Caro direttore,
dammi retta, insisto: lascia perdere quella storia della reputazione dei manager e dei finti giornali web creati appositamente per pomparla. C’è una notizia molto più interessante da seguire.
Mi riferisco all’opposizione del governo italiano alla vendita dell’ex-Microtecnica, azienda di meccanica di precisione con sede in Italia ma controllata interamente dagli americani, alla società francese Safran. Vedo che su Startmag avete pubblicato un ottimo articolo di cronaca e approfondimento (i miei complimenti, caro direttore, vanno ovviamente all’autrice del pezzo, Chiara Rossi, non certo a te); permettetemi di aggiungere un po’ di sale e pepe, perché diversi indizi mi suggeriscono che gli americani si sono infastiditi parecchio per la mossa dell’esecutivo con il golden power. Anche se forse un po’ meno dei francesi che stanno dando di matto, con preannuncio di ricorsi e dichiarazioni esagitate: poverini, hanno ricevuto un colpo esiziale per la loro grandeur.
Ma procediamo per gradi anziché saltare subito alle conclusioni. Come avete scritto, l’ex-Microtecnica realizza apparecchiature per l’aeronautica civile e militare, rifornendo clienti di grandissima rilevanza come Airbus e Leonardo: per esempio – leggo stamattina sul Sole 24 Ore – il C-27J utilizza componenti di Microtecnica. Stiamo parlando di un aereo da trasporto tattico utilizzato dalle forze armate italiane, statunitensi e di tanti altri paesi; Leonardo lo costruisce a Caselle.
Se ci sono in ballo gli Stati Uniti e Leonardo, ho pensato, allora è utile leggere Formiche sulla vicenda Microtecnica perché così si possono intuire le posture degli Stati Uniti sulla questione. Formiche, per chi non lo sapesse (e non mi riferisco ovviamente a te che sei stato direttore del sito di Formiche), è stata fondata ed è edita da Paolo Messa, che lavora in Leonardo con la carica di responsabile delle relazioni geo-strategiche con gli Usa. Ho spulciato un po’ sul web e sono incappato in questo pezzo di Starmag di un paio d’anni fa – i miei complimenti vanno ai curatori della Seo, caro direttore: non esaltarti -, che cito:
Messa si occupa di curare le relazioni geostrategiche con gli Stati Uniti d’America”, ha scritto sul Riformista la lobbista Mariella Palazzolo, blogger di Formiche, che ha pubblicato su Youtube nell’ambito della rubrica “Lobby non olet” un video dal titolo: “Paolo Messa di Leonardo per Lobby Non Olet. La lobby non solo “non olet”, addirittura profuma.
Paolo Messa non è solo un raffinato e apprezzato lobbista per Leonardo – con la carica precisa di Executive Vice President di Leonardo, non so se mi spiego -; è stato direttore del Centro studi americani (Csa), che ha robusti agganci con l’ambasciata degli States in Italia, ed è fondatore/editore di Formiche: è anche editore di Airpress, rivista specializzata in aerospazio e difesa.
Sulla vicenda Microtecnica-Safran-golden power, Formiche scrive questo: “Il blocco da parte di Roma di un’acquisizione da parte di una società di un Paese alleato europeo o della Nato è un fatto relativamente raro” perché “se finora la maggior parte degli interventi in questo senso hanno rappresentato il blocco di acquisizioni da parte di aziende cinesi verso realtà italiane in settori strategici, Difesa in primis (ma anche energia e comunicazioni)”.
Mi pare un aspetto interessante, anche perché appunto viene evidenziato dal giornale di Messa, inseritissimo nell’establishment americano. Un conto, infatti – suggerisce Formiche -, è l’utilizzo dei poteri speciali a tutela di quegli asset critici che rischiano di finire sotto il controllo della Cina, o comunque di paesi che non appartengono al nostro sistema di alleanze internazionali. Un altro conto è bloccare un’operazione che coinvolge due soggetti – Collins Aerospace, gruppo statunitense che ha il 100% dell’ex-Microtecnica, e Safran, francese, che vuole comprare l’ex-Microtecnica – pienamente e indubbiamente alleati dell’Italia.
Ma con la Francia, poi, non avevano firmato un Trattato del Quirinale che si prefiggeva proprio di promuovere la cooperazione nella difesa, sia a livello operativo che industriale?
Sul Trattato del Quirinale è tuttavia importante precisare – cito per l’ennesima volta Startmag, caro direttore, ma solo per dare credito ai tuoi giovani redattori – che Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia erano (lo sono ancora?) scettici, se non completamente ostili, all’accordo; e che anche il Copasir – al tempo guidato da Adolfo Urso, oggi ministro delle Imprese – aveva criticato il patto con la Francia invitando a predisporre “un’adeguata tutela degli asset strategici in ambito finanziario e industriale italiani”. Microtecnica è italiana di residenza, certo, ma straniera di proprietà. E non di uno straniero qualsiasi: è statunitense, di un colosso Usa.
Insomma, fatte tutte le necessarie premesse, vengo ad aggiungere i miei granelli di sale e pepe. Microtecnica lavora con il complesso industriale-militare degli Stati Uniti; e quando c’è di mezzo il complesso industriale-militare nulla si muove e nulla accade senza che il Pentagono sia stato consultato e abbia dato il suo assenso. È praticamente certo che il dipartimento della Difesa sapesse dell’operazione con Safran per l’ex-Microtecnica, e dagli indizi che ho raccolto attraverso le mie fonti (come sai, ho bazzicato molto quel mondo e ho ancora agganci di un certo peso) posso dirti che i funzionari americani si sono… inalberati, diciamo così, per l’ostruzione del golden power. O diciamo stupiti, per carità di patria.
Concludo con una cosa marginale (ma nemmeno tanto: magari ci scappa in futuro un pezzo ad hoc). Leggevo dal Financial Times che la Germania aveva espresso all’Italia le sue preoccupazioni per l’operazione con Safran su Microtecnica, parlando di possibili ripercussioni sulla catena di fornitura dei componenti per i programmi dei caccia Eurofighter e Tornado. Aggiungo io che esistono da tempo delle tensioni franco-tedesche sulla condivisione di tecnologie e competenze militari: Berlino accusa Parigi di essere un po’ troppo gelosa del suo know-how e di restringerne l’accesso anche agli alleati europei. Insomma, i tedeschi hanno usato gli italiani per danneggiare i francesi…
Basta così, ché già mi sono dilungato troppo e non vorrei aver involontariamente pompato la reputazione di qualche dirigente da Reputation Manager. Ma esiste anche la classifica dei top lobbyists? Sto scherzando, direttore, resisti all’impulso di cercare su Google. Non vorrei che ti impegolassi in una faccenda come quella che sai bene.
Un caro saluto,
Francis Walsingham