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Germania Covid

Vi racconto la Germania sull’orlo di una crisi di nervi da Covid

In Germania la crescita esponenziale si è fermata con il lockdown light ma i contagi non scendono. Merkel vorrebbe un lockdown rigido subito dopo Natale e forse qualche correzione prima, ma i presidenti Spd di regione sono contrari. L'approfondimento di Pierluigi Mennitti da Berlino

In Germania i contagi non scendono e questa seconda ondata rischia di travolgere quanto di buono il paese era riuscito a fare nella prima: pochi infetti e ancor meno morti. Stavolta è diverso, Berlino non è più un’isola felice, sebbene i numeri siano ancora più bassi rispetto ad altri paesi Ue.

Il cosiddetto lockdown light, le restrizioni a ristoranti, bar ed eventi culturali che hanno lasciato aperto scuole, fabbriche, uffici e i normali esercizi commerciali, ha bloccato la curva esponenziale della crescita, ma nulla più. Da settimane i contagi restano elevati, gli ospedali si riempiono, le terapie intensive iniziano a soffrire (+40% di pazienti in terapia intensiva rispetto a primavera) e i decessi sono diventati una triste routine (con i 147 morti di ieri, giorno tradizionalmente di dati più bassi, si è toccata la cifra di 18.919). “È come se ogni giorno si andasse a schiantare un boeing”, aveva detto qualche giorno fa Markus Söder, il presidente della Baviera.

E proprio la Baviera si ritrova anche questa volta in prima fila, con il numero di infezioni più elevato, in molti centri ben oltre i limiti indicati dai vari semafori d’allarme. Tanto che Söder ha deciso di infischiarsene dei tentennamenti degli altri suoi colleghi, che hanno tarpato le ali anche della cancelliera, e ha ordinato lo stato di calamità, che in Germania ha un nome ancora più drammatico: stato di catastrofe. La catastrofe del Covid, che la Germania pensava di non dover sperimentare.

I cittadini sono stanchi, la disciplina si allenta, le settimane invernali portano buio, freddo e malinconia. Quelle pre-natalizie, invece, sollecitano con i riti dello shopping e dei festeggiamenti. Nei negozi, oltre all’obbligo delle mascherine c’è quello del contingentamento (tot persone per metro quadrato), ma gli esercenti temono di perdere l’attimo fuggente e attirano i clienti con promozioni da eterno black friday. E i mercatini di Natale sono stati quasi tutti annullati, ma stand con vin brulé e würstel alla senape sono sopravvissuti qua e là ai divieti e la gente vi si assembra come se non ci fosse un domani.

Anche la scuola sta precipitando nel caos. È stata l’emblema del Sonderweg tedesco: scuole aperte per salvaguardare istruzione e lavoro dei genitori. Ha funzionato per tre mesi, fino a quando i contagi non sono cominciati a crescere ovunque e i bambini hanno portato il virus in classe.

Secondo il portale di informazione sulla scuola “News4teachers“, nel mese di novembre 5.500 scuole e 1.200 asili in tutta la Germania erano stati interessati da casi di coronavirus (a settembre erano state 1.900 scuole e 500 asili). Più di 25 istituti hanno segnalato casi con oltre 20 infezioni tra studenti e insegnanti. Dopo le ferie autunnali il numero di scuole e asili colpite dal virus è aumentato drasticamente – scrive la testata scolastica – le infezioni e le quarantene conseguenti hanno decimato le classi e il personale docente, mentre strade alternative come quelle delle lezioni a distanza non vengono prese in considerazione, perché probabilmente le scuole non si sono attrezzate. Anche in Germania non si è sfruttata la pausa estiva per digitalizzare le scuole e prepararle a una possibile seconda ondata, nonostante non ci si sia distratti con i banchi a rotelle.

È uno scenario in cui, settimana dopo settimana, sempre più distretti si colorano di rosso e granata, colori che indicano un’incidenza superiore ai 100 e 200 nuovi casi per 100.000 abitanti in 7 giorni: con il lockdown leggero il governo si era posto l’obiettivo di scendere sotto i 50. Oltre alla Baviera, l’allarme riguarda Assia, Baden-Württemberg, Saarland, Nordreno-Vestfalia, Sassonia, Turingia, Brandeburgo, Berlino e Amburgo. Rispetto alla prima ondata, non viene risparmiato l’est, con la Sassonia (e Lipsia, divenuta la capitale delle proteste dei negazionisti) quasi tutta in color granata. Solo l’estremo Nord è risparmiato, i distretti costieri di Meclemburgo, Schleswig-Holstein e Bassa Sassonia, dove resistono alcuni distretti con incidenze sotto i 50 casi.

Angela Merkel non è riuscita a imporre ai presidenti di regione una linea più dura, il lockdown light è il compromesso fra posizioni e sensibilità che nella seconda emergenza si sono distanziate. La reazione è apparsa scollata, molle e si è rivolta a una società sfibrata, nella quale alla stanchezza generale si sono uniti i mugugni di ristoratori e artisti colpiti dalle chiusure e le proteste di negazionisti e complottisti, alimentate questi ultime da subdole sponde politiche. Per il periodo natalizio sono stati previsti addirittura alcuni allentamenti alle misure: alle cene potranno partecipare fino a 10 persone (esclusi gli under 14) invece delle 5 attuali, mentre per Capodanno molti sindaci hanno rinunciato a vietare botti e fuochi d’artificio con il rischio di assembramenti nelle strade.

Le notizie sull’arrivo dei vaccini avevano poi convinto molti che in breve tempo l’emergenza sarebbe finita, mentre ora diventa chiaro che le dosi iniziali basteranno appena a tutelare le categorie più a rischio (anziani, personale medico, assistenti infermieri domiciliari, personale delle Rsa, secondo i suggerimenti della Commissione vaccini), mentre il resto della popolazione dovrà continuare a stringere i denti. Solo in tarda primavera, dicono ora gli esperti, la vaccinazione di massa avrà prodotto i suoi effetti e allentato l’emergenza.

Per Karl Lauterbach, medico e deputato, esperto sanitario dell’Spd e Cassandra spesso inascoltata (e talvolta minacciata), i prossimi tre mesi saranno proprio i più duri e, se non si sarà prudenti durante le feste e rigidi subito dopo, sarà inevitabile una terza ondata che potrebbe costare ulteriori 25.000 morti. Nella riunione con i parlamentari del suo partito, la Cdu, Angela Merkel ha ammesso che la Germania “è in una situazione molto difficile” e che con le attuali misure non si riuscirà “a superare l’inverno” con danni limitati: “Con il principio della speranza non si va molto avanti”, ha detto secondo chi era presente alla riunione. Stizzita avrebbe aggiunto che si parla troppo degli stand di vin brulé e troppo poco di infermieri e assistenti impegnati allo spasimo nelle terapie intensive e nelle Rsa.

La Bild ha fatto trapelare un piano straordinario che la cancelliera vorrebbe sottoporre ai presidenti di regione: subito dopo le feste di Natale, un severo lockdown come quello della prima ondata, con chiusura di tutti i negozi ad eccezione dei supermercati e allungamento delle ferie scolastiche. Le date: dal 27 dicembre al 3 o più probabilmente 10 gennaio.

Ma è un piano che alcuni presidenti hanno intenzione di far saltare. Merkel vorrebbe riunire questa settimana il vertice di crisi, la cabina di regia cancelliera-presidenti di Länder che gestisce la pandemia, e magari adottare qualche correttivo alle misure in vigore già prima delle feste, ma tre presidenti si sono già sfilati (compreso il sindaco di Berlino), sostenendo che non ci sia davvero alcun motivo per riunirsi prima di Natale e che eventuali correttivi possono essere presi dai Länder in autonomia, ove necessario. Un braccio di ferro anche politico, non a caso tutti i ribelli sono dell’Spd.

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