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Crosetto Vannacci

Davvero la Marina ha solo 63 missili?

Secondo Il Foglio, il ministro Crosetto avrebbe rivelato il numero di missili a disposizione della Marina militare italiana: appena 63. È davvero così? La lettera di Francis Walsingham.

Caro direttore,

ho un dubbio.

Stamattina, mentre non facevo colazione – si diventa vecchi quando si perde l’appetito, dicono -, sfogliavo Il Foglio e il mio sguardo si è posato su un titolo: Crosetto allarmato: “La nostra Marina ha solo 63 missili”. Mi si è stretto lo stomaco, che per fortuna era vuoto. Il ministro della Difesa, che peraltro di difesa si occupa da decenni, ha rivelato pubblicamente un’informazione di questo tipo, che andrebbe mantenuta segretissima?

Il Foglio ricostruisce così la vicenda, che si sarebbe svolta – o almeno così mi pare di capire, visto che mancano riferimenti spazio-temporali chiari – durante l’audizione del ministro in commissione Difesa, lo scorso novembre:

“E pensare che la nostra Marina militare dispone solo di 63 missili”. Qualche giorno fa Guido Crosetto durante una commissione Difesa si è lasciato sfuggire questa numerica riflessione che ha colpito un po’ tutti i presenti. Parole accompagnate da un certo moto di preoccupata rassegnazione. Il ministro stava commentando quanto accaduto nelle scorse settimane nel Mar Rosso, quando il cacciatorpediniere USS Thomas Hudner ha distrutto alcuni droni lanciati dalle aree controllate dai ribelli houthi, nello Yemen. Per l’occasione, la Marina militare degli Stati Uniti ha sganciato un’ottantina di missili. Una potentissima pioggia di fuoco, una dimostrazione di forza. “E noi invece ne abbiamo solo 63, di missili”, è stata la chiosa di Crosetto.

Ho un dubbio, caro direttore. Chi ha commesso la figuraccia (trattasi in realtà di una cosa gravissima, ma teniamo bassi i toni: l’anno nuovo è appena iniziato)? È stato Il Foglio, riportando dichiarazioni mai fatte dal ministro; oppure è stato Crosetto, spifferando con leggerezza segreti che dovrebbero rimanere tali?

Non so davvero cosa pensare. Ma voglio essere cauto e concedere il beneficio del dubbio al ministro: uno scivolone del genere è davvero troppo grande per essere dato per vero senza le necessarie verifiche. Le mie fonti mi dicono poi che Crosetto è all’estero, e quindi è probabile che non abbia (ancora) letto il pezzo del Foglio. Il giornale diretto da Claudio Cerasa avrebbe dovuto essere un po’ più preciso e irrobustire il pezzo con indicazioni chiare sul dove e sul quando: non possiamo e non dobbiamo, noi lettori, accontentarci di “qualche giorno fa” (quanti?) e di “durante una commissione Difesa” (quale?). Ossia: la frase è stata pronunciata durante l’audizione ufficiale? A margine dell’audizione? Oppure solo ad alcuni parlamentari? Io non l’ho capito. Peraltro online non trovo nulla, eccetto l’articolo del Foglio: possibile che nessuno, dopo l’audizione tenuta settimane fa, si sia accorto dello scoop fornito dal ministro stesso?

L’articolo, comunque sia, solleva degli spunti interessanti e ha generato riflessioni gustose su X tra gli esperti di difesa. Aurelio Giansiracusa di Ares Difesa, per esempio, ha scritto che “i Teseo Mk2 ammodernati risalgono a più di trent’anni fa e si sapeva che sono sempre di meno. Il problema è che l’EVO è ancora in fase di sviluppo ed i tempi sono lunghi. Per l’Aster le dotazioni sono quelle previste con il 15 ed il 30 che dovranno essere aggiornati a NG”. Per i non addetti ai lavori, i Teseo MK2 sono missili antinave di nuova generazione di cui la Marina italiana si sta dotando: il governo ha stanziato circa 400 milioni di euro al 2031. Aster, invece, è un sistema missilistico: ne è dotata la fregata Virgilio Fasan che l’Italia ha inviato nel mar Rosso a garanzia della libertà di navigazione dagli attacchi degli houthi.

Passiamo alle riflessioni di Giovanni Martinelli, esperto che segue in particolare proprio il settore marittimo della difesa, che scrive, riferendosi alla (presunta?) spifferata di Crosetto sull’arsenale della nostra Marina: “Poi si secretano i decreti di aiuti militari all’Ucraina perché non possiamo rivelare le nostre dotazioni”. In effetti…

Martinelli rincara la dose, e aggiunge: “Ora è più chiaro perché siamo ‘scappati’ da Operation Prosperity Guardian”. L’Italia, infatti, che pure è alleata degli Stati Uniti ed è guidata da un governo atlantista – giusto? -, non partecipa ufficialmente a Prosperity Guardian, ovvero l’operazione militare internazionale, capeggiata dall’America, per contrastare gli attacchi dei ribelli houthi alle navi portacontainer. Intendiamoci: l’Italia ha mandato una fregata nella regione – la Virgilio Fasan di cui sopra -, ma ha avuto cura di prendere le distanze dall’operazione americana, facendo rientrare l’invio nella missione anti-pirateria europea Atalanta.

Leggevo “qualche giorno fa” (cit.) su Startmag un’intervista ad Andrea Margelletti, consigliere di Crosetto, secondo il quale l’invio della Virgilio Fasan segue “le regole di una missione di protezione di un naviglio mercantile, fine per il quale andiamo lì”.

A pensare male – e io, caro direttore, non voglio farlo e non lo farò -; a pensare male, dicevo, si potrebbe dire che le precisazioni e le giravolte del nostro governo servano a nascondere elegantemente una triste realtà: cioè che le nostre navi non hanno potenza di fuoco, e che quindi il nostro contributo concreto a Prosperity Guardian sarebbe stato nullo o quasi.

Lo diceva anche l’analista geopolitico Germano Dottori su un numero di Limes, del resto: “Si moltiplicano voci e testimonianze che descrivono i vani lanciamissili delle nostre navi come praticamente vuoti. E si tratta di un problema serio, seppure sia ormai chiaro il fatto che in caso di conflitto maggiore la questione del consumo dei materiali investirebbe tutte le Forze armate occidentali”. 63 missili è un numero che, se veritiero, confermerebbe quel “praticamente vuoti” di cui scriveva Dottori.

Cordiali saluti,

Francis Walsingham

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