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Mediterraneo

Mediterraneo e non solo. La nostra Marina militare è pronta? L’analisi di Dottori (Limes)

Crescono le minacce nel Mediterraneo, proprio per questo la nostra Marina Militare ha bisogno di più navi, personale e munizioni. Il punto di Germano Dottori (consigliere scientifico di Limes)

 

Non solo la guerra in Ucraina, l’importanza della tutela dei mari è emersa anche a seguito del sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2.

“C’è una guerra navale non vista. Noi ci focalizziamo sull’Ucraina, ma ci sono oltre 12 navi russe più i sottomarini nel Mediterraneo, in grado di colpire obiettivi non soltanto in Ucraina ma anche dalle nostre parti” ha sottolineato il presidente del Cesi (Centro studi internazionali), Andrea Margelletti in un’intervista recente al Messaggero.

“La postura offensiva non è solo verso l’Ucraina, i russi si tengono pronti a fare operazioni a tutto campo. La loro flotta con base a Tartus, in Siria, è di tutto rispetto, senza dimenticare i sottomarini russi che rappresentano una minaccia per la flotta italiana, ma anche per i livelli commerciali. C’è una situazione di enorme tensione anche fuori dall’Ucraina”. E a proposito del sabotaggio al gasdotto Nord Stream: “Ci sono gasdotti anche tra l’Algeria e l’Italia, tra l’Albania e l’Italia, tra la Libia e l’Italia, meno male che c’è un monitoraggio della Marina militare italiana”, ricordava Margelletti.

Ma se “la Marina è allarmata dalla crescita delle minacce nel Mediterraneo” chiede anche “risorse per fronteggiarle”, scrive Germano Dottori (consigliere scientifico di Limes) sull’ultimo numero di Limes.

Come ha ricordato lo scorso marzo il capo di Stato maggiore della Marina, ammiraglio Enrico Credendino, in audizione in Parlamento, “da modello operativo di riferimento interforze, la flotta dovrebbe essere costituita da 65 unità, ma ne abbiamo 57”. Non solo, oggi la vera criticità per la Marina militare è il personale che ha subìto tagli lineari costanti negli anni.

“Su queste basi, il capo di Stato maggiore aveva manifestato l’esigenza di acquisire maggiori capacità nella lotta antisottomarina e anti-aerea, con investimenti che richiederanno comunque anni per concretizzarsi in nuove piattaforme” ha evidenziato Dottori.

Tutti i dettagli.

MEDITERRANEO: DA UNA SITUAZIONE DI PACE A SITUAZIONE DI COMPETIZIONE PERMANENTE

“Nel Mediterraneo si è passati da una situazione di pace con possibile escalation verso crisi o conflitto a una situazione di competizione permanente tra i Paesi dell’area e, quindi, a una situazione di equilibrio instabile permanente che può evolvere in crisi e conflitto” ha osservato il capo di Stato maggiore della Marina, ammiraglio Enrico Credendino, lo scorso 10 marzo, intervenendo presso le commissioni Difesa.

“Chiaramente questo è stato enfatizzato in questi ultimi giorni dalla guerra in Ucraina, ma già nei mesi precedenti c’era stato un notevole aumento della flotta russa. Nel 2015, quindi solo sette anni fa, era presente in maniera permanente una nave logistica russa a Tartus. Negli anni la flotta russa è aumentata con una media che si attestava negli ultimi mesi tra 10 e 12 navi e sommergibili nel Mediterraneo, oltre chiaramente alla flotta russa nel Mar Nero” sottolineava l’ammiraglio Credendino in audizione.

IL PUNTO SUGLI INVESTIMENTI

Se sul piano degli investimenti in qualche modo ci siamo, Dottori osserva che “si lamenta il calo complessivo a medio termine delle piattaforme disponibili e la tempistica di alcuni programmi sembra ancora inadeguata all’urgenza del momento, specialmente l’acquisto degli F-35B destinati alla portaerei Cavour e al Trieste. Cavo Dragone e Credendino hanno chiesto al governo e al parlamento l’ulteriore potenziamento delle capacità di lotta antisom e anti-aeree, trovando un certo ascolto. Aumenteranno conseguentemente le Fremm in versione Asw – Anti-Submarine Warfare – specificamente adattate alla caccia dei sottomarini ostili, anche se pare che non si rinuncerà a certe loro dotazioni utili anche nella proiezione del fuoco a terra. E si sta provvedendo a espandere le capacità di difesa aerea della flotta”. 

PIÙ ADDESTRAMENTO PER LA MARINA MILITARE

Dopodiché Dottori, analista di geopolitica e relazioni internazionali, ricorda che “l’ammiraglio Cavo Dragone ha orgogliosamente rivendicato lo scorso 14 luglio in parlamento la superiorità tecnica delle nostre Fremm rispetto alle navi corrispondenti in servizio nella flotta americana e in quella francese. Ma possiamo dire la stessa cosa a proposito dell’addestramento per tutte le tipologie delle navi in servizio nella nostra flotta?”

“La Marina fa, naturalmente, del suo meglio: ma il confronto con i ritmi addestrativi impressi dalla Royal Navy è impressionante” sottolinea l’analista sulla rivista di geopolitica diretta da Giuliano Caracciolo. “Le due nuove portaerei britanniche sono frequentemente in mare, in ogni condizione di tempo e di luce, come documentano le numerose immagini che ritraggono sui social il Queen Elizabeth e il Prince of Wales in uscita o in entrata nella base di Portsmouth” rimarca Dottori.

A questo proposito va rammentata l’esercitazione internazionale dello scorso novembre 2021 con gli F-35B italiani che appontavano sulla nave inglese (HMS Queen Elizabeth); F-35B americani che appontavano sulla nave italiana (Cavour) e F-35B dell’Aeronautica e della Marina Militare che appuntavano su Nave Cavour in sinergia. “Un passo certamente positivo, fortemente voluto dai vertici militari, e da salutare con favore. Ma ci vorrebbe di più, almeno a questi livelli. Le fregate, di contro, svolgono un’intensa attività operativa, che sta permettendo l’acquisizione di una notevole esperienza, dentro e fuori dal Mediterraneo”, ha commentato Dottori.

RIVALUTARE LE SCORTE DEL MUNIZIONAMENTO

Infine, secondo l’esperto di Limes “Nella prospettiva di un urto di maggiori proporzioni, sarebbero però da rivalutare le scorte del munizionamento: in marzo, Credendino aveva fatto sapere che da giugno i missili anti-aerei imbarcati non sarebbero stati più operativi. Ci vorrà del tempo per sostituirli”.

In particolare il capo di Stato maggiore della Marina aveva puntualizzato che “La situazione è critica nella parte delle navi con capacità antiaeree. Noi abbiamo quattro DDG, ma due hanno esaurito la loro vita operativa, Mimbelli e De la Penne. I missili antiaerei scadono a giugno e non potranno più essere impiegati. Rimangono solo il Doria e il Duilio, che sono fondamentali per garantire la scorta alle portaerei e al gruppo anfibio e per difenderli. Senza di loro questi gruppi non possono andare nel mare e contribuiscono poi alla difesa contro missili balistici del territorio nazionale, oggi assicurata e garantita dagli americani che hanno nel Mediterraneo quattro navi idonee a questo scopo. Dovranno essere fatte delle riflessioni su questo”.

“In ogni caso, — rimarca Dottori — si moltiplicano voci e testimonianze che descrivono i vani lanciamissili delle nostre navi come praticamente vuoti. E si tratta di un problema serio, seppure sia ormai chiaro il fatto che in caso di conflitto maggiore la questione del consumo dei materiali investirebbe tutte le Forze armate occidentali”.

L’ITALIA È PREPARATA?

“In sintesi, anche se la lista della spesa è sempre ampia e il novero delle missioni cui adempiere si è allargato per vari fattori, è possibile concludere che siamo preparati ad affrontare evenienze che non contemplino uno scontro armato prolungato con una grande potenza. Con avversari più forti e determinati avremmo invece presumibilmente più di una difficoltà, anche se non saremmo chiamati a misurarci da soli. Una guerra mondiale non potrebbe infatti vederci certamente tra i protagonisti, ma soltanto tra i comprimari, seppure di rango”, ha concluso Dottori.

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