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Come e perché la Francia si divide sulla riforma macroniana delle pensioni. Report Ispi

La riforma delle pensioni è stata promulgata in Francia dopo il via libera della Corte costituzionale. La posizione di Macron, le proteste dei sindacati e delle opposizioni. Le questioni in ballo. Tutto nell'approfondimento dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi)

 

Le pensioni squassano la Francia.

La riforma delle pensioni è stata ufficialmente promulgata in Francia dopo il via libera della Corte costituzionale. Il provvedimento, che ha scatenato forti proteste, è stato pubblicato sul “Journal officiel”, la Gazzetta ufficiale francese.

IL PUNTO POLITICO SULLE PENSIONI IN FRANCIA

Dopo la decisione della Corte costituzionale, il sindacato aveva chiesto “solennemente” al presidente Emmanuel Macron “di non promulgare la legge”. L’appello è rimasto però inascoltato. L’inquilino dell’Eliseo aveva quindici giorni di tempo per apporre la propria firma al testo che alza da 62 a 64 anni l’età pensionabile. Ha scelto di farlo subito.

L’OK DELLA CORTE COSTITUZIONALE ALLA RIFORMA DELLE PENSIONI

La Corte costituzionale francese ha convalidato ieri la maggior parte della riforma e ha bloccato una prima richiesta di referendum di iniziativa popolare avanzata dalla sinistra, che intendeva avviare la raccolta di 4,8 milioni di firme per una consultazione senza precedenti dei francesi.

COSA SUCCEDE ORA DOPO LA RIFORMA DELLE PENSIONI IN FRANCIA

“Nel complesso, il pronunciamento del Consiglio sembra approfondire il solco della frattura profonda creatasi tra l’Eliseo e le piazze che promettono di non abbandonare la protesta – ha commentato l’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) – A nulla sono valse in queste settimane le spiegazioni del presidente secondo cui l’innalzamento dell’età pensionabile è l’unico modo per salvare il bilancio dello stato nei decenni a venire. Le pensioni sono considerate infatti la pietra miliare del sistema di protezione sociale francese e i sindacati accusano il governo di non voler trovare i soldi altrove, ad esempio tassando maggiormente i più ricchi”.

LE PROTESTE DI PIAZZA IN FRANCIA

Dopo l’annuncio dell’Alta Corte, a Parigi è rimontata la protesta secondo il quotidiano francese Libération, con scontri, fumogeni e bici elettriche date alle fiamme. Diverse manifestazioni sono in programma oggi nelle principali piazze del Paese. I sindacati hanno chiamato a una “mobilitazione eccezionale” per il prossimo 1 maggio.

La sentenza dei nove ‘saggi’ della Corte è stata comunicata al termine di una giornata tesa, in una Parigi blindata dalle forze di polizia, con banche e negozi che hanno sbarrato le vetrine, dopo che i manifestanti hanno fatto irruzione nella sede del gruppo di lusso francese LVMH facendo esplodere petardi. Le autorità avevano schierato 4mila agenti di polizia, e predisposto un cordone di poliziotti tutto intorno a rue Montpensier, sede del Consiglio costituzionale, su cui oggi erano puntati gli occhi di tutta la Francia.

LE REAZIONI POLITICHE

“La decisione del Consiglio costituzionale mostra che quest’istituzione è più attenta alle esigenze della monarchia presidenziale che a quelle del popolo sovrano – ha scritto su Twitter il leader di sinistra Jean-Luc Mélenchon – La lotta continua”. “Pur non aspettandoci granché dal Consiglio, siamo comunque delusi”, ha detto Mathilde Panot, capogruppo di France Insoumise (sinistra radicale) al Parlamento annunciando che “finché questa riforma non verrà ritirata, la mobilitazione continuerà”. E rivolgendosi a Macron, lo ha messo in guardia: “Se il presidente promulgherà questa riforma, non potrà più governare sul paese”. Ma sarà soprattutto il Front Nationale di Marine Le Pen a cavalcare le proteste anti Macron.

L’ANALISI DELL’ISPI SULLA RIFORMA DELLE PENSIONI IN FRANCIA

Si legge in un focus dell’Ispi: “L’assunto alla base della riforma è semplice: la popolazione francese invecchia, l’età pensionabile in Francia è fra le più basse in Europa e di questo passo il sistema non sarà più sostenibile. Di tutt’altro parere le opposizioni e i sindacati che contestano la decisione dell’Eliseo di non considerare altre strade, come la riduzione delle pensioni d’oro o l’aumento delle tasse alle aziende e alle fasce più ricche di popolazione. Gli oppositori accusano l’esecutivo di proporre una riforma il cui peso ricadrebbe principalmente sulla classe operaia, che inizia a lavorare prima e in media vive meno. In sostanza la riforma prevede l’innalzamento di due anni dell’età pensionistica che passerebbe così da 62 a 64 anni, mentre l’anzianità contributiva sale a 43 anni. Inoltre è previsto il progressivo riordino degli schemi speciali, ai quali appartiene il 25% dei pensionati e che prevedono notevoli differenze di agevolazioni e trattamenti tra categorie di lavoratori. La pensione minima salirà a 1200 euro al mese”.

IL COMMENTO DI GIULIANO CAZZOLA

Ha scritto nei giorni scorsi l’editorialista ed esperto di pensioni e welfare Giuliano Cazzola su Start Magazine: “Il casus belli – gli scioperi  in corso evidenziano la debolezza dei sindacati francesi, perché è facile creare disordine e confusione aggredendo e bloccando i servizi essenziali, come i trasporti e le raffinerie – sta nell’elevazione dell’età di pensionamento da 62 a 64 anni entro il 2030, accompagnata anche da un allungamento – da 42 a 43 anni entro il 2027 – dell’anzianità contributiva – la leva su cui hanno agito fino ad ora i governi – utile a percepire il massimo di pensione. Ma la questione vera di cui si parla poco consiste nell’intenzione del governo di arrivare, almeno per i nuovi assunti, ad un regime uniforme che si lascerebbe alle spalle i 42 regimi e casse previdenziali ora vigenti con trattamenti oggettivamente privilegiati. Si pensi per esempio alla metropolitana di Parigi: il calcolo della pensione per i dipendenti non si base su tutta l’anzianità, ma sugli anni migliori quanto a retribuzione e a contribuzione”.

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