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Giorgetti

Lo scontro Francia-Italia aiuta Tajani nella successione a Berlusconi

Gli effetti interni alla maggioranza di governo e a Forza Italia delle ultime scortesie francesi contro l'Italia. I Graffi di Damato

 

Non so se nella “gran gelata sulle Alpi”, come l’ha definita Avvenire, o nel nuovo capitolo del lungo romanzo dei “cugini coltelli”, evocati dal manifesto, Macron vorrà, saprà, potrà cogliere l’occasione per liberarsi finalmente di un ministro degli Interni che gli ha già creato troppi problemi con l’incapacità dimostrata di gestire le piazze francesi. Dove sono dilagate, a dir poco, le dimostrazioni violente contro il pur modesto intervento del governo sull’età pensionabile.

Stavolta Gérarld Darmanin – così si chiama questo ministro – ha cercato di riversare sul governo italiano di Giorgia Meloni la rabbia procuratagli in Francia dall’opposizione di destra di Marine Le Pen sul fronte, caldo anche lì, dell’immigrazione. E con un attacco definito da Repubblica “lo schiaffo di Parigi” si è procurato la clamorosa protesta del ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani. Che ha disdetto all’ultimo momento un incontro di routine che avrebbe dovuto avere ieri sera a Parigi con l’omologa francese.

Quest’ultima, rendendosi conto di quanto l’avesse fatta grossa il suo collega, non è arrivata a scusarsene in pubblico ma ha significativamente rinnovato l’invito a Tajani a volare al più presto a Parigi per ricucire lo strappo nei rapporti “essenziali” fra i due Paesi. A determinare la possibilità di questo nuovo incontro potrà essere solo il presidente francese nei tempi e nei modi che riterrà opportuni, magari d’intesa col presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella. Del quale egli è notoriamente diventato amico nella sua ormai non breve esperienza all’Eliseo.

Mi risulta che, oltre alla Meloni, finita simpaticamente in una vignetta di Stefano Rolli sul Secolo XIX appesa a una parete del museo parigino del Louvre come “l’Iraconda”, al posto della “Gioconda” di Leonardo da Vinci, il ministro degli Esteri si sia consultato telefonicamente con Silvio Berlusconi ancora trattenuto in ospedale per le sue pur migliorate condizioni di salute. E ne abbia ricevuto il pieno consenso, anzi incoraggiamento. E così il mio caro amico Tajani, promotore della manifestazione elettorale di Forza Italia in programma oggi e domani a Milano, destinato a concludersi con un messaggio da remoto dello stesso Berlusconi, ha messo un altro mattone, diciamo così, nella paziente costruzione della successione al capo e fondatore del partito in marcia verso il trentesimo compleanno.

Ormai il ministro degli Esteri, vice presidente del Consiglio, vice presidente del Partito Popolare Europeo, vice presidente della stessa Forza Italia e già presidente del Parlamento Europeo, non ha seri rivali o concorrenti sulla strada della successione a Berlusconi. Non potranno certo più creargli seri problemi la capogruppo forzista e declinante al Senato Licia Ronzulli e/o il vice presidente della Camera Giorgio Mulè. Che non gli hanno risparmiato nei mesi scorsi allusioni polemiche ai troppi incarichi che detiene per occuparsi ancora di più del partito.

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