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Londra

Regno Unito, ecco il pacchetto economico di Johnson e Sunak anti Coronavirus

Che cosa prevede il pacchetto da 350 miliardi di sterline a sostegno del mondo produttivo del Regno Unito colpito dalla crisi della pandemia legata al Coronavirus. L'articolo di Daniele Meloni

“Non abbiamo mai affrontato una simile crisi economica in tempo di pace”. Così Rishi Sunak, neo-Cancelliere dello Scacchiere, è apparso ieri accanto al Primo Ministro, Boris Johnson, per annunciare il suo pacchetto da 350 miliardi di sterline a sostegno del mondo produttivo Uk colpito dalla crisi della pandemia legata al Coronavirus.

Il piano di Sunak e del governo Tory prevede 330 miliardi di prestiti garantiti dal ministero del Tesoro e 20 di altri aiuti e tagli alle tasse, tra cui uno sconto nei pagamenti delle tasse legate al valore degli immobili – business rate – e altre sovvenzioni per pub, ristoranti e negozi di vendita al dettaglio. Per le piccole e medie imprese (SME) sono stati inizialmente approntati prestiti che vanno da 10mila a 35mila sterline. Johnson ha affermato che si tratta di “scelte audaci e coraggiose, richieste dai tempi straordinari che stiamo vivendo. Sosterremo il lavoro, sosterremo le imprese, sosteremo i redditi. Faremo qualsiasi cosa”. Il premier ha usato le stesse parole, “whatever it takes”, che hanno reso celebre Mario Draghi.

Dopo le iniziali critiche per uno stanziamento di soli 12 miliardi nella legge di bilancio portata in aula ai Comuni mercoledì scorso, Sunak ha “messo da parte l’ideologia e l’ortodossia economica” – parole sue – per affrontare la crisi. Alcuni settori come quelli del turismo, dell’hospitality, del food & beverage e del trasporto aereo sono già stati colpiti dalla crisi, e Sunak ha detto di essere al lavoro con i relativi Secretary of State – da noi i ministri – per selezionare le misure migliori per i vari comparti. In totale il bazooka del governo vale il 15% del Pil britannico.

Dopo l’annuncio della chiusura del West End londinese e di buona parte dei principali musei britannici, ieri anche la casa automobilistica Vauxhall ha annunciato la chiusura dei suoi impianti a Ellesmere Port e a Luton per l’emergenza Coronavirus, mentre la catena di supermercati Sainsbury’s – una delle più note nel Regno Unito – ha definito il suo piano per evitare che la gente “saccheggi” i suoi negozi: massimo 3 articoli per prodotto e precedenza agli anziani e ai non auto-sufficienti. Le altre catene si stanno muovendo anche loro: Aldi ha messo un limite di 4 articoli per prodotto, mentre Morrisons ha annunciato un piano di rafforzamento delle vendite online.

Altri retailers come Tesco e Boots (che si occupa per lo più di farmacia e prodotti cosmetici) hanno limitato l’acquisto di prodotti come la pasta, i fazzoletti e il gel disinfettante. “Il problema – ha affermato Sebastian James, ceo di Boots – non è la fornitura dei prodotti, bensì la domanda. Nessuna catena può sopravvivere a una richiesta globale che è 10 volte più grande rispetto a quella in tempi normali”.

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