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Mar Rosso Nave Fasan

Mar Rosso, ecco perché Nave Fasan partirà per ora nell’ambito della missione Atalanta. Parla Margelletti

Al momento l'Italia ha inviato nel Mar Rosso la nave Fasan "nell'ambito della missione Atalanta. È chiaro che le cose possono sempre cambiare". Conversazione di Startmag con Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali (Cesi)

L’Italia ha inviato Nave Fasan per difendere la navigazione nel Mar Rosso.

Con la guerra tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, i ribelli houthi — sostenuti dall’Iran — stanno impiegando droni e razzi contro le navi mercantili in transito nel Mar Rosso per impedire che raggiungano Israele.

Il 18 dicembre il Dipartimento di Difesa degli Stati Uniti ha annunciato l’avvio della missione Prosperity Guardian e annovera tra i partner anche il nostro paese. Il 19 dicembre dopo un videocollegamento con il capo del Pentagono, Lloyd Austin, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha annunciato l’invio della fregata Fasan nel Mar Rosso ma una nota del dicastero ha smentito la partecipazione di Nave Fasan nel comando alleato.

“La decisione del ministero della Difesa di spostare nel Mar Rosso una delle sue unità navali avverrà nell’ambito di un’operazione già esistente e autorizzata dal parlamento, e non dell’operazione Prosperity Guardian, come riportato sui media ieri”, ha puntualizzato la nota di Palazzo Baracchini.

Per approfondire la vicenda, Start Magazine ha interpellato Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali (Cesi).

IL QUADRO TRACCIATO DAL PRESIDENTE DEL CESI

Innanzitutto, una premessa: “Le forze armate italiane servono alla difesa dei confini, ma servono soprattutto in un mondo moderno alla difesa degli interessi nazionali italiani. Con la guerriglia che gli Houthi stanno conducendo nel Mar Rosso, molte compagnie di bandiera stanno spostando la rotta dal mar Rosso attraverso il canale di Suez, a circumnavigare l’Africa. Questo significa che le merci che arriveranno sulle nostre tavole, il carburante, tutto, verrà a costare molto di più”, spiega Margelletti.

“Dopo aver costeggiato il perimetro dell’Africa — prosegue Margelletti — una volta attraversato lo stretto di Gibilterra, le navi si dirigeranno verso il porto di Rotterdam. Per il nostro paese significa che i porti italiani rischieranno di diventare deserti, meno frequentati. Avranno meno lavoro le maestranze italiane, le merci che arriveranno costeranno di più. Se le forze armate devono proteggere gli interessi dell’Italia e degli italiani, è necessario che quella zona di mare, direttamente strategica per l’economia italiana, sia tranquilla e non vi siano attacchi”.

“Anche qua serve un doppio ragionamento: dato che abbiamo più situazioni internazionali di crisi, dal Mediterraneo al Mar Nero, dall’Ucraina a Gaza, alla pirateria nel Golfo di Guinea e quella nel Corno d’Africa, le navi possono essere in un solo posto alla volta ecco per cui abbiamo bisogno di più navi per proteggere gli interessi nazionali”, evidenzia il presidente del Cesi.

LA NECESSITÀ DI AFFRONTARE UNA SITUAZIONE EMERGENZIALE

Detto questo, “nel mar Rosso ci troviamo di fronte a una situazione emergenziale: bisogna inviare immediatamente una nave. È comprensibile che prima siano definite le regole d’ingaggio. Per esempio, se una nave italiana intercetta un missile, può colpire il sito da quale proviene il missile oppure no? Ci sono delle questioni politiche che devono essere approfondite e discusse. Perché sono chiamati in gioco la sicurezza nazionale e quella dei nostri marinai”, rimarca Margelletti.

“Quindi credo sia stato logico inviare immediatamente una fregata della Marina militare, come segnale immediato. In attesa che sia definito il perimetro della missione – quella a guida probabilmente statunitense – ovvero cosa dovranno fare quelle navi: solo proteggere o anche l’offesa?”, sottolinea il presidente del Cesi aggiungendo che “Anziché attendere che tutto questo sia definito, la Difesa italiana ha prontamente inviato un messaggio importante alla coalizione internazionale mandando una nave, all’interno di un perimetro normativo già definito”.

NAVE FASAN PARTITA VERSO IL MAR ROSSO NELL’AMBITO DELLA MISSIONE ATALANTA

Pertanto, l’Italia ha inviato nel Mar Rosso la nave Fasan “nell’ambito della missione Atalanta”, evidenzia Margelletti. Atalanta è una missione anti-pirateria, quindi “protezione del naviglio mercantile”. Tuttavia, “è chiaro che le cose possono sempre cambiare”.

I PROSSIMI PASSI

“Ci sarà poi un approfondimento. Il governo italiano — non sulla spinta dell’emergenza bensì sulla base di un ragionamento — potrebbe mantenere la stessa valutazione o cambiarla”, spiega Margelletti.

Quindi, tornando al colloquio tra il ministro Crosetto e l’omologo americano Austin, in merito alla partecipazione dell’Italia alla missione Prosperity Guardian, Margelletti chiarisce che “l’Italia parteciperà all’interno delle regole e del perimetro della missione Atalanta, al momento. Poi vedremo”.

“Se gli americani hanno già deciso che se all’interno della missione un aggressore lancia un missile e in risposta si bombarda il sito sul terreno, per gli italiani è necessario qualche passaggio in più”, aggiunge Margelletti. Pertanto l’Italia ha deciso “di partecipare con le regole di una missione di protezione di un naviglio mercantile, fine per il quale andiamo lì”.

Fermo restando che la fregata in questione, la Virginio Fasan, è dotata di missili da difesa aerea, pertanto è assolutamente “in grado di proteggere innanzitutto se stessa e poi il naviglio che viene affidato”.

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