber occorrono quindi fondi per proseguire i lavori e portare a termine la realizzazione della rete nelle aree grigie entro il 2026, deadline per non perdere i fondi del Pnnr.
GIÀ PIZZICATA DALLA CORTE DEI CONTI ANCHE SULLE AREE BIANCHE
Senza dimenticare che Open Fiber sta faticando a portare la banda larga anche nelle aree bianche, cioè quelle definite “a fallimento di mercato” per l’assenza di investimenti privati.
Proprio un mese fa il Collegio del controllo concomitante della Corte dei conti ha rilevato un “sensibile il ritardo registrato nella realizzazione delle infrastrutture digitali legate al Piano Banda Ultralarga – Aree Bianche per la connettività di circa 8,4 milioni abitazioni in Italia, con una dilatazione dei tempi medi delle fasi procedurali e uno spostamento in avanti della concreta attuazione rispetto alle scadenze originarie”.
“Secondo i dati al 31 dicembre 2023, ossia a meno di un anno dal termine previsto di conclusione del Piano (settembre 2024), non risultano ancora completati tutti i passaggi della progettazione, né definitiva né esecutiva” ha lamentato la magistratura contabile. Tanto che “la realizzazione del Piano entro settembre 2024 richiederà l’impiego di significative forze lavoro”, ha sollecitato la Corte dei Conti.
GLI EXTRA COSTI DI INFRATEL
Come ricorda MF, l’emendamento del governo al decreto Pnrr “è uno dei due assist politici nella partita legata al riequilibrio dei conti di Open Fiber e allo sblocco della partita con le banche. L’altro riguarda il riconoscimento da parte di Infratel degli extra-costi che Open Fiber deve sostenere nelle aree bianche per concludere il cablaggio previsto. Poco meno di 800 milioni che arriveranno al massimo entro ottobre, ma ci sarebbe ottimismo da parte della società guidata dal ceo Giuseppe Gola che si riesca ad accelerare sui tempi.”
LE PAROLE DI SCANNAPIECO
Open Fiber “ha ricevuto di recente un premio di miglior rete in fibra, è un’infrastruttura di qualità e l’assetto attuale non è ottimale; siamo interessati a sostenerla in un contesto istituzionale nel quale alcune cose da sistemare ci sono” aveva dichiarato a inizio mese Dario Scannapieco, ad Cdp, sulla partecipata Open Fiber, ripreso da Radiocor. A chi gli ha chiesto del pressing delle banche per una ricapitalizzazione il numero uno di Cdp ha replicato: “Il dialogo con le banche è in corso, viene riconosciuto il potenziale forte della rete”.
NEGOZIATI IN CORSO CON BANCHE E SOCI
Si stanno svolgendo infatti gli incontri tra i vertici di Open Fiber, Cdp Equity (socio con il 60%), i rappresentanti del fondo Macquarie (azionista con il 40%) e i rappresentanti delle 14 banche finanziatrici della società per mettere in sicurezza l’azienda della fibra ottica studiando la ripartizione di una manovra da 3,2 miliardi tra prestito ed equity.
“Allo stato c’è una netta divergenza sulle modalità della cintura di salvataggio in due tempi fra azionisti e creditori. Per scongiurare il default, si tenta di giocare l’ultima carta chiamando una second summit di emergenza: dopo la riunione di lunedì 24 a Milano, presso Lazard, advisor di Open Fiber, che non ha portato da nessuna parte con la continuità aziendale sempre in pericolo” ha svelato Il Messaggero.
Secondo il quotidiano romano domani si tenterà un nuovo tentativo fra vertici, soci, banche e consulenti. Al momento risultata bocciata dagli istituti di credito la proposta “del bridge entro maggio di circa 1,2 miliardi, fra leva ed equity e del fabbisogno long term a tre anni da complessivi 2 miliardi (sempre fra debito ed equity) entro l’autunno”.
I NODI DA SCIOGLIERE CON GLI ISTITUTI DI CREDITO
Open Fiber per conto dei soci “avrebbe tentato di far procedere il piano finanziario con lo scongelamento di una linea committed per circa 800 milioni, bloccata perché sono state violate alcune conditions precedents che sono condizioni contrattuali per il tiraggio del finanziamento. Questa tranche è un residuo del project financing da 7,2 miliardi rimodulato qualche anno fa. Abbinato a questo scongelamento ci sarebbe un apporto di equity da parte dei soci per totali 375 milioni” prosegue Il Messaggero.
Infine, conclude il quotidiano “Sulla concessione di queste risorse le parti sono distanti perché gli istituti chiedono 50% leva e 50% equity (1 miliardo circa a testa), mentre la lettera in risposta di Open Fiber precisa una percentuale del 65% a carico dei creditori (1,3 miliardi) e 35% (700 milioni) dei soci, di cui 420 milioni di Cdp e 280 milioni di Macquerie. L’altro punto di differenziazione è la successione tra l’iniezione di equity e la leva cn gli istituti che hanno chiesto agli azionisti di fare per prima la loro parte ricevendo un rifiuto con la controproposta del pari passu e ci sarebbe la richiesta del coinvolgimento di Sace.”