Le prossime elezioni europee potrebbero certificare in Germania il sorpasso a sinistra dei Verdi sull’Spd. Un cambio di testimone forse non legato a un momento congiunturale ma destinato a segnare un nuovo passaggio negli equilibri politici del paese. I sondaggi più recenti accreditano gli ecologisti al 20 per cento e incatenano i socialdemocratici al 15. Il loro peso specifico sembra dunque destinato a rafforzarsi. A livello europeo i Verdi potrebbero costituire l’ago della bilancia di qualsiasi coalizione voglia contrapporsi all’annunciata ascesa dei sovranisti, se ci sarà. In Germania, dove l’ambientalismo politico ha una tradizione robusta e consolidata, i Grünen mirano a diventare il punto di riferimento ineludibile per qualsiasi maggioranza di governo: con i conservatori della Cdu al posto dell’Spd (con o senza i liberali, a seconda dei numeri), o alla testa di un’alleanza di sinistra con socialdemocratici e Linke. Entrambe le coalizioni sono gia state sperimentate a livello regionale: il salto federale ne è una logica conseguenza.
I NUOVI GRÜNEN, ECOLOGISTI DI GOVERNO PIÙ CHE DI LOTTA
La centralità agognata si riassume nel profilo che i due nuovi leader – Robert Habeck e Annalena Baerbock – intendono dare al partito: una forza politica moderna, progressista e borghese, prevalentemente urbana e cosmopolita che non insegua il mito novecentesco del partito di massa ma si modelli attorno a un’unione di interessi e aspirazioni variegate. Tanto variegate da potersi accoppiare con qualsiasi partito storico, dai conservatori ai post comunisti: basta trovare l’angolatura giusta. Idealismo e pragmatismo, con il secondo a prevalere sul primo: ormai da tempo l’ala realista ha conquistato le redini del gioco interno. E giacché non vi è analista politico che non sia convinto che i Grünen presto saranno al governo, vale la pena dare un’occhiata alle loro proposte economiche, così come si vanno concretizzando in questi mesi, fra l’elaborazione del programma elettorale per le europee e il dibattito sul nuovo progetto politico: il Grundsatzprogramm, una sorta di agenda per i prossimi decenni, che verrà sfornata nel 2020 e di cui sono già trapelate bozze transitorie.
ALLA RICERCA DI UN’ECONOMIA SOCIALE ED ECOLOGICA DI MERCATO
Lo slogan potrà non apparire troppo originale, forse addirittura un po’ ruffiano, ma dà l’idea dello sforzo dei Verdi di governo di riconnetersi alla tradizione politica della Bundesrepublik: “Per un’economia sociale ed ecologica di mercato”. Una spruzzata di verde sul tronco del sistema economico che ha garantito settant’anni di benessere, dalla ricostruzione post-bellica degli anni Cinquanta sino a oggi, attraversando la sfida della riunificazione dopo la cesura del 1989. E per caratterizzare in maniera solenne l’aggiornamento dell’idea di Ludwig Erhard, i Verdi vogliono fissare l’obiettivo di azzerare in Europa le emissioni di gas serra entro il 2050. Un fine che è stato oggetto di un fallito tentativo di blitz nel recente Consiglio europeo, ma che ancora ieri è stato rilanciato da Angela Merkel, che lascerà in eredità una Cdu forse troppo scoperta sul lato conservatore ma perfettamente compatibile con il partito ecologista.
IL FRENO ALLE EMISSIONI DEI GAS SERRA INSERITO NELLA COSTITUZIONE
I Grünen intendono arrivarci attraverso due mezzi. Il primo: una tariffazione delle emissioni di CO2, con la fissazione dei prezzi che segue il principio di “tassare il passato per rendere più economico il futuro”. Il secondo: l’obbligo di un freno alle emissioni di CO2 inscritto nero su bianco nella Costituzione. Se si è fatto per i debiti, in modo da non gravare dal punto di vista finanziario sulle spalle delle generazioni future, a maggior ragione lo si può fare con le emissioni di anidride carbonica, ha spiegato Annalena Baerbock in una recente intervista al quotidiano Tagesspiegel.
EUROPEIZZARE LE POLITICHE INDUSTRIALI, ENERGETICHE, DEI TRASPORTI E AGRICOLE
L’orizzonte europeo delle politiche in campo economico-ambientale è enfatizzato dai Verdi non solo in occasione della campagna elettorale di maggio ma fa parte del canovaccio in discussione per il Grundprogramm del 2021. Per i Grünen, la definizione delle nuove coordinate economiche può avvenire solo a livello continentale, iniziative dei singoli Stati non sono più sufficienti data la dimensione globale delle sfide e dei problemi. Così dovranno essere trasferite a Bruxelles discussioni e definizioni di politica industriale, energetica, dei trasporti e agricole, con competenze allargate per la Commissione e per il parlamento di Strasburgo.
OPPOSIZIONE A NORD STREAM 2 IN NOME DELL’INTERESSE EUROPEO
Sul piano energetico è nota l’ostilità dei Verdi per il Nord Stream 2, il raddoppio del gasdotto che trasporta il gas russo nei tubi adagiati sul fondo del Mar Baltico: una posizione che collide con quella dell’attuale governo tedesco ma che trova qualche simpatia in ambienti finora marginali della Cdu, l’appoggio esplicito (qualcuno dice elettorale) del candidato del Ppe Manfred Weber e l’ostilità totale e compatta dell’Spd.
MISURE ANTI-INQUINAMENTO, UN PUGNO NELLO STOMACO DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA
Nonostante l’ormai lunga esperienza accumulata alla guida del secondo Land più ricco della Germania – il Baden-Würrtemberg, che il verde Winfried Kretschmann governa da otto anni, prima con l’Spd e ora con la Cdu, mediando in maniera eccellente con i boss della Daimler di Stoccarda – gli ecologisti hanno inserito nella bisaccia programmatica misure senza sconto per l’industria automobilistica, alle prese con una crisi dai tanti risvolti: commerciale, tecnologica, di mercato. L’idea è che la transizione verso l’auto elettrica vada accelerata, forzando i tempi più dilatati che l’industria desidererebbe, ma che da sola non basti per raggiungere gli obiettivi ambientali.
POLITICHE DEI TRASPORTI: INCENTIVARE IL SERVIZIO PUBBLICO
A essa va accompagnata una politica dei trasporti che disincentivi l’auto privata e promuova i mezzi pubblici o alternativi, come l’utilizzo nelle città delle biciclette. Centri storici completamente vietati alla circolazione di tutte le auto a combustione, dal diesel alla benzina, istituzione di limiti di velocità (30 chilometri nelle aree urbane, 130 sulle autostrade), piano di sviluppo delle piste ciclabili, sperimentazione del servizio gratuito dei mezzi pubblici per mezzo di una tassa generale (una proposta del genere era stata avanzata a Berlino, dove i Verdi governano in una giunta di sinistra con Spd e Linke e, secondo i sondaggi cittadini, oggi sarebbero il primo partito con largo vantaggio sugli altri). Nel pacchetto anti-inquinamento anche il divieto di utilizzo della micro plastica e dei pesticidi.
BRIGLIE ALLE IMPRESE GLOBALI DEL MONDO DIGITALE
Allo studio anche misure per contenere la forza delle imprese globali attraverso meccanismi di regolamentazione che ne imbriglino quella che per i Grünen è una vera onnipotenza: “I cittadini hanno l’impressione che le decisioni vengano prese dai giganti globali e non dagli Stati”, è scritto nella bozza di discussione del programma. E per giganti globali vanno intese le industrie digitali, Google, Facebook, Amazon e compagnia. Nei loro confronti si ipotizza l’applicazione di una tassa digitale e l’adozione di meccanismi di controllo sulle fusioni per evitare la creazione di posizioni dominanti sui mercati. Per i Verdi, ad esempio, dovrebbero essere revocati gli inglobamenti di WhatsApp da parte di Facebook o di YouTube da parte di Google. Controlli ed eventuali divieti anche su fusioni in altri ambiti: citato espressamente quello Bayer-Monsanto nel campo del mercato delle sementi.
POLITICA DI ALLEANZE A TUTTO CAMPO, IL FUTURO DEI GRÜNEN È AL GOVERNO
L’aggiunta dell’aggettivo ecologico a quello sociale che caratterizza l’economia di mercato tedesca di tradizione renana sarà dunque il filo conduttore della proposta economica con cui i Grünen si apprestano a diventare stabilmente forza di governo in Europa e in Germania. Obiettivo: sostituire come partito leader della sinistra una socialdemocrazia rimasta in fondo impigliata nei filamenti del Novecento, ma restare pragmaticamente aperti a esperienze politiche innovative, come quelle sperimentate nei Länder. Politica delle alleanze a tutto campo: da un lato si strizza l’occhio al movimento studentesco Friday for future, dall’altro i giovani dei Verdi hanno creato a Berlino un gruppo di contatto con i coetanei liberali dell’Fdp, per dissodare il terreno comune ed evitare future rotture come quella avvenuta nel 2017 durante le consultazioni per il governo Giamaica. Intanto quello degli ecologisti è l’unico partito che vede aumentare gli iscritti, mentre gli altri – in particolare quelli tradizionali – vivono un’emorragia di adesioni: quasi 13 mila nuovi iscritti nel 2017, un’impennata del 20%. E secondo l’istituto Forsa, il potenziale elettorale dei Grünen è quasi grande come quello della Cdu: il 38 per cento. Il 20 stimato alle europee potrebbe essere solo l’inizio.