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Cosa farà Trump con le auto elettriche?

Trump ha cambiato idea sulle auto elettriche e adesso, dopo anni di critiche, le ha definite "incredibili": merito dell'avvicinamento a Musk? L'ex-presidente, però, promette di cancellare i bonus di Biden e minaccia dazi sul Messico se le aziende cinesi non costruiranno fabbriche negli Usa.

A giudicare dagli annunci fatti finora, sappiamo già a grandi linee come sarà la politica energetica della seconda amministrazione di Donald Trump, qualora il candidato del Partito repubblicano dovesse vincesse le elezioni di novembre: ha promesso di incoraggiare l’estrazione di petrolio e gas naturale, di cancellare i progetti di eolico offshore e di sospendere i sussidi pubblici alle tecnologie pulite. L’ex-presidente è noto inoltre per le sue critiche ai veicoli elettrici, che accusa di essere troppo costosi (rispetto ai modelli con motore termico lo sono), di non avere sufficiente autonomia di guida e di venire fabbricati in Cina (è effettivamente il paese che ne produce di più). Negli ultimi tempi, però, Trump sembra aver cambiato idea – c’entra probabilmente l’avvicinamento a Elon Musk, amministratore delegato di Tesla -, visto che di recente ha detto che le auto elettriche “sono incredibili, ma non sono per tutti” e che lui è “assolutamente favorevole”.

TRUMP SMANTELLERÀ L’INFLATION REDUCTION ACT?

Lo scorso maggio Trump ha promesso una moratoria immediata su tutte le nuove sovvenzioni e i sussidi pubblici previsti dalle leggi di Joe Biden (che ha definito “socialiste”), come l’Inflation Reduction Act, dal valore di 369 miliardi di dollari. Dalla sua approvazione nell’agosto 2022 – riporta Quartz -, l’Inflation Reduction Act ha contribuito alle realizzazione di investimenti privati in progetti di energia pulita da 124,7 miliardi; di questi, circa 77,6 miliardi erano investimenti in progetti sulla mobilità elettrica.

Secondo la società di asset management Columbia Threadneedle Investments, un’eventuale amministrazione Trump potrebbe prendere di mira in particolare i crediti per l’acquisto di veicoli elettrici prodotti negli Stati Uniti o in Nordamerica, crediti che arrivano a un massimo di 7500 dollari.

COSA PENSA MUSK

Se l’eliminazione di questi incentivi permetterebbe agli Stati Uniti di ridurre la spesa pubblica, d’altra parte potrebbe complicare il raggiungimento degli obiettivi sul taglio delle emissioni, oltre che danneggiare quelle case automobilistiche, come General Motors e Ford, che si stanno riconvertendo alla mobilità elettrica e che fanno leva proprio sui bonus per stimolare le vendite dei modelli a batteria, mediamente più costosi di quelli a benzina o gasolio.

La pensa diversamente Elon Musk, la cui azienda produce soltanto auto elettriche: per questo motivo, a suo dire, la cancellazione dei crediti dell’Inflation Reduction Act “probabilmente aiuterebbe Tesla” nel lungo periodo dato che le case automobilistiche rivali, che hanno quote di mercato inferiori nel segmento dell’elettrico, verrebbero ostacolate maggiormente.

LA RETE DI RICARICA E I LIMITI SULLE EMISSIONI

Trump ha anche ventilato la possibilità di cancellare il programma dell’Inflation Reduction Act che finanzia lo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica, che è fondamentale per la diffusione dei veicoli elettrici specialmente in un paese vasto e poco densamente popolato come gli Stati Uniti. Ha attaccato anche le nuove regole sulle emissioni allo scarico dei veicoli al 2032, che faranno sì – secondo le proiezioni – che per quella data il 56 per cento delle auto immatricolate negli Stati Uniti saranno elettriche, e che il 13 per cento saranno ibride plug-in; la quota delle auto con motore a combustione interna sarà invece del 29 per cento.

COSA PENSA TRUMP DELLE AUTO ELETTRICHE CINESI?

Anche il vicepresidente scelto da Trump, il senatore dell’Ohio J.D. Vance, è favorevole all’eliminazione dei crediti d’imposta per i veicoli elettrici (ma propone di sostituirli con degli incentivi all’acquisto di vetture a benzina).

Vance è anche estremamente critico nei confronti della Cina, che ritiene essere “la minaccia più grande” agli Stati Uniti. La posizione di Trump è simile; eppure, di recente l’ex-presidente ha rilasciato delle dichiarazioni di apertura alle case automobilistiche cinesi. Durante il suo discorso alla convention del Partito repubblicano ha detto infatti che “proprio ora, mentre parliamo, grandi fabbriche vengono costruite oltre il confine in Messico” dalle aziende cinesi per vendere veicoli negli Stati Uniti: “non ci dispiace che questo accada, ma gli stabilimenti saranno costruiti negli Stati Uniti e li gestirà la nostra gente li gestirà”. Se invece questi stabilimenti non verranno aperti in territorio americano, Trump ha promesso che imporrà dei dazi fino al 200 per cento sulle importazioni automobilistiche dal Messico, che però fa parte dell’accordo di libero scambio nordamericano.

– Leggi anche: Acciaio, cosa cambierà con i nuovi dazi Usa per colpire la Cina in Messico

Ad oggi, le uniche automobili cinesi vendute negli Stati Uniti sono quelle di Volvo (marchio svedese controllato dal gruppo cinese Geely) o quelle rivendute da società americane. In Messico, invece, nonostante le aziende cinesi che vendano auto siano una ventina, nessuna di queste ha avviato la costruzione di uno stabilimento nel paese, diversamente da quanto affermato da Trump. Tuttavia BYD – che si contende con Tesla il primato mondiale nella vendita di veicoli elettrici – sarebbe prossima alla scelta di un sito per la realizzazione di una fabbrica.

Se Trump dovesse davvero imporre dazi sulle auto elettriche provenienti dal Messico, la cosa potrebbe ripercuotersi sui piani di Tesla, che ha in programma una fabbrica nel paese ma ha sospeso i lavori proprio a causa delle dichiarazioni dell’ex-presidente. L’azienda di Musk e i suoi fornitori contano di investire 15 miliardi di dollari nello stabilimento.

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