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Camion Elettrici Di Tesla Nevada

Quali sono i camion che Tesla potrebbe produrre in Italia?

Il governo italiano, nella sua partita con Stellantis, starebbe corteggiando Tesla perché impianti nel Paese la produzione di camion elettrici. Visti tutti i problemi e i ritardi manifestati da Semi finora, però, non sembra proprio il cavallo ideale su cui puntare

Se notoriamente gli esperti del settore sono piuttosto tiepidi sul fatto che la mobilità privata di domani possa rapidamente passare a propulsori elettrici, diventano ancora più pessimisti quando si parla di furgoni e camion alla spina. Perché le batterie richiedono posto, molto, e l’attuale tecnologia non sembra essere ancora riuscita a miniaturizzarle a sufficienza. E più posto occupano le batterie, meno ce ne sarà per le merci. Per i vettori ciò significa meno guadagno. E maggiore sarà il peso del mezzo, specie a pieno carico. Mezzo che deve rispettare tabelle di marcia serrate, non potendosi permettere lunghe soste alle colonnine elettriche o, peggio, in coda, aspettando di trovarne una libera.

I CAMION ELETTRICI NON SONO UN AFFARE PER LE STARTUP

Molte startup dei furgoni elettrici sono già andate a sbattere, non ultima l’europea Volta Trucks che aveva in serbo camioncini da 16 tonnellate. Le vicissitudini di Nikola che hanno portato alla separazione da Iveco sono ben note a tutti. Poi c’è Tesla, il marchio automobilistico più capitalizzato al mondo: ha soldi a sufficienza per sperimentare, ma anche i suoi Semi non se la passano troppo bene.

TESLA PRONTA A REALIZZARE CAMION EV IN ITALIA?

Torniamo a parlarne perché, secondo indiscrezioni di stampa, il governo Meloni starebbe trattando con Elon Musk, patron del marchio (che ultimamente ha intrattenuto una liaison via X con il ministro Matteo Salvini sul processo Open Arms), affinché apra in Italia una gigafactory di mezzi pesanti. Non dunque un impianto gemello a quello di Berlino, quanto una struttura pensata per sfornare esclusivamente mezzi commerciali.

Come è stato scritto spesso su Start Magazine, il governo, che avverte la presenza di un solo marchio (Stellantis) nel Paese come limitante, intende diversificare, ma non è dato sapere se i dialoghi avviati con Tesla, come pure con Byd e con Chery siano solo l’equivalente del bluff nelle partite a poker, nella speranza di spingere Carlos Tavares, che ha in mano le sorti degli stabilimenti ex Fiat in Italia, a più miti consigli.

Ma, viste le recenti decisioni di Stellantis su Leapmotor (tra gli stabilimenti in lizza per la produzione del clone cinese della 500 elettrica c’era infatti Mirafiori, ma pare che sarà assemblata in Polonia), la strategia almeno per ora non può certo dirsi vincente e foriera di risultati positivi per il nostro Paese.

TUTTE LE GRANE DEI SEMI

Difficilmente Tavares si smuoverà ora, leggendo sui giornali l’indiscrezione che potrebbero essere realizzati nel Bel Paese i mezzi pesanti EV di Elon Musk. Perché, appunto, Tavares per primo ne conosce i limiti. Limiti contro cui ha sbattuto il grugno lo stesso Musk.

Il patron dell’auto elettrica aveva annunciato di voler iniziare a costruire camion alla spina con i Tesla Semi ormai sei anni fa, affermando che la produzione sarebbe stata avviata nel 2019. La pandemia, l’assenza di chip, l’impennata dei costi delle materie prime ha causato rinvii su rinvii.

I CAMION DI TESLA… USATI DA TESLA

A gennaio del 2023, Tesla aveva annunciato la costruzione di uno stabilimento dedicato al Semi nell’impianto Gigafactory Nevada, investendo 3,6 miliardi di dollari. Durante un convegno sull’energia ad Austin, in Texas, casa di Tesla dopo il trasferimento dalla California, Elon Musk aveva dichiarato il 13 giugno 2023 che la produzione di serie “a volumi più elevati” del camion di Classe 8 sarebbe stata ulteriormente rinviata, almeno sino alla fine del 2024.

Numeri esatti non ne esistono, ma pare che nell’autunno del 2023 di camion elettrici ne fossero stati sfornati appena una settantina, per lo più utilizzati dalla stessa Tesla per trasportare i pacchi batteria dalla Gigafactory in Nevada allo stabilimento di Fremont, al posto dei vecchi camion a diesel, un percorso di 420 km.

Insomma, se ne parla da anni, ma il giorno in cui i camion Tesla prenderanno davvero piede (anzi, pneumatico) sulle strade sembra ancora parecchio lontano. Per tacere naturalmente delle voci di corridoio che ne demolirebbero affidabilità e autonomia: non essendo state verificate, non rappresentano certo una fonte attendibile.

I CAMION IN BILICO TRA LA GERMANIA E BERLINO?

Subito dopo l’attentato incendiario allo stabilimento tedesco, Elon Musk, visitando il sito, ha lasciato intendere che non solo non si farà intimorire dagli eco-vandali, ma che intende rilanciare, ampliando la produzione della sua prima e al momento unica gigafactory europea.

Il magnate sudafricano ha persino affermato che avrebbe senso fabbricare Semi anche a Berlino. Anche probabilmente per sfruttare i mezzi internamente, così da internalizzare un servizio che finora è stato appaltato esponendo Tesla agli scioperi che l’hanno paralizzata nel Nord Europa sul finire del 2023. A oggi, comunque, l’unica Tesla costruita nel centro tedesco è la Model Y. Germania e Italia si contenderanno la produzione del Semi?

DOVE POTREBBE ESSERE COSTRUITA LA GIGAFACTORY ITALIANA?

Finora Musk ha realizzato una unica gigafactory nel cuore dell’Europa che le permettesse di arrivare ovunque, ma soprattutto di essere vicina alla penisola scandinava, mercato principale, per ciò che concerne la mobilità elettrica, del Vecchio continente.

Se la gigafactory italiana sarà a supporto o “di contorno” rispetto a quella tedesca (i Semi potrebbero infatti essere impiegati da Tesla per il trasporto di materiali), è plausibile ipotizzare che Musk intende ridurre al massimo la distanza fisica tra i due stabilimenti, perciò la scelta quasi certamente potrebbe ricadere nel Nord Italia e, in particolare, tra Lombardia, Veneto e Friuli Venezia – Giulia.

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