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Prosperity Guardian

Chi (non) fa parte della coalizione Usa anti houthi nel mar Rosso?

Ecco i Paesi che partecipano e quelli che non partecipano all'operazione Prosperity Guardian voluta dagli Stati Uniti per la protezione del mar Rosso. Ecco fatti, contesto e commenti

A poco più di una settimana dal lancio, l’operazione Prosperity Guardian – ovvero l’operazione militare internazionale, guidata dagli Stati Uniti, per contrastare gli attacchi dei ribelli houthi alle navi passanti per il mar Rosso – si starebbe già sfaldando. Due alleati americani, l’Italia e la Spagna, hanno infatti preso le distanze dalla coalizione.

A COSA SERVE PROSPERITY GUARDIAN

Secondo il ministero della Difesa degli Stati Uniti, Prosperity Guardian è un’operazione difensiva, formata da una ventina di paesi, finalizzata al ripristino della libertà di navigazione nello stretto di Bab-el-Mandeb, tra lo Yemen e il Gibuti; lo stretto conduce al canale di Suez, uno dei più importanti punto di passaggio del commercio marittimo globale. Non potendo accedere al canale di Suez, le compagnie di navigazione devono cambiare rotta – devono passare attorno al capo di Buona Speranza, ad esempio -, impiegando più tempo e facendo aumentare le spese di spedizione.

Come ha fatto notare Reuters, quasi la metà dei governi che Washington considera partecipanti all’operazione non vogliono esservi associati esplicitamente: è il caso, appunto, dell’Italia e della Spagna. Il nostro paese ha mandato una fregata nel mar Rosso, la Virginio Fasan, che però formalmente non partecipa a Prosperity Guardian.

PERCHÉ GLI ALLEATI EUROPEI NON VOGLIONO SCHIERARSI APERTAMENTE CON L’AMERICA?

Secondo l’agenzia di stampa, la riluttanza di alcuni alleati americani si spiega con le divisioni che la guerra a Gaza ha creato nella politica e nell’opinione pubblica: le critiche a Israele diventano, di riflesso, critiche agli Stati Uniti per il loro presunto sostegno incondizionato al governo israeliano (la posizione dell’amministrazione di Joe Biden, in verità, è più sfumata).

David Hernandez, professore di Relazioni internazionali all’Università Complutense di Madrid, ha spiegato a Reuters che i governi europei temono che, qualora si schierassero apertamente con gli Stati Uniti, “una parte del loro potenziale elettorato si rivolterà contro di loro”: non c’entra solo l’anti-sionismo, ma anche il timore di venire coinvolti in una guerra.

Gli attacchi degli houthi alle navi nel mar Rosso – una dozzina – sono una ritorsione contro Israele per la guerra nella Striscia di Gaza. I ribelli yemeniti sono appoggiati militarmente dall’Iran, che sostiene anche Hamas ed Hezbollah in Libano.

MAERSK RIPRENDE LA NAVIGAZIONE NEL MAR ROSSO

In questi giorni le marine statunitensi, britannica e francese hanno abbattuto droni e missili degli houthi. Domenica la compagnia danese di trasporto marittimo Maersk ha annunciato che riprenderà le operazioni nel mar Rosso; la tedesca Hapag Lloyd pensa invece che l’area sia ancora troppo pericolosa e pertanto continuerà a circumnavigare l’Africa.

CHI ADERISCE E CHI NO A PROSPERITY GUARDIAN

Gli Stati Uniti hanno detto che venti paesi hanno aderito all’operazione Prosperity Guardian, ma ne ha nominati solo dodici. Tra quelli che hanno confermato pubblicamente la loro adesione ci sono Regno Unito e Grecia; l’Italia, la Spagna e la Francia non ci sono.

Madrid ha detto che non parteciperà a Prosperity Guardian, suggerendo prima l’utilizzo della missione europea anti-pirateria Atalanta anche per la protezione del mar Rosso, poi la creazione di una nuova operazione. La Francia ha detto di sostenere la libertà di navigazione nella regione, ma che le navi inviate rimarranno sotto il suo comando. Quanto all’Italia, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha specificato che l’invio della fregata Virginio Fasan non rientra nell’operazione statunitense ma risponde piuttosto alle richieste degli armatori italiani.

Intervistato da Startmag, Andrea Margelletti – presidente del Centro Studi Internazionali e consigliere del ministro Crosetto – ha detto che l’invio della nave Fasan nel mar Rosso rientra “nell’ambito della missione Atalanta”. Il nostro paese, ha aggiunto, ha deciso “di partecipare con le regole di una missione di protezione di un naviglio mercantile, fine per il quale andiamo lì”.

La riluttanza dei governi italiano e spagnolo a impegnarsi a fianco degli Stati Uniti si spiega forse con delle rispettive opinioni pubbliche. Secondo un recente sondaggio di YouGov, il 56 per cento degli italiani e il 59 per cento degli spagnoli pensano che gli attacchi di Israele a Gaza in risposta all’aggressione palestinese non siano giustificati: sono percentuali molto più alte di quelle riscontrate in Francia, Germania, Regno Unito, Danimarca e Svezia.

Un altro fattore di resistenza all’allineamento con gli americani potrebbe essere il timore di subire ritorsioni da parte degli houthi.

GLI USA SONO ISOLATI? NO

Una fonte governativa italiana ha detto a Reuters che gli Stati Uniti sono comunque soddisfatti del contributo italiano nel mar Rosso, anche se il nostro paese non ha aderito a Prosperity Guardian. Tale soddisfazione è probabilmente dovuta al fatto che la missione Atalanta opera in coordinamento con Combined Maritime Forces, la forza marittima internazionale a guida americana per la tutela delle acque del mar Rosso, del golfo Arabico e dell’oceano Indiano.

Molti paesi europei (inclusa l’Italia e la Spagna) e arabi che non hanno aderito a Prosperity Guardian fanno parte di Combined Maritime Forces, dunque collaborano con la marina statunitense.

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