L’obesità ha a che fare con il cervello più di quanto si sia sempre pensato. Ad affermarlo sulla rivista Science Advances è una ricerca che ha utilizzato l’epigenetica per dimostrare che l’obesità è legata all’alimentazione durante alcune fasi dello sviluppo.
LE CAUSE DELL’OBESITÀ
Una dieta alimentare scorretta, l’assenza di esercizio fisico e la mancanza di un ‘buon’ sonno sono tra le cause più note dell’obesità, una malattia responsabile di decessi prematuri e prevenibili.
Ora, però, una ricerca del Baylor College of Medicine di Houston (Texas) ha dimostrato sui topi che i cambiamenti ambientali e nutrizionali durante la gravidanza e il primo sviluppo possono causare cambiamenti epigenetici nell’area del cervello legata all’assunzione di cibo, all’attività e al metabolismo.
Il lavoro evidenzia inoltre alcuni collegamenti tra il genoma umano e quello del topo, suggerendo che cambiamenti epigenetici simili possono verificarsi anche durante lo sviluppo fetale umano.
IL FATTORE GENETICO
Come ricorda lo studio, è ampiamente riconosciuto che il peso corporeo è influenzato anche dalla genetica. I Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) statunitensi affermano che oltre 50 geni diversi sono stati associati all’obesità. I geni, infatti, determinano i segnali che vengono trasmessi dagli ormoni al cervello, dove dirigono il corpo a mangiare o a muoversi.
L’OBESITÀ COME MALATTIA DEL NEUROSVILUPPO
Tuttavia, come ha dichiarato a Medical News Today il dottor Robert A. Waterland, professore al Baylor College of Medicine: “Le variazioni genetiche contribuiscono certamente alle differenze individuali di peso corporeo, ma le influenze ambientali precoci sullo sviluppo dei meccanismi di regolazione del peso possono, in generale, avere un ruolo maggiore nel determinare la propensione individuale all’obesità”.
A tal proposito, lo studio afferma che “l’obesità è principalmente una malattia del neurosviluppo fortemente influenzata dall’alimentazione durante alcune fasi ontogenetiche critiche”.
L’APPROCCIO EPIGENETICO
Per dimostrare questa tesi, i ricercatori hanno utilizzato l’epigenetica, ovvero quella branca della genetica che studia il funzionamento dei geni, consentendo agli scienziati di osservare come il comportamento e l’ambiente possono alterarlo.
I cambiamenti epigenetici non modificano la sequenza del Dna, ma il modo in cui l’organismo la legge.
LO STUDIO
Lo studio si è quindi concentrato sullo sviluppo epigenetico a livello di nucleo arcuato dell’ipotalamo, una regione che regola l’assunzione di cibo, l’attività fisica e il metabolismo.
I ricercatori hanno osservato che il nucleo arcuato va incontro a estese ‘maturazioni’ epigenetiche nel corso della vita post-natale, un periodo sensibile anche alla regolazione del peso corporeo.
Per capirlo, i topi di età compresa tra i 2 e i 4 mesi sono stati monitorati durante la gravidanza e i loro cuccioli sono stati studiati durante lo sviluppo post-natale.
I RISULTATI
I ricercatori hanno notato che il periodo post-natale nei topi è critico per i cambiamenti epigenetici legati all’obesità e alla regolazione del bilancio energetico, suggerendo che l’obesità potrebbe essere una “conseguenza di una maturazione epigenetica sregolata”.
Inoltre, è stata osservata anche una forte correlazione tra le regioni del genoma umano legate all’indice di massa corporea (IMC) e le aree di cambiamenti epigenetici nei topi, suggerendo che l’obesità possa essere determinata in parte dallo sviluppo epigenetico nel nucleo arcuato.
DAL TOPO ALL’UOMO
“[…] un ovvio passo successivo è quello di determinare quando questa maturazione epigenetica associata all’IMC si verifica negli esseri umani. Poiché molti processi di sviluppo neurologico si verificano prima negli esseri umani che nei topi, è probabile che questa maturazione epigenetica ipotalamica si verifichi durante il tardo sviluppo fetale negli esseri umani”, ha detto Waterland.
Inoltre, riferisce Medical News Today, l’effetto della nutrizione durante lo sviluppo precoce negli studi sull’uomo ha dimostrato che la carenza di cibo durante il primo trimestre di gravidanza comporta tassi di obesità più elevati, mentre durante l’ultimo trimestre e i primi mesi di vita sono legati a livelli più bassi.
I DATI SULL’OBESITÀ
L’obesità, scrive Quotidiano sanità, è cresciuta rapidamente negli ultimi decenni e interessa più di due miliardi di persone al mondo.
E proprio oggi i dati dell’Istat fotografano la situazione in Italia. Le stime indicano un peggioramento della situazione nel 2020 e confermano una tendenza già in corso prima dell’avvento della pandemia.
Nel nostro Paese, afferma l’istituto, tra i bambini da 3 a 5 anni, uno su tre è affetto da sovrappeso o obesità (33,2% nel 2020, +1,6 punti percentuali rispetto al 2018) e nella fascia di età che include anche gli adolescenti (3-17 anni), la quota è del 26,3% (29,2% fra i maschi, 33% nel Mezzogiorno).