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Pd

Il sadismo politico del Pd

Il Bloc Notes di Michele Magno

In un libro pubblicato nel 1939, “Eretici italiani del Cinquecento”, lo storico Delio Cantimori accenna a quella forma di “dissimulazione ragionata” che al tempo della Riforma era nota col nome di nicodemismo, consistente nella giustificazione dottrinaria del comportamento di coloro i quali “tenevano celata la propria fede, aspettando per manifestarla che cessasse il timore del martirio”.

Forse una forma di nicodemismo può essere considerata anche la mia decisione di sospendere la propria fiducia nel Pd, almeno fino a quando non cesserà di tormentare iscritti e militanti con le sue lotte intestine e le sue irresolutezze strategiche. Riemerse con forza in una campagna congressuale caotica e interminabile, hanno prodotto un nuovo segretario ma idee ancora confuse su leadership, alleanze, programma, organizzazione del partito.

Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso a chi scrive è stata l’incredibile notizia, apparsa sui giornali qualche mese fa, della ricandidatura ante litteram di Michele Emiliano a governatore della Puglia, dove le elezioni regionali si terranno non prima di due anni. Devo presumere, dato il loro silenzio, con l’assenso dei vertici romani dei democratici. Se non siamo alle comiche finali, poco ci manca.

Vista dall’alto, questa scelta è un suicidio politico. Vista dal basso, è il sintomo di una potente sindrome sadica. In una delle sue magistrali lezioni di filosofia morale, Hannah Arendt osservava che il sadismo è curiosamente assente nel catalogo canonico dei vizi umani. Eppure il puro piacere di infliggere il dolore e di contemplare la sofferenza -aggiungeva-dovrebbe essere considerato il vizio di tutti i vizi.

Per secoli è stato rappresentato solo nella letteratura pornografica e nell’arte della perversione. Lo si è sempre rinchiuso tra le pareti della camera da letto, e solo di tanto in tanto si riesce a trascinarlo nelle aule dei tribunali. Oggi, invece, sembra praticato liberamente e alla luce del sole dalle parti di Largo del Nazareno. Tertulliano e Tommaso d’Aquino annoveravano, in perfetta innocenza, la visione dei dannati all’inferno tra i piaceri che attendono i santi in paradiso.

Gli attuali dirigenti del Pd non sono santi, e quindi non avranno questa opportunità. Ma anche per loro dovrebbe valere la prescrizione somma dell’etica cristiana: “Non fare agli altri ciò che non desideri sia fatto a te stesso”.

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