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Mps, ecco i nodi del Monte (in bilico)

Il punto su Mps. Tutte le questioni aperte sul Monte dei Paschi di Siena, gli sviluppi recenti, le ultime indiscrezioni e gli scenari (incerti)

Che cosa succederà a Mps?

Il ministero dell’Economia e delle Finanze, azionista di maggioranza di Banca Monte dei Paschi di Siena con una quota del 68%, continua a cercare un partner per l’istituto di credito, e secondo le indiscrezioni starebbe tentando di strappare il sì di Unicredit, che per il momento continua però a restare ferma sul “No M&A”. Il Tesoro per individuare un possibile cavaliere bianco per Mps avrebbe selezionato come advisor Bank of America, in Italia guidata da Nino Mattarella (consulente finanziario), e Orrick (consulente legale). Tuttavia, per rendere la Banca ‘appetibile’ ci sono diverse questioni ancora da risolvere: primo, l’aumento di capitale di cui ha bisogno Mps che stando alle indiscrezioni dovrebbe essere di circa 2-2,5 miliardi di euro. Secondo, la mole di cause legali del Monte che portano a oltre 10 miliardi il potenziale delle richieste danni a cui fare fronte. In questo contesto, per favorire le operazioni di aggregazione, il governo prevede la possibilità di convertire le Dta (Deferred Tax Assets) in crediti di imposta. Banca Monte dei Paschi di Siena al terzo trimestre 2020 presenta Dta pari a 3,7 miliardi di euro.

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L’AUMENTO DI CAPITALE

Mps nella relazione sui nove mesi del 2020 ha comunicato che a seguito dei rilevanti accantonamenti sui rischi legali effettuati nel terzo trimestre del 2020 (410 milioni di euro dopo la sentenza di condanna degli ex vertici Fabrizio Viola e Alessandro Profumo), degli effetti dell’operazione Hydra (la scissione proporzionale di Npl a favore di Amco), dello scenario macroeconomico penalizzato dal Covid e delle evoluzioni regolamentari, è emerso uno scenario di shortfall di capitale rispetto ai requisiti patrimoniali Srep. La Banca si è quindi mossa per valutare iniziative di rafforzamento patrimoniale con il pieno supporto dell’azionista di controllo.

IL CDA SULLA RICAPITALIZZAZIONE

Giovedì 26 novembre si è riunito il consiglio di amministrazione di Banca Monte dei Paschi di Siena per esaminare gli effetti della scissione degli Npl ad Amco e degli accantonamenti sui rischi legali e le possibili iniziative per colmare il fabbisogno di capitale. Non è stato ancora emesso un comunicato stampa da parte di Mps quindi non si conosce l’ammontare esatto della ricapitalizzazione.

LE INDISCREZIONI SUL FABBISOGNO DI CAPITALE

Milano Finanza scrive che, secondo le stime circolate nelle scorse settimane, per Mps sarebbe emerso un deficit patrimoniale di 2-2,5 miliardi di euro a cui gli amministratori e l’azionista di maggioranza dovranno far fronte in tempi brevi. Sul tavolo ci sarebbero varie ipotesi: da un’operazione di reinsuring per trasferire il rischio di credito sui prestiti in bonis al collocamento di un bond Additional Tier 1 fino a un’emissione di azioni. Il capitale raccolto servirà a riportare il patrimonio di Mps sopra i livelli minimi imposti dalla vigilanza.

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L’OPERAZIONE CON AMCO

Il coefficiente patrimoniale Common Equity Tier 1 dell’istituto senese è stato intaccato principalmente dalla cessione  di 7,5 miliardi di crediti deteriorati a favore di Amco, l’Asset Management Company specializzata nel settore della gestione dei crediti deteriorati posseduta al 100% dal Ministero dell’Economia e Finanze. L’operazione, infatti, se da un lato ha visto Mps scendere al 4% circa nel rapporto tra crediti e Npl, dall’altro ha comportato una riduzione del patrimonio di 1,13 miliardi di euro, pari a 140 punti di Cet1.

LA QUESTIONE DEI RISCHI LEGALI

La seconda questione da risolvere per Mps, unita a quella dell’aumento di capitale, è il tema dei rischi legali. Monte dei Paschi di Siena ha infatti una mole di cause legali che portano a oltre 10 miliardi il potenziale delle richieste danni a cui fare fronte.

I RUMORS SUL PROBLEMA DEI RISCHI LEGALI

Reuters in un recente articolo scrive che il Tesoro starebbe valutando uno spin-off, ovvero il trasferimento dei rischi legali che gravano su Mps a una società controllata dallo Stato.

LA POSSIBILE NORMA PER LE DTA

Mentre da un lato il Mef cerca di risolvere la questione aumento di capitale e quella legata ai rischi legali, dall’altro il governo per favorire le operazioni di M&A nella prossima Legge di Bilancio potrebbe inserire la possibilità di convertire le Dta (Deferred Tax Assets) in crediti di imposta. Giovedì scorso Margrethe Vestager, il commissario Ue alla concorrenza, ha rivelato che ci sono contatti in corso tra l’Antitrust europeo e Roma sul tema del trattamento fiscale delle imposte differite fuori bilancio, uno dei punti cardini per la privatizzazione di Banca Monte dei Paschi di Siena. “Siamo in contatto con le autorità italiane”, ha spiegato la Vestager, evidenziando che “quello a cui guardiamo quando esaminiamo gli incentivi fiscali è se si tratta di misure selettive: ci sarà un beneficio” solo per un settore o una parte di un comparto, creando un problema per altre parti dell’economia?

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IL PARERE DI EQUITA SIM

Equita Sim spiega che le parole della Vestager sul singolo settore sono riferite al comparto bancario. Tuttavia, gli analisti fanno notare che sulla base delle bozze circolate fino ad ora, la struttura della norma sembra avere un carattere generico e non specifico per le banche. Gli esperti ritengono quindi “probabile che, eventualmente con alcune correzioni (ad esempio sull’ammontare massimo delle Dta trasformabili)” la norma “possa infine essere approvata”. Banca Monte dei Paschi di Siena al terzo trimestre 2020 presenta Dta pari a 3,7 miliardi di euro.

L’ANALISI DEL SOLE SOLE 24 ORE

Il meccanismo degli incentivi alle aggregazioni aziendali che passa dalla possibilità di trasformare le Dta in crediti d’imposta può riguardare fino a 7.065 imprese, che potranno effettuare la conversione per circa 3 miliardi di Deferred Tax Assets, ha sottolineato il Sole 24 Ore: “Di queste, l’ampia maggioranza è riferita a perdite fiscali riportabili, e il resto riguarda eccedenze di rendimento nazionale Ace (Aiuto alla crescita economica)”. Le cifre della relazione tecnica tracciano per l’aiuto fiscale alla crescita dimensionale delle imprese un identikit diverso rispetto alle analisi circolate alla vigilia, ha rimarcato il quotidiano di Confindustria: “La nuova norma non appare come un intervento su misura per il Monte dei Paschi, che peraltro ne potrà beneficiare in misura ridotta rispetto alle ipotesi circolate in queste settimane. Ma la platea risulta decisamente più estesa. Vediamo perché. L’aiuto trasforma in una voce dell’attivo una quota delle perdite registrate in questo periodo di crisi. Si tratta delle perdite fiscalmente riportabili, che possono con la nuova regola essere convertite in credito d’imposta. Una conversione, però, che non avviene gratis, ma fa scattare una commissione del 25% calcolata sul totale delle attività per imposte anticipate trasformate in bonus fiscali. Non solo: ogni nuova realtà nata dall’aggregazione incentivata non potrà trasformare una somma superiore al 2% delle attività totali dei soggetti che partecipano all’operazione straordinaria. Dall’incrocio di queste complesse variabili deriva l’impatto operativo della nuova misura. Che in totale può presentare al bilancio pubblico un costo lordo di 3.087,6 milioni fra 2021 e 2022 (il 40% va pagato nel primo anno e il resto nel secondo)”.

Il MONTE DEI PASCHI DI SIENA E L’M&A

La risoluzione delle problematiche di Banca Mps e l’incentivo da parte del Governo alle fusioni tramite la norma sulle Dta, potrebbe migliorare la posizione dell’Istituto senese all’interno dell’M&A bancario. Il Tesoro nella relazione sui nove mesi del 2020 ha ribadito, tra le altre cose, l’intendimento di dar seguito agli impegni assunti dalla Repubblica Italiana nei confronti dell’Unione Europea e realizzare un’operazione di mercato che identifichi un anchor investor e/o un partner bancario di adeguato standing, al fine di ripristinare e assicurare la competitività di Mps.

Il Sole 24 Ore riporta che il Mef ha scelto gli advisor per la ricerca di un partner per Mps: Bank of America, in Italia guidata da Nino Mattarella (consulente finanziario), e Orrick (consulente legale). La strada maestra porta verso Milano e precisamente a Piazza Gae Aulenti, dove Unicredit continua a restare ferma sulla posizione “no M&A” ma intanto da mesi starebbe ragionando (e trattando con il Tesoro) su una possibile fusione con Siena. Punto nodale, ovviamente, le condizioni a cui verrebbe offerta la banca.

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