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Renault Cina De Meo Auto Elettrica

Renault, ecco le ultime sbandate di De Meo

Per De Meo, numero 1 di Renault, "l'Ue non può cancellare il 2035, abbiamo già investito decine di miliardi", ma in Europa aumentano le Case scettiche sull'auto elettrica: il Ceo della Losanga rappresenta ancora tutte le posizioni delle Case riunite nell'associazione dei costruttori?

Le capriole di Luca De Meo, ceo di Renault, sull’elettrificazione dell’automotive sono ben note ai lettori di Start Magazine. Non solo lo scorso agosto l’amministratore delegato della Casa francese aveva detto che competere con la Cina sui veicoli elettrici “è come giocare in undici contro quindici” in quanto “i prezzi [di vendita, ndr] sono più bassi perché ancora si utilizza il carbone, non ci sono limiti di inquinamento e il costo del lavoro è più basso”, ma alla stampa italiana aveva dichiarato che la Commissione europea ha una visione parziale sul futuro della mobilità, che non è solo elettrica ma prevede altre soluzioni low-carbon come l’ibrido e gli e-fuel (carburanti sintetici in grado di circolare nei motori tradizionali).

Dopo nemmeno due mesi aveva fatto una piroetta: “Stiamo cercando di fare in modo che il marchio Renault possa essere 100 per cento elettrico entro il 2030”. Parole di Luca De Meo, amministratore delegato della casa automobilistica francese Renault, pronunciate durante un evento di Quattroruote a Milano. “Abbiamo un piano B”, puntualizza, “con la Dacia e altre vetture a livello internazionale, su cui manterremo dell’ibrido. Ma le regole sono fissate e in Europa saremo pronti a osservarle”.

COSA DICE OGGI DE MEO SULL’AUTO ELETTRICA

Una posizione che si è fatta ancora più netta a pochi mesi dal rinnovo dell’Europarlamento (e, dunque, della Commissione Ue), occasione che molti industriali europei vorrebbero sfruttare per tirare il freno a mano nella corsa del Vecchio continente verso l’auto elettrica. De Meo, nella duplice veste di numero 1 di Renault e presidente di Acea, l’Associazione europea dei costruttori di vetture, però avverte il prossimo legislatore: “Quale società che ha rifiutato il progresso ne ha tratto beneficio? Nessuna. Quindi non dobbiamo rifiutare il progresso, perché noi nel frattempo abbiamo investito decine di miliardi e non vogliamo tornare indietro”, ha dichiarato a Quattroruote.

Per De Meo ingranare la retromarcia sull’auto elettrica ora “sarebbe un grandissimo errore per l’Europa. Perché ci ritroveremmo soli. Guarda quello che magari succederà in Stati Uniti: chiuderanno per non far entrare nessuno”. Il Ceo della Casa francese, nel bel mezzo della cosiddetta rivoluzione soprannominata renaulution (impronunciabile), che sta portando la Losanga a guardare sempre più all’India e a sviluppare per “Twingo una piattaforma che permetta di vendere in maniera profittevole un’elettrica di nuova generazione a meno di 20 mila euro”, insomma vuole restare sul sentiero tracciato dalla Commissione di Ursula von der Leyen.

L’ICE BAN È ANCORA FATTIBILE? Sì PER DE MEO

Persino il criticatissimo l’Ice ban nel 2035 “è potenzialmente fattibile, ma devono essere poste le giuste condizioni”, dice De Meo al Sole 24 Ore. Resta però da capire se de Meo parli rappresentando l’Acea o Renault, perché gli altri produttori del Vecchio continente non sembrano così convinti di voler correre ancora a gran velocità verso il futuro 100% elettrico che ci attende.

SULL’AUTO ELETTRICA VOLVO E MERCEDES NON SEGUONO DE MEO

Persino chi si era mosso prima degli altri, come il gruppo Volvo, nell’ultimo periodo ci ha ripensato. Lo storico marchio svedese sta riducendo in tutta fretta la sua partecipazione nell’affiliata Polestar, divisione dedicata alle auto elettriche, dal 48% al 18% circa del capitale lasciando al costruttore cinese Geely (che già detiene il 78,7 per cento della stessa Volvo) la possibilità di aumentare il 39% della quota attuale.

Mercedes, il cui piano industriale anticipava persino di un lustro le restrizioni europee così aspramente criticate dalla quasi totalità del mondo dell’auto, s’è dovuta ricredere: entro il 2030 il marchio di Stoccarda non sarà affatto full electric: la casa della Stella a tre punti continuerà insomma a sviluppare motori endotermici fino all’ultimo giorno possibile concesso dalle norme comunitarie, senza più giocare d’anticipo.

Questo nonostante la concorrenza cinesi incalzi: proprio in Germania ha appena attraccato il maxi cargo del costruttore cinese Byd (primo nel 2023 per auto elettriche prodotte nel mondo) con 3mila vetture alla spina nella stiva.

TAVARES APERTO AI CAMBIAMENTI POLITICI UE E USA

Se a questi dati aggiungiamo i continui affondi di Carlos Tavares (per il Ceo portoghese le auto elettriche sono troppo care per le classi medie e basse. ancora lo scorso 29 novembre aveva dichiarato: “L’anno prossimo ci saranno due elezioni politiche importanti: le elezioni del Parlamento europeo a giugno e le elezioni americane a novembre, forse allora la politica [in fatto di mobilità, ndr] sarà diversa: sull’auto elettrica siamo pronti a un eventuale cambio di strategia”), che con Stellantis rappresenta ben 14 marchi, viene da chiedersi se l’entusiasmo elettrico di de Meo in Acea sia maggioritario o minoritario.

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