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Crosetto Gcap

Leopard, Ariete, Gcap e non solo. Ecco i piani di Crosetto per la Difesa

Dalla cooperazione dei Paesi in Medio Oriente alle spese per il settore difesa, fino alla possibilità di attivare i riservisti militari: cosa ha detto il ministro Guido Crosetto, in audizione presso le commissioni delle Camere, nell'ambito del Documento Programmatico Pluriennale per la Difesa per il triennio 2023-2025

 

Secondo il ministro della Difesa Guido Crosetto bisogna “ragionare sull’attivazione di riservisti militari in caso di emergenza”, ovvero di guerra.

È quanto ha spiegato questa mattina Crosetto in audizione e davanti alle commissioni Difesa della Camera e Affari Esteri e Difesa del Senato.

Il riferimento è alla situazione in Medio Oriente, dove “l’Italia sta facendo la sua parte”, ha rilevato Crosetto, citando l’invio di mezzi a sostegno delle popolazioni civili. “Ci stiamo muovendo”, così come altri Paesi, e si vede “il tentativo di separare Hamas dal popolo palestinese” e di “risolvere questa crisi nel modo più veloce possibile”.

Nel frattempo, il ministro ha sottolineato la necessità di superare definitivamente “la stucchevole polemica, politica e ideologica”, che associa alle spese per la difesa “solo un concetto di costo”.Le spese per la difesa sono “un valore” con un impatto positivo anche sullo sviluppo economico, ha spiegato Crosetto, oltre ad avere “un valore strategico per il Sistema Paese”.

A questo proposito l’impegno finanziario nel triennio 2023-25 è di 25 miliardi di euro attraverso il Documento programmatico pluriennale per la Difesa, ha spiegato il ministro. Tuttavia, sarà “difficile raggiungere nel 2028 il 2% spesa Difesa-Pil” ha ammesso Crosetto.

Tutti i dettagli.

L’IMPEGNO ITALIANO IN MEDIO ORIENTE

“Non ho mai visto cooperare a questo livello Paesi diversi, sia arabi che occidentali, in primis gli Stati Uniti, per evitare un’escalation in Medio Oriente”, ha detto il ministro della Difesa in audizione parlamentare.  “Mi auguro che in un contesto complesso il nostro contingente sia in condizioni di sicurezza”, ha aggiunto Crosetto. “Abbiamo attrezzato tutto il contorno per affrontare la situazione peggiore, sperando che non accada nulla di grave”, ha osservato ancora il ministro.

L’IMPEGNO FINANZIARIO NEL PROSSIMO TRIENNIO PER LA DIFESA

Il ministro ha poi illustrato il budget previsto dal Documento Programmatico Pluriennale per la Difesa per il triennio 2023-2025, presentato il mese scorso al Parlamento.

“La programmazione riguarda un impegno finanziario complessivo nel triennio 2023-2025 di 25,1 miliardi di euro, di cui 1,3 miliardi per i nuovi programmi”, ha evidenziato Crosetto.

“Come stabilito dalla legge di bilancio 2023 – ha proseguito ancora il ministro la Difesa – può contare nel settore investimento delle risorse recate dal rifinanziamento del Fondo investimenti Difesa che, per il periodo 2023-2038, prevede un’assegnazione di circa 15,3 miliardi di euro, che sono stati ripartiti in 4,6 miliardi per finanziare programmi di previsto avvio e 10,7 miliardi per programmi operanti. A questi si aggiungono i 2,2 miliardi a valere sullo stato di previsione del ministero delle Imprese e del Made in Italy, che sono stati interamente allocati su programmi operanti”.

DIFFICILE RAGGIUNGERE L’OBIETTIVO DEL 2% SPESA DIFESA-PIL NEL 2028

Riguardo “il requisito del 2% nel rapporto tra spesa per la Difesa e Pil in ambito Nato”, Crosetto ha ammesso che “è diventato non più un traguardo da raggiungere per la Nato ma una base di partenza”.

Il ministro della Difesa ha ricordato che è un impegno assunto congiuntamente da tutti gli Alleati nel 2014 e confermato da tutti i governi successivi in Italia. Questo esecutivo, pur intenzionato ad assolverlo, non lo subisce in modo passivo. In diverse occasioni, ho infatti espresso la necessità che la Nato non fissi impegni finanziari irrealistici e ho proposto di attribuire giusta rilevanza anche ad altri parametri, oltre a quello del 2%”. Ma “c’è la necessità di aumentare gli stanziamenti nel comparto Difesa, siamo infatti molto lontani dal 2%, un obiettivo impossibile per il 2024 ma ad essere sincero difficile anche per il 2028”.

IN PROGRAMMA CARRI LEOPARD 2 E RINNOVAMENTO ARIETE

Tornando alle risorse previste dal Dpp 2023-2025, Crosetto ha spiegato che “I settori in cui si è inteso intervenire in maniera più decisa sono la prosecuzione dell’ammodernamento della capacità nazionale di Difesa aerea e missilistica a media portata, l’ammodernamento della componente pesante terrestre, come il rinnovamento di alcune della piattaforme già in uso, gli Ariete, l’acquisizione di piattaforme di nuova generazione già disponibili in commercio, i Leopard 2, e l’avvio di programmi di collaborazione a livello europeo per lo sviluppo dei sistemi terrestri di futura generazione, quali l’Armoured Infantry Combat System e il Main Ground Combat System”.

MA ANCHE FREMM DI NUOVA GENERAZIONE E GCAP

Tra gli altri settori di intervento Crosetto ha anche citato “l’incremento della capacità nazionale di sorveglianza nelle aree marittime di preminente interesse nazionale, mediante la realizzazione di due ulteriori fregate Fremm di nuova generazione; la prosecuzione del programma di ricerca e sviluppo per il velivolo di sesta generazione ‘Gcap-ex-Tempest'”.

“Il Gcap è innanzitutto una grande scommessa tecnologica oltre che il tentativo dell’Italia di rientrare come attore primario nel settore aeronautico”, ha evidenziato il ministro della Difesa parlando del progetto avviato con Giappone e Regno Unito sullo sviluppo di un caccia di ultima generazione.

Ad oggi, dopo l’Eurofighter, l’Italia “non ha più fatto investimenti che ci abbiano dato una tecnologia rilevante”, considerando come l’F-35 abbia lasciato la maggior parte delle tecnologie negli Stati Uniti, nonostante le premesse iniziali. “Ci è mancato il salto tecnologico negli ultimi 10-15 anni e il Gcap è quello che ci serve per recuperare questa mancanza”.

RUOLO PRIMARIO IN SETTORE AERONAUTICO CON IL GCAP

Per il ministro si tratta “di una sfida, non una certezza”, ma senza seguire questo progetto “rischiamo di spegnerci, e non avere più un futuro” sul piano tecnologico.

Soprattutto, Crosetto ha assicurato che Roma ambisce a un ruolo primario nella partnership trilaterale con Londra e Tokyo sul sistema di combattimento aereo di sesta generazione.

Sono giorni decisivi per l’avanzamento del programma Gcap: la scorsa settimana si è tenuto a Roma, a Palazzo Aeronautica, l’incontro tra il nostro ministro della Difesa, con il Segretario di Stato per la Difesa del Regno Unito, Grant Shapps e con il Consigliere Speciale del Ministro della Difesa del Giappone, Yoshiaki Wada.

“Dovevamo scegliere dei partner che ci dessero tutta la tecnologica che mano a mano scoprivamo”, e questo è ancora il tema della discussione con il Regno Unito, ha rilevato Crosetto. All’omologo britannico “ho detto che investiremo un terzo, ma vogliamo avere tutta la tecnologia” che hanno a disposizione Regno Unito e Giappone. Il Gcap è “più una sfida tecnologica che militare”, ha precisato il ministro.

ATTENZIONE ALLO SPAZIO E CYBER

Inoltre, nel Dpp “particolare attenzione” è “riservata allo sviluppo di capacità strategiche nei settori dello Spazio e Cyber, con il convinto finanziamento di diversi programmi”. Infine “rimane prioritario mantenere la disponibilità di dotazioni di armamento e munizionamento ad un quota tale da esprimere un adeguato livello di combat power”.

INDUSTRIA DELLA DIFESA È UN ASSET PER IL PAESE

A questo proposito, il ministro della Difesa ha ricordato che “L’industria della difesa rappresenta un asset per il Paese nell’attuale contesto geopolitico”. La Difesa sta proseguendo l’impegno nella ricerca per programmi di sviluppo tecnologico, ha evidenziato Crosetto.

FORZE ARMATE PRINCIPALE BALUARDO PER LA DIFESA

Ma oltre alla necessità degli assetti, il ministro della Difesa ha posto l’accento sulle forze armate italiane che devono tornare a essere uno strumento militare rappresentando “il principale baluardo per la difesa e la deterrenza” in termini di sicurezza nazionale. Serve dunque “un profondo processo di rinnovamento e trasformazione”.

DALL’UCRAINA NECESSITÀ DI RIEQUILIBRARE FORZE ARMATE

Se non fosse accaduto nulla in Ucraina “non ci saremmo posti i problemi” sul riequilibrare l’assetto delle Forze armate con la stessa urgenza attuale, ha spiegato Crosetto in audizione e davanti alle commissioni Difesa della Camera e Affari Esteri e Difesa del Senato. Il ministro ha spiegato come si debba rispondere “alla logica di rispondere agli impegni presi nella Nato” di schierare tre brigate.

“Si ravvisa l’esigenza di superare definitivamente l’obiettivo di contrazione dei volumi organici introdotto dalla legge del 2012” ha illustrato Crosetto ricordando la delibera di “uno schema di decreto legislativo teso ad incrementare di 10.000 unità l’entità complessiva delle dotazioni organiche delle Forze armate, che riguarda, per il 50% gli ufficiali ed i sottufficiali, e per il restante 50% graduati e militari di truppa”. “Serve poi – ha aggiunto Crosetto – una trasformazione che deve rivoluzionare i settori del reclutamento, della formazione e dell’addestramento, cercando anche in questo campo di rompere gli schemi e di imporre un cambio di mentalità”.

LE DIFFICOLTÀ CHE DERIVANO DALLE ATTUALI REGOLE

Secondo Crosetto infatti non è possibile affrontare i problemi della Difesa “con le attuali regole del pubblico impiego”. Il ministro ha evidenziato le difficoltà nell’attrarre talenti per la Difesa, per cui “occorre pensare che non si possa affrontare il mondo che si ha davanti con gli stessi strumenti che valgono per altri comparti” e lo stesso “vale per il sistema pensionistico”.

“Dovremmo fare concorsi in cui le persone sappiano fin dall’inizio di avere una prospettiva di impiego da soldati”. Diversamente quindi da quanto avveniva sino a pochi anni fa. “Alcuni tipi di arruolamento devono essere fatti in modo diverso”, ha aggiunto Crosetto, facendo riferimento “ai corpi speciali”, il cui lavoro non può essere paragonato a quello “del pubblico impiego”.

FOCUS SULLE STRUTTURE DI ADDESTRAMENTO

Inoltre, non è possibile pensare alle Forze armate senza addestramento, e quindi servono poligoni dove effettuare le esercitazioni.

Il ministro ha evidenziato come la Nato abbia aree addestrative molto estese nell’Europa orientale, che permettono di lavorare con grande successo per il personale italiano, ma ci sono “costi logistici” molto elevati nel portare i soldati all’estero. “Non possiamo permetterci di chiudere i poligoni”, ha aggiunto Crosetto.

CROSETTO RAGIONA SULL’ATTIVAZIONE DI RISERVISTI MILITARI

Infine, in vista degli scenari futuri, andrebbe fatto un ragionamento sull’attivazione di una riserva, in caso di emergenza, ovvero di guerra, secondo il ministro della Difesa.

A questo proposito Crosetto ha citato gli esempi di Israele e Svizzera, con un addestramento costante dei riservisti. Si tratta di “una sfida più parlamentare che di ministero”, perché “la riserva più facile da attivare è quella delle forze di polizia”, coloro che “sono già formati ad attività di sicurezza”.

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