Stellantis inchioda. Inchioda nella produzione e inchioda nelle vendite. Crollano le immatricolazioni dei tre marchi storici nei garage del Gruppo italo-franco-statunitense mentre lievitano le ore di cassa integrazione in tutti i suoi stabilimenti italiani.
QUANDO RIPARTE MIRAFIORI?
Prosegue l’agonia nello stabilimento di Mirafiori. Lo storico impianto di Torino, attualmente destinato alla produzione della 500e e dei pochi modelli Maserati superstiti, era già fermo da metà settembre, avrebbe dovuto riaprire a metà ottobre, ma la dirigenza ora ha fatto sapere che se ne riparlerà – forse – a novembre.
Del resto, nonostante sull’auto elettrica l’Ad Carlos Tavares ostenti sicurezza e ripeta che non è più possibile tornare indietro, gli ordini per la Fiat 500 elettrica non arrivano. Che la situazione a Mirafiori sia insostenibile lo ripetono da tempo le sigle sindacali, anche sulla base dei numeri relativi alla produzione del primo semestre del 2024.
UN INIZIO DI ANNO BEN POCO BRILLANTE
“La situazione è in peggioramento e per i prossimi mesi non si vedono segnali di miglioramento”, dichiarava già a luglio Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim-Cisl. I volumi produttivi misurati nel primo semestre 2024 sono stati pari a 19.510 unità rispetto alle 53,330 rilevate nel 2023 (-63%). Il 90% della produzione dello stabilimento torinese, pari a 17.660, è rappresentato da 500 bev, il restante è rappresentato dalle produzioni Maserati con 1.850 unità. Negli anni migliori del Tridente, per avere un secondo termine di paragone, si toccavano le 10.000 unità.
“Una flessione di mercato – il commento amaro di Uliano -, determinatasi già nell’ultimo trimestre 2023, ha impattato negativamente sulle produzioni della 500 bev perdendo quasi 2/3 delle produzioni rispetto alle 46.930 unità del 1° semestre del 2023. Questo ha portato alla decisione di organizzare la linea di produzione su un turno e alla richiesta di Cigo e Cds. Dal 19 febbraio nei giorni in attività si è utilizzato l’ammortizzatore sociale coinvolgendo mediamente 35% / 40% dei 1050 lavoratori sulla linea della 500bev. Nei primi sei mesi si è fatto inoltre ricorso a degli stop produttivi di 45 giornate, 19 nel primo trimestre e 26 nel secondo, che hanno coinvolto sia la linea della 500bev che quella di Maserati”. E la situazione sembra persino peggiorata adesso, nella seconda metà dell’anno.
NON SOLO MIRAFIORI, PROBLEMI ANCHE A POMIGLIANO
Oltre a Mirafiori, molto più a Sud, anche a Pomigliano l’anno era iniziato nel peggiore dei modi. Il nuovo piano da 1087 esuberi a livello nazionale prevedeva infatti la necessità di incentivare all’uscita ben 360 lavoratori dello stabilimento campano, ovvero un terzo cui aggiungere i 5 di Fca Security, i 5 del Crf, i 5 di Fca Item, i 39 degli enti centrali e i 10 dei commerciali di Pomigliano e Napoli, per un totale di 424 addetti.
Situazione che non è migliorata col passare dei mesi: a luglio erano state infatti annunciate cinque giornate di cassa integrazione (26 agosto, 6, 13, 20 e 27 settembre), a causa della “complessa situazione di mercato”.
SI NAVIGA A VISTA?
In quell’occasione i sindacati avevano denunciato l’assenza di un preciso piano industriale per l’hub campano che andasse oltre “l’allungamento delle produzioni attuali di qualche anno”.
Soprattutto, i rappresentanti dei lavoratori del polo produttivo di Pomigliano avevano sottolineato che “dalla avvenuta fusione con Psa, nessun nuovo modello è stato assegnato e prodotto negli stabilimenti italiani, tranne il Tonale e Hornet che facevano parte del piano industriale Fca”.
PRODUZIONE IN COSTANTE CALO
Entrambe le produzioni di Alfa Romeo e Dodge procedono però col contagocce: le linee sfornano appena 270 unità quotidiane complessive realizzate su un turno anziché due, quando gli impianti avrebbero una capacità potenziale di 840 esemplari sulle 24 ore.
Gli addetti sono migrati alla linea di produzione di Panda e della sua versione Pandina, per ora destinate a restare sul mercato fino al 2027, ma l’operatività non è mai stata su tre turni, pari a 1200 unità, ma su due pari a 800 vetture, quota recentemente ribassata a 640.
A OTTOBRE SI FERMANO TERMOLI E ATESSA
Ma a boccheggiare non sono solo Mirafiori e Pomigliano. Nuova cassa integrazione anche ad Atessa e Termoli. E non è una notizia di poco conto considerato che lo stabilimento in provincia di Chieti era stato l’unico ad aver fatto segnare un incoraggiante segno “più” nella produzione semestrale con i veicoli commerciali. Da gennaio a giugno infatti la produzione di furgoni e furgoncini aveva raggiunto quota 117.000 unità, con un risultato positivo rispetto al 2023 del + 2%.
Lo stabilimento di Atessa nei primi sei mesi ha lavorato su 15 turni per tutti i primi sei mesi e contrariamente al 2023 non ha subito fermi produttivi per mancanza di materiale. La previsione di inizio anno era di produrre 255 mila veicoli commerciali con un incremento del 11% rispetto alle 230 mila prodotte nel 2023.
PRIMI SEGNALI TRA GIUGNO E LUGLIO
Ma non è tutto così positivo come i freddi numeri lascerebbero pensare. La situazione è cambiata nel mese di giugno per 15 giorni sono stati collocati con Cigo dalle 400-600 persone a seguito di una diminuzione degli ordini dei cabinati per un calo del mercato dei camper.
La produzione di cabinati per i camper è crollata da 400 unità a circa 100 al giorno. La situazione è peggiorata nel mese di luglio dove l’azienda ha già comunicato un calo produttivo anche sulle produzioni Van. Dall’8 di luglio si è stabilito di lavorare su due turni, con Cigo per circa 800 persone.
ATESSA A SINGHIOZZO COME POMIGLIANO E MIRAFIORI
E adesso? Altre chiusure. Gli operai di Atessa saranno in cassa integrazione ordinaria dal 14 al 27 ottobre, mentre quelli di Termoli dal 14 al 20 dello stesso mese. Nuvoloni neri si addensano anche sulle sorti della fabbrica di Cassino, per la quale si è mosso il presidente della Provincia di Frosinone, Luca Di Stefano, inviando una lettera al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso esprimendo forte preoccupazione per la crisi del sito dove si producono le Alfa Romeo Giulia e Stelvio, oltre alla Maserati Grecale.
I RISULTATI DELLA DELOCALIZZAZIONE MESSI NERO SU BIANCO
Nei mesi scorsi si è fatto un gran parlare di modelli del gruppo Fiat un tempo sfornati in Italia e oggi delocalizzati in altri Paesi, come la 500 algerina, la Panda serba, la Topolino marocchina. E, su tutte, l’Alfa Romeo Milano fatta in Polonia, rinominata Junior a seguito di una querelle con l’esecutivo.
La provenienza estera di alcuni modelli ha dato luogo a simpatici siparietti tra il Gruppo e l’esecutivo, come le Topolino bloccate nei porti italiani e le 600 che hanno visto rimuovere il tricolore per essere ammesse alla vendita nel nostro Paese. In tutto ciò diventano sempre più precarie le condizioni di Mirafiori, Pomigliano, Termoli, Cassino e Atessa.
CROLLANO LE VENDITE DI STELLANTIS IN ITALIA
Poi ci sono altri numeri, se possibile ancora più negativi. E sono quelli che misurano la quota di mercato che Stellantis ha in Italia. Il mondo dell’automotive è in fortissima crisi, certo, ma in tutto ciò il Gruppo di Carlos Tavares sembra il malato grave della situazione e i quattro marchi storici italiani in suo possesso, se possibile, vanno persino peggio.
A settembre, secondo i dati diffusi dal ministero dei Trasporti, sono state immatricolate 121.666 vetture, ovvero il 10,75% in meno rispetto alle 136.316 dello stesso mese del 2023. Nuovo tonfo di Stellantis dopo il -32,3 registrato ad agosto: -33,90% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Nei nove mesi il gruppo ha immatricolato 365.286 vetture, in calo del 5,8% sullo stesso periodo dell’anno scorso. La quota di mercato è pari al 30,3% contro il 32,9% di un anno fa.
Segno meno per tutti i marchi: -12,57% per Alfa Romeo (pari a 1.912 nuove immatricolazioni), -43,74% per Fiat (che resta al di sotto della cifra simbolica delle 10mila unità: 9.078), -57,97% per Maserati (ne sono state vendute 153) fino al -72,16% realizzato da Lancia (1.055).
Quanto ai marchi esteri nelle mani di Carlos Tavares: -74,52% per Citroën (1.295), -26,28% per DS (359), -8,20% per Jeep (5.573), -7,76% per Opel (3.542) e -2,06% per Peugeot (6.522).