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Stellantis

Tutti i fronti aperti in Stellantis contro Tavares

Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm rompono con Associazione Quadri, Fismic Confsal e Uglm (che saranno comunque in piazza lo stesso giorno) e indicono lo sciopero generale per il 18 ottobre. Tensioni sindacali crescenti anche negli Usa dove Tavares è nel mirino dell'Uaw che lo ritiene solo responsabile della crisi di Stellantis. E l'azionista pensa già a come sostituire il capo azienda... Fatti, scazzi e approfondimenti

La linea Tavares sembra aver portato Stellantis a imbottigliarsi un ingorgo sindacale mai visto. Il Gruppo italo-franco-statunitense si avvia infatti verso una grande stagione di scioperi, al di qua e al di là dell’oceano.

LO SCIOPERO GENERALE IN ITALIA

Proteste sindacali anzitutto in Italia, dove le ultime mosse di Carlos Tavares e i continui ricorsi alla cassa integrazione nei vari hub produttivi rendono sempre più evidente quel disimpegno temuto persino dal governo.

Il 18 ottobre operai e impiegati chiamati a sfilare per le strade della capitale, dopo le proteste che avevano riguardato anche le terze parti (la foltissima schiera di fornitori) e che si erano localizzate a Torino, sede storica della Fiat ma soprattutto epicentro della crisi italiana di Stellantis, con Mirafiori in cassa integrazione per la scarsa domanda di city car elettriche come la 500 e la decisione della dirigenza di procedere col freno a mano tirato sulle linee Maserati.

IL 18 OTTOBRE IN PIAZZA A ROMA

L’iniziativa culminerà in un corteo destinato a concludersi a Piazza del Popolo e avrà l’obiettivo di “difendere l’occupazione e il lavoro” e “rilanciare il futuro dell’industria dell’auto in Italia”.

Le tensioni sindacali negli stabilimenti di Stellantis si sono acuite con la pubblicazione dei dati della produzione nei primi sei mesi del 2024 che, dopo tre anni di crescita, segnano un’inversione di tendenza negativa rispetto al semestre dell’anno precedente, con una quantità tra autovetture e furgoni commerciali di 303.510 unità contro le 405.870 del 2023. Un crollo del 35,9%, con 186.510 in meno uscite dalle linee italiane e solo un timidissimo aumento del 2% sul fronte dei veicoli commerciali.

ISTANZE SINDACALI RIVOLTE A STELLANTIS, A BRUXELLES E A ROMA

La maggior parte delle istanze sindacali sono indirizzate a Stellantis, con la richiesta di redigere quanto prima un piano che preveda “missioni produttive sufficienti a saturare tutte le fabbriche, nonché investimenti negli enti di ricerca e, più in generale, negli enti centrali”.

Lo sciopero, che sarà accompagnato da un’analoga iniziativa indetta in modo autonomo da Associazione Quadri, Fismic Confsal e Uglm (le tre organizzazioni esprimono “forte contrarietà” per la decisione dei confederali di “rompere l’unità sindacale nel settore automotive”), sospinto dai timori per quanto sta succedendo nelle medesime ore in Volkswagen, intende manifestare la contrarietà dei lavoratori all’attuale piano industriale vergato da Tavares ma anche alle politiche ecologiste europee.

Per questo si chiederà alla nuova Commissione europea di prendere le distanze con quanto statuito dalla precedente col Green Deal comunitario e affrontare in modo differente il tema della transizione ecologica, stanziando risorse per proteggere il settore e accompagnarlo nel difficile periodo di cambiamenti in atto mediante “un serio e deciso piano di salvaguardia occupazionale, che non escluda il blocco dei licenziamenti, attraverso azioni per la formazione, ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro e un forte sostegno alla riduzione dell’orario. Non si può accettare una transizione contro il lavoro e con costi sociali enormi”.

LE RICHIESTE AL GOVERNO

Ce ne è pure per il governo italiano, che recentemente si è sfilato dal finanziamento della prima gigafactory italiana che Stellantis avrebbe dovuto costruire mediante la jv Acc con i francesi di Total e i tedeschi di Mercedes a Termoli per via dei continui ritardi nella posa della prima pietra: all’esecutivo viene così chiesto di “dare concretezza al confronto iniziato più di un anno fa al ministero delle Imprese: è necessario che, oltre al confronto in corso con Stellantis e agli impegni già presi, si attui un piano strategico con azioni mirate anche per le aziende della componentistica”.

Inoltre, tra le richieste sindacali dei lavoratori di Stellantis si legge la necessità di “mettere a disposizione risorse pubbliche, vincolate a precisi impegni di tenuta occupazionale da parte delle imprese. Risorse che non devono essere limitate agli incentivi per l’acquisto di auto, i quali, tra l’altro, nel 2024 non hanno dato benefici alle produzioni nel Paese”.

IL TEMA ENERGETICO

Le tre organizzazioni chiedono all’Europa e a Roma di “affrontare al più presto” pure il problema del costo dell’energia e pongono dei paletti anche sul fronte dell’eventuale ingresso di nuovi produttori in Italia: “Può essere un’opportunità, se concepito in aggiunta e non in sostituzione dell’attuale presidio industriale e, come avviene in altri Paesi europei, dovrà essere vincolato anche alla partecipazione diretta dello Stato negli asset societari, all’attrazione di know-how, alla valorizzazione della catena di fornitura del nostro Paese e al rispetto delle norme e dei contratti nazionali”.

LE TENSIONI SINDACALI USA CHE AGITANO STELLANTIS

Ma con ogni probabilità Stellantis è preoccupata soprattutto da ciò che potrebbe combinare, al di là dell’oceano, Shawn Fain, 15esimo presidente dello United Automobile Workers, il solo a essere riuscito a paralizzare simultaneamente ben tre Case automobilistiche e per questo capace di rendere ancora più potente il temibile sindacato Uaw.

Sui social del presidente Biden campeggiò a lungo questa immagine

I dati peggiori Stellantis li sta registrando infatti soprattutto in Nord America, dove peraltro il Gruppo è stato colpito anche da una diaspora di manager di primo livello che sta faticosamente sostituendo solo nelle ultime settimane.

Gli americani tollerano assai poco che sia un europeo ad avere nelle proprie mani le sorti del fiore all’occhiello dell’industria a stelle e strisce e la campagna elettorale in corso per le presidenziali di novembre, esasperando i toni, rende la situazione una polveriera (già lo scorso anno il presidente uscente Joe Biden si schierò convintamente con l’Uaw contro la dirigenza). Ogni protesta potrebbe infatti essere cavalcata, indifferentemente, sia da Kamala Harris per una ovvia vicinanza di vedute con la classe operaia, sia da Donald Trump in nome dello sciovinismo industriale.

Fain ha eletto il Ceo Carlos Tavares a proprio bersaglio: “C’è qualcosa di marcio in Stellantis, e inizia proprio al vertice. È tempo che il pubblico americano metta in discussione Carlos Tavares. La sua cattiva gestione dell’azienda sta danneggiando Stellantis, i consumatori e i lavoratori dell’auto americana.”

 

Non è la prima volta che il leader dei lavoratori indirizza parole pesanti e giudizi sprezzanti nei riguardi del manager portoghese. Sempre Fain, commentando l’ultima semestrale del Gruppo aveva definito l’Amministratore delegato europeo, “una vergogna e un imbarazzo per un’azienda americana un tempo grande”. Fain accusa Tavares anche del mancato rispetto degli accordi siglati lo scorso autunno per far rientrare gli operai nelle fabbriche e porre fine allo sciopero.

LE ACCUSE DEI SINDACATI E LE REPLICHE DEL GRUPPO

In particolare, le istanze sindacali americane riguardano i ritardi di un investimento multimiliardario previsto per un nuovo impianto di batterie e una nuova fabbrica a Belvidere, nell’Illinois cui si sono aggiunte, nelle ultime settimane, domande sulle probabili mosse in cantiere di Stellantis che, secondo la stampa, avrebbe intenzione di spostare la produzione del Suv Dodge Durango fuori dagli Stati Uniti a favore di un impianto canadese.

Il Gruppo da parte sua ha negato di non aver rispettato gli impegni assunti con la United Auto Workers: “Per essere chiari, Stellantis ha rispettato e continuerà a rispettare l’accordo che le parti hanno raggiunto nel 2023”, ha infatti tagliato corto Carlos Zarlenga, COO di Stellantis per il Nord America. Ma non sembra che questa rassicurazione abbia rasserenato gli animi e disinnescato nuovi possibili scioperi dell’Uaw.

STELLANTIS PRONTA A SCARICARE TAVARES?

Forse anche per questo da diverse ore circola una indiscrezione pubblicata da Bloomberg secondo la quale Stellantis sarebbe già alla ricerca di un nuovo amministratore delegato. Nessun esonero in corsa per non agitare ulteriormente i mercati ma – probabilmente non per caso – l’azienda ha voluto far trapelare che in vista del 2026, data della fine naturale del contratto che lega il top manager portoghese al Gruppo, la realtà tricefala starebbe vagliando diversi curriculum (tra i quali sarebbe presente quello dello stesso Tavares).

Una notizia che potrebbe essere accolta favorevolmente dall’Uaw nella speranza che al volante finisca un dirigente americano in grado di rassicurare i lavoratori statunitensi sulle sorti dei marchi americani nel portafogli del Gruppo.

L’ad – sottolineano da Bloomberg – è sotto pressione per la deludente performance economica di Stellantis, in particolare per quella registrata proprio sul mercato nordamericano. Il consiglio di amministrazione di Stellantis si riunirà il 9 e il 10 ottobre negli Stati Uniti per valutare i piani da attuare per rilanciare le attività nell’area, riferiscono ancora le stesse fonti a Bloomberg.

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