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Intelligenza Artificiale Musk Tesla Vendite

Le rivendicazioni sindacali rallentano la corsa di Tesla?

In Svezia centotrenta meccanici particolarmente battaglieri potrebbero bloccare le attività europee di Tesla. Alla protesta si è infatti unito un fornitore di componenti critici. L'impianto di Berlino è a rischio paralisi?

Tesla, è noto, non ha mai amato i sindacati. Negli Usa, come ricorda la Uil, infatti, l’azienda ha provato a vietare ai dipendenti dello stabilimento californiano di Fremont di indossare t-shirt con il simbolo della United Automobile Workers durante una campagna per la sindacalizzazione. Lo stesso Elon Musk, patron di Tesla, qualche tempo fa via X aveva minacciato i lavoratori nelle sue gigafactory di perdere le loro stock option se si fossero costituiti in sindacato. Il National Labor Relations Board aveva poi stabilito che il magnate sudafricano avesse violato la legge federale sul lavoro, intimandogli di cancellare il tweet.

LA SVEZIA FRENA TESLA

Ma negli Usa, è noto, le cose funzionano diversamente rispetto all’Europa. Lo ha scoperto a proprie spese la stessa Tesla, mettendo piede nel Vecchio continente. Capita così che in Svezia, Paese in cui il colosso dell’auto elettrica non produce nemmeno vetture ma ha appena 130 meccanici particolarmente battaglieri, le attività di distribuzione del Gruppo si blocchino. E l’intero mondo del lavoro svedese sembri sollevarsi contro il Golia statunitense.

PORTI BLOCCATI

Un grosso colpo gli svedesi lo avevano già assestato a Musk nei giorni scorsi quando il sindacato Lo Transport, in solidarietà con i lavoratori metalmeccanici del gruppo americano in lotta dal 27 ottobre, ha invitato i propri portuali a fermarsi paralizzando tutte le operazioni di carico e scarico di auto Tesla nei porti di Malmö, Trelleborg, Göteborg e Södertälje.

L’IMPORTANZA DELLA SVEZIA PER IL PORTAFOGLI TESLA

Un danno enorme per l’azienda dato che, nonostante le dimensioni ridotte del Paese, la Svezia è, con il 32% del mercato, il terzo Stato al mondo per le vendite di veicoli elettrici subito dopo altre due nazioni del Nord Europa, Norvegia e Islanda, a giudicare dai dati dell’organizzazione di ricerca World Resources Institute.

Deve essere considerato anche il fatto che la Tesla Model Y, veicolo sport-utility prodotto in Europa, nello stabilimento tedesco alle porte di Berlino, è stato il veicolo elettrico più venduto in Svezia quest’anno. Per questo nel Paese sono diverse le autofficine brandizzate.

IN SVEZIA TUTTI CONTRO TESLA

La medesima solidarietà IF Metall la sta chiedendo un po’ a tutti i propri iscritti di altre categorie, dai portalettere ai netturbini. Anche il sindacato delle pulizie Lo Fastighets ha minacciato di scioperare contro Tesla interrompendo le pulizie nei locali dell’azienda a Huddinge, Segeltorp, Umeå e Upplands Väsby.

Questo perché la legge svedese consente ai lavoratori di scioperare anche in segno di solidarietà, persino tutte le volte che non siano direttamente coinvolti nella contrattazione tra dipendenti e datori di una data organizzazione.

COSA CHIEDE IL SINDACATO IF METALL

Il sindacato IF Metall, molto potente, attivo e ramificato, chiede da anni alla casa automobilistica di avviare le trattative per l’adozione di un contratto collettivo che stabilisca le basi per i salari e i benefici dei circa 130 meccanici assunti da Tesla per lavorare presso nelle strutture di assistenza in Svezia. La pressoché totalità dei lavoratori svedesi è coperta da tali accordi e naturalmente non vengono visti di buon grado i datori che fanno eccezione, specie se stranieri.

LO SCIOPERO DEI MECCANICI

Da quando il sindacato ha indetto lo sciopero il 27 ottobre, per gli automobilisti Tesla è diventato piuttosto difficile fissare un appuntamento con la propria autofficina di fiducia o anche semplicemente riuscire a ritirare la propria auto dopo la messa a punto.

Jesper Pettersson, portavoce dell’IF Metall, ha comunque ammesso che alcune strutture di assistenza sembrano continuare a lavorare regolarmente, senza interruzioni. Almeno una ventina, però, avrebbero aderito, creando non pochi problemi all’utenza.

LO SCIOPERO SI ALLARGA

Ma a prescindere dalla solidarietà dei meccanici, il barometro per Tesla sembra comunque volgere al peggio. Nelle ultime ore l’agitazione si è infatti allargata a un fornitore di componenti critici. Finora, se si escludono i meccanici, le proteste svedesi avevano interessato lavoratori non affini o non direttamente attinenti all’ambito dell’automotive (i portuali, col loro sciopero, erano comunque riusciti a bloccare Tesla).

Non è questo però il caso della Hydro Extrusions, una controllata della norvegese Hydro, azienda attiva nel settore alluminio ed energia che fornisce componenti alla fabbrica di Tesla a Berlino. Secondo il segretario dell’IF Metall, Veli-Pekka Saikkala, Hydro Extrusions è persino l’unico fornitore per Tesla in Europa di componenti come profili in alluminio e leghe di alluminio trasformate in prodotti utilizzati nei dispositivi di sicurezza.

In questo caso l’agitazione di una cinquantina di lavoratori che producono componenti altamente specializzati rischia di assumere per Tesla ben altro significato. La principale conseguenza, che l’azienda di Elon Musk non può certo permettersi dovendo recuperare una trimestrale tutt’altro che esaltante ed essendo costretta a produrre a ritmo serrato per fare fronte all’avanzata delle auto elettriche cinesi. è difatti quella di restare bloccata, non solo con la distribuzione sul suolo svedese ma con la produzione in tutta Europa.

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