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Gcap, ecco le prossime mosse di Giappone, Italia e Regno Unito sul caccia di sesta generazione

Sono giorni decisivi per l’avanzamento del programma Global Combat Air Program (Gcap): attesa per la prossima settimana la firma del trattato tra Regno Unito, Italia e Giappone per l'organizzazione per lo sviluppo del sistema di combattimento aereo del futuro

Passo in avanti a breve per il  Global Combat Air Program (Gcap), il programma di Regno Unito, Italia e Giappone per lo sviluppo di un aereo da combattimento di sesta generazione entro il 2035.

I tra paesi partner firmeranno a Tokyo la prossima settimana un trattato per istituire un’organizzazione congiunta e un gruppo industriale per lo sviluppo del caccia avanzato.

È quanto rivela oggi Reuters citando tre fonti con conoscenza diretta dei piani.

A marzo Reuters aveva riferito che il Giappone e la Gran Bretagna avrebbero dominato il Gcap, con circa il 40% del lavoro ciascuno. L’Italia ha liquidato la questione come “speculativa”. Proprio il mese scorso, in occasione di un audizione parlamentare, il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha assicurato che Roma ambisce a un ruolo primario nella partnership trilaterale con Londra e Tokyo sul sistema di combattimento aereo di sesta generazione.

I tre paesi intendono scegliere Londra come quartier generale del Gcap, aveva riferito sempre Reuters a settembre.

La firma del contratto arriverebbe un anno esatto dopo la firma dell’accordo nel dicembre 2022 con cui Regno Unito, Italia e Giappone hanno stabilito di unificare i rispettivi progetti di sviluppo di velivoli da combattimento di quinta generazione. L’accordo ha combinato di fatto il progetto Tempest — a guida britannica a cui partecipa il nostro paese per sostituire i caccia Typhoon — con il programma F-X giapponese in un’impresa chiamata Global Combat Air Program (Gcap), relativo allo sviluppo di un sistema di sistemi di nuova generazione e operazioni multi-dominio.

Nel frattempo, a settembre i leader dell’industria della difesa nel Regno Unito (Bae Systems), Giappone (Mitsubishi Heavy Industriese) e Italia (Leonardo) hanno definito i termini della collaborazione trilaterale per soddisfare i requisiti della fase concettuale del sistema di difesa aerea di nuova generazione nell’ambito del Gcap.

Tutti i dettagli.

COME SARÀ ORGANIZZATO IL GRUPPO DI LAVORO DEL GCAP

Secondo le fonti di Reuters, un organismo intergovernativo supervisionerà l’impresa del gruppo industriale guidato dalla britannica Bae Systems, dalla giapponese Mitsubishi Heavy Industries e dall’italiana Leonardo. Quel gruppo distribuirà il lavoro alle squadre in diverse parti del Global Combat Air Program (Gcap), come il motore e l’avionica, hanno detto le fonti.

Inizialmente qualcuno potrebbe guidare il progetto dal Giappone e la gestione ruoterà tra i tre paesi, hanno detto due delle fonti a Reuters. Il principale candidato del Giappone per questo incarico è Masami Oka, consigliere del ministero della Difesa che si è ritirato da vice ministro degli affari internazionali a luglio, hanno aggiunto.

LE INDUSTRIE COINVOLTE

Nel frattempo, oltre alle intese tra la britannica Bae Systems, la giapponese Mitsubishi Heavy Industries e l’italiana Leonardo che hanno concordato i prossimi passi per realizzare la fase concettuale di un aereo da combattimento di prossima generazione, passi avanti ne hanno compiuti anche i partner dell’elettronica.

In occasione della fiera Dsei a Londra a settembre, i campioni dell’industria dell’elettronica per la difesa di Regno Unito, Italia e Giappone hanno annunciato che stanno lavorando per concordare un assetto congiunto per la realizzazione del progetto Gcap nel settore ISANKE & ICS (Integrated Sensing and Non-Kinetic Effects & Integrated Communications Systems). In particolare le aziende – Leonardo UK per il Regno Unito, Mitsubishi Electric per il Giappone e Leonardo ed Elettronica per l’Italia – stanno valutando una serie di possibili modelli operativi e commerciali.

Altre società coinvolte nel progetto includono il produttore missilistico europeo Mbda, i produttori di motori Rolls-Royce e Avio Aero.

GLI STEP SUCCESSIVI

Tornando al trattato che sarà firmato da Regno Unito, Giappone e Italia, questo dovrà essere ratificato dai parlamentari di ciascun paese membro della partnership. Come già detto, arriverebbe un anno dopo aver stabilito la loro prima grande collaborazione nel settore della difesa unendo gli sforzi separati di Londra e Tokyo per i caccia di prossima generazione.

INGRESSO DI ALTRI PAESI?

Infine, Reuters segnala anche che il programma Gcap potrebbe accogliere altri paesi come partner minori, con l’Arabia Saudita tra i contendenti. Sempre Reuters aveva riportato che il numero uno di Leonardo ha affermato a metà settembre che l’Arabia Saudita non sarà un partner principale del progetto, dopo che il Financial Times il mese precedente aveva dichiarato che stava spingendo per aderirvi. Secondo le tre fonti iniziali, il progetto Gcap potrebbe accogliere il Paese con un ruolo più limitato perché porterebbe denaro oltre a offrire un mercato redditizio a un progetto che dovrebbe costare decine di miliardi di dollari. Anche uno dei suoi vicini in Medio Oriente, gli Emirati Arabi Uniti, ha mostrato interesse, hanno aggiunto.

“Conversazioni sulle possibilità dell’adesione di Riad, ma nessuna decisione presa”, aveva dichiarato Richard Berthon, direttore di Future Combat Air presso il Ministero della Difesa britannico, in occasione della Dsei a Londra.

Senza dimenticare un altro rumors lanciato dal Times  a inizio novembre circa un altro paese interessato a salire a bordo del Gcap. Secondo il quotidiano britannico, Berlino stava valutando la possibilità di abbandonare il progetto Future Combat Air System (Fcas) ovvero sistema di combattimento aereo del futuro avviato nel 2017 dal neo eletto presidente francese Emmanuel Macron insieme all’allora cancelliere tedesco Angela Merkel a favore di una partecipazione al rivale Gcap.

Immediata arrivata la smentita di Berlino. “La Germania si attiene al progetto congiunto con Francia e Spagna”, ha dichiarato a Breaking Defense un portavoce del Ministero della Difesa tedesco. “Le notizie dei media secondo cui la Germania si sta ritirando [dal Fcas] sono false. Il primo dimostratore è attualmente in costruzione”.

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