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Gli Usa coccolano Stellantis (e non solo) con fondi pubblici all’elettrico

Gli Stati Uniti hanno stanziato 1,7 miliardi per aiutare le case automobilistiche a convertire all'elettrico gli stabilimenti. Una parte di questi aiuti andranno a Stellantis, che invoca la mano dello stato anche in Europa e in Italia (ma critica il protezionismo dei dazi anti-cinesi). Tutti i dettagli.

Giovedì gli Stati Uniti hanno annunciato lo stanziamento di 1,7 miliardi di dollari per aiutare alcune case automobilistiche, tra cui Stellantis e General Motors, a convertire le fabbriche chiuse o a rischio in stabilimenti per la produzione di veicoli elettrici e ibridi.

Secondo il dipartimento dell’Energia, il contributo federale permetterà di dare nuova vita a undici impianti in otto stati del paese, creando quasi tremila nuovi posti e preservandone quindicimila, per una produzione stimata in oltre un milione di auto elettriche e 40.000 camion e bus elettrici all’anno.

GLI AIUTI A STELLANTIS E A GENERAL MOTORS

General Motors ha ricevuto una sovvenzione da 500 milioni di dollari per convertire il suo impianto di assemblaggio a Lansing, nel Michigan, attualmente dedicato alla costruzione delle Cadillac CT4 e CT5.

Il marchio Fiat Chrysler, controllato da Stellantis, riceverà invece oltre 583 milioni per il passaggio alle tecnologie elettriche degli stabilimenti di Belvidere (nell’Illinois, dedicato all’assemblaggio) e di Indiana (dedicato alle trasmissioni). Il sito di Belvidere è stato chiuso nel 2023, ma l’azienda si è impegnata a investirvi 5 miliardi di dollari: dovrebbe riaprire nel 2027 e passare a costruire pickup elettrici di medie dimensioni.

GLI STATI UNITI SUSSIDIANO LA CINA ATTRAVERSO VOLVO?

Tra le case automobilistiche che beneficeranno dell’aiuto federale c’è anche Volvo, marchio svedese ma controllato dal gruppo cinese Geely: l’azienda riceverà circa 210 milioni per la riconversione di tre fabbriche in Pennsylvania, Virginia e Maryland.

A maggio il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annunciato l’aumento al 100 per cento (dal 25 per cento) dei dazi sui veicoli elettrici importati dalla Cina: una misura pensata per tenere lontane le vetture cinesi dal mercato americano e proteggere l’industria automobilistica nazionale in un momento di riconversione all’elettrico. Gli Stati Uniti, comunque, importano pochissime auto elettriche dalla Cina e si sono già attivati per prevenire il rischio che i costruttori cinesi aggirino le nuove tariffe attraverso il Messico.

COME VA STELLANTIS

Mentre Stellantis riceve aiuti pubblici in America, invoca la mano dello stato anche nel Regno Unito: il gruppo automobilistico capeggiato da Exor, infatti, ha fatto sapere che potrebbe interrompere la produzione nel paese a meno che il governo non modifichi la sua strategia sulla mobilità elettrica (basata su quote minime di vendita annue) o faccia di più per stimolare la domanda. Stessa cosa in Italia: lo scorso febbraio, intervistato da Bloomberg, l’amministratore delegato Carlos Tavares ha criticato il governo italiano sostenendo che “se non si concedono sussidi per l’acquisto di veicoli elettrici, si mettono a rischio gli impianti italiani”.

In seguito Tavares si è detto contrario al “protezionismo” della Commissione europea per i dazi sui veicoli elettrici importati dalla Cina.

Nel primo semestre del 2024 la produzione di Stellantis in Italia è calata del 25,2 per cento su base annua: dagli stabilimenti nel nostro paese sono usciti poco più di 300.000 veicoli. Ipotizzando un volume simile per la seconda metà dell’anno, la produzione del 2024 arriverebbe all’incirca a 600.000 unità, di gran lunga inferiore all’obiettivo degli 1,3 milioni fissato dal ministro delle Imprese Adolfo Urso.

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