Domenica il presidente della Cina, Xi Jinping, è arrivato in Francia per una visita di due giorni che celebra il sessantesimo anniversario delle relazioni bilaterali ma che servirà principalmente a discutere delle tensioni commerciali tra i due paesi. L’Unione europea – di cui la Francia rappresenta la seconda economia più grande – ha infatti avviato una serie di indagini anti-sussidi sui prodotti cinesi, come i veicoli elettrici, i pannelli solari e le turbine eoliche; a queste inchieste la Cina – la seconda economia più grande al mondo – ha risposto finora in maniera limitata, aprendo a sua volta un’indagine anti-sovvenzioni su alcuni liquori europei.
LA FRANCIA VUOLE DIFENDERE I SUOI LIQUORI
L’indagine cinese prende di mira soprattutto il cognac, un distillato di vino bianco francese, e non a caso: proprio la Francia è stato il paese membro che più ha fatto pressione sulla Commissione europea affinché adottasse misure punitive contro le auto elettriche cinesi. A conferma del carattere ritorsivo dell’inchiesta cinese c’è il fatto che il cognac è un prodotto di nicchia in Cina – il liquore nettamente più diffuso nel paese è il tradizionale baijiu – ma comunque rilevante per i produttori francesi come Pernod Ricard e Rémy Cointreau; il cognac di importazione, peraltro, si vende a prezzi molto più alti del baijiu distillato internamente, e dunque si rivolge ad acquirenti molto diversi.
Per il presidente francese Emmanuel Macron, dunque, l’incontro con Xi – durante il quale, pare, verrà servito del cognac – ha l’obiettivo di tutelare le aziende francesi e nel contempo di attirare gli investimenti cinesi in Francia, soprattutto nel nascente settore delle batterie.
COSMETICI E POLITICA ESTERA
Ma i liquori non sono l’unico motivo di frizione economica tra Francia e Cina: Parigi vuole tutelare anche i grandi gruppi della cosmetica, come L’Oréal e LVMH, ai quali le autorità cinesi hanno chiesto di consegnare le esatte formule chimiche dei loro prodotti.
Allo stesso modo, i contrasti politici tra i due paesi non si limitano alle automobili elettriche: Pechino è molto critica nei confronti della strategia europea per l’Indo-Pacifico, adottata nel 2021 su spinta proprio della Francia, che possiede territori d’oltremare in questa regione. A Parigi, inoltre, non piace il sostegno cinese all’invasione russa dell’Ucraina.
IL VIAGGIO DI XI NELL’EUROPA DELL’EST
La visita di Xi in Francia si inserisce in un viaggio più lungo, dalla durata di cinque giorni, durante il quale si fermerà anche in Ungheria e in Serbia (che non fa parte dell’Unione europea). L’occasione per la visita a Belgrado è il venticinquesimo anniversario del bombardamento statunitense dell’ambasciata cinese nella capitale serba, un evento che ha contribuito ad avvicinare politicamente Cina e Serbia.
Come ha spiegato a Bloomberg l’analista Una Aleksandra Berzina-Cerenkova, Xi visiterà dei paesi dell’Europa orientale dovrà avrà più facilità a “vendere l’avversione per l’architettura di sicurezza globale guidata dagli Stati Uniti”. L’Ungheria, in particolare, viene descritta da Bloomberg come “un’importante risorsa strategica per Pechino” nel “diluire o addirittura bloccare” le politiche commerciali anti-cinesi dell’Unione europea: l’Ungheria, ad esempio, si era opposta al piano europeo per inserire in una blacklist alcune società cinesi accusate di fornire tecnologia militare alla Russia.
Le aziende cinesi stanno realizzando grossi investimenti in Ungheria, in quella che alcuni considerano una ricompensa per la fedeltà mostrata a Pechino: CATL costruirà una fabbrica di batterie da 7,6 miliardi di dollari e novemila posti di lavoro; pare inoltre che la casa automobilistica Great Wall Motor aprirà uno stabilimento nel paese, in aggiunta a quello di BYD. L’Ungheria, inoltre, sta valutando l’utilizzo di fondi, tecnologie e subappaltatori cinesi per la costruzione di una nuova ferrovia ad alta velocità.