Di fronte alla notizia del ridimensionamento della forza lavoro anche nella Gigafactory tedesca di Tesla, dalle parti del Brandeburgo ci si chiede quali misteri manageriali possano tenere insieme la dura battaglia di Elon Musk contro gli ambientalisti per l’allargamento della fabbrica e il raddoppio della produzione e il taglio di 3mila dei 14mila operai annunciati dalla stessa azienda in tutto il mondo.
L’IMPATTO DEI TAGLI DI TESLA SULLA GERMANIA
Perché questa è la dimensione della riduzione dell’organico nello stabilimento di Grünheide, la piccola cittadina alle porte di Berlino: 3.000 tagli su un organico di 12.500 addetti, come ha evidenziato l’Handelsblatt, estirpando dalla e-mail aziendale rivelata dai media internazionali il capitolo che riguarda la Gigafactory tedesca.
La stessa domanda devono essersela posta gli investitori se – come riporta questa mattina lo stesso quotidiano economico tedesco – in borsa le azioni Tesla hanno perso quota. “Normalmente, per il mercato azionario americano vale una regola ferrea: se le aziende annunciano tagli di posti di lavoro su larga scala, le azioni salgono, come è successo, ad esempio, con i passati programmi di austerità di Meta e Microsoft”, scrive l’Handelsblatt, “perché in definitiva, tali annunci alimentano le speranze degli investitori verso aziende più snelle e con costi inferiori. Lunedì le cose sono andate diversamente per Tesla”.
Il taglio annunciato dalla casa automobilistica americana, giustificato con una crescita dell’organico troppo rapida e disordinata negli ultimi tempi, e finalizzato a rendere l’azienda “snella, innovativa e affamata per il prossimo ciclo di crescita” non ha convinto gli investitori, che in borsa hanno dimostrato tutta la loro impazienza. Questo scrive l’Handelsblatt, sottolineando come nel lunedì dell’annuncio le azioni Tesla siano scese del 5,6%, per calare di un altro 0,8% dopo la negoziazione: “di conseguenza, circa 42 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato sono svaniti nel nulla”.
I COMMENTI DELLA STAMPA TEDESCA
Per la stampa tedesca le ragioni che obbligano al ridimensionamento non sono però contingenti, come la dichiarazione di Musk vorrebbe far intendere. L’imaginifico imprenditore statunitense ha bisogno di qualcosa di più che di visioni fantastiche. “Sembra che il principio Musk stia raggiungendo i suoi limiti”, commenta l’Handelsblatt, “per anni il capo di Tesla ha consolato i mercati nelle fasi difficili con visioni fantastiche. Una settimana prima della presentazione dei nuovi dati trimestrali, ha bisogno di un’idea migliore. Gli investitori si aspettano risposte”.
Il quotidiano fa poi suo il commento dell’agenzia Bloomberg, “L’esca Tesla di Elon Musk sta invecchiando”, e riprende una serie di opinioni drastiche come quelle dell’analista di Wedbush Dan Ives, da tempo uno dei più grandi fan dell’azienda, che ha parlato di “un altro giorno buio per Tesla” o del co-responsabile della casa d’investimento Gerber-Kawasaki, Ross Gerber, che ha scritto proprio sulla piattaforma X di un “massacro” di cui è responsabile solo Musk.
NON SOLO TESLA: LE AUTO ELETTRICHE SONO IN DIFFICOLTÀ
I giornali tedeschi riportano un po’ tutti i dati non esaltanti delle vendite di Tesla (i numeri sono ben riassunti qui), allargando il discorso alle difficoltà del settore dell’auto elettrica che sta incontrando grandi resistenze nel gradimento degli automobilisti. Anche in Germania. Poche settimane fa la prima rete televisiva pubblica tedesca Ard aveva dedicato al tema un lungo servizio incentrato sulle auto elettriche visitando diverse concessionarie e notando come promozioni intelligenti, sconti sostanziali, un posto di rilievo nello showroom non facessero alcuna presa sui clienti. “I modelli elettrici proposti sono troppo costosi, non abbastanza innovativi, e i clienti hanno semplicemente molte domande senza risposta”, era il lamento del direttore della filiale di Stoccarda Frank Hettler. I dubbi dei clienti sono molto pragmatici, aggiungeva il concessionario, e le domande che pongono sono basilari: “L’infrastruttura di ricarica è quella giusta, i veicoli mantengono ciò che promettono anche a temperature sotto lo zero? Cosa ne faccio dell’auto quando è vecchia? Posso sbarazzarmene se voglio rivenderla?”. Una situazione che frena la transizione verso l’elettromobilità, aggravata da una sorta di rinascita dei motori a combustione, le cui vendite sono invece di nuovo aumentate. E che pesa sui conti delle case produttrici, anche di Tesla.
A questo si aggiunge anche la nuova concorrenza cinese, sebbene anche il più agguerrito concorrente di Tesla, Byd, debba registrare contrazioni di vendite.
“Ma Tesla sembra aver lentamente raggiunto la fine della ripida curva di crescita”, osserva sulla rivista di settore Gründerszene un’analista esperto come Don Dahlmann, “e la politica di un’auto (quasi il 90% delle vendite riguarda la Tesla 3/Y) potrebbe causare problemi in futuro. I guadagni del mercato azionario dello scorso anno sono tutti scomparsi perché gli investitori stanno lentamente diventando scettici.
IL PRINCIPIO MUSK
Ma anche per Dahlmann, il problema di Tesla potrebbe essere oggi (e domani) quello che fino a ieri è stata la sua fortuna: il principio Musk. “Elon Musk è una di quelle persone che pensano meno a ciò che è consentito oggi e più a ciò che sarà richiesto in futuro”, argomenta l’esperto, “gli investimenti di Musk in Paypal negli anni ’90 e gli altri suoi investimenti in SpaceX e Tesla hanno dimostrato che può fare le cose con successo perché è in grado di prevedere le tendenze future meglio della concorrenza. Non c’è dubbio che i robotaxi arriveranno. Tuttavia, è discutibile se Musk sia in anticipo di cinque o dieci anni. Quindi Tesla scommette ancora sul futuro, ma il pericolo è che Musk trascuri troppo il presente. Anche se la domanda di auto elettriche aumenterà in tutto il mondo e ci sarà abbastanza spazio sul mercato, la Tesla 3 da sola non sarà in grado di garantire l’azienda. Pertanto non sorprenderebbe se, nei prossimi anni, Tesla scivolasse in una fase di stagnazione”.