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Ecco come e perché Pechino festeggia la visita di Elon Musk in Cina

La Cina ha sfruttato la visita di Musk per attaccare i governi occidentali che promuovono il decoupling economico e per rilanciare la sua immagine di paese aperto al business. Ecco chi sono gli altri imprenditori americani attratti dal Dragone

 

La Cina è un Paese complicato da gestire per le aziende occidentali: ha un mercato vastissimo che permette grosse vendite, e rinunciarvi è difficile; d’altro lato, però, la Cina è anche una nazione autoritaria e potenzialmente ostile dalla quale il governo degli Stati Uniti (soprattutto) e la Commissione europea vorrebbero essere meno dipendenti, quantomeno nei settori strategici. Fare affari in Cina, insomma, apre delle opportunità ma comporta anche dei rischi per le aziende; alcune di queste, per effetto del contesto politico, hanno deciso di spostare altrove le loro capacità manifatturiere: India e Vietnam sono le mete più gettonate.

Questa settimana Elon Musk – amministratore delegato di Tesla, fondatore di SpaceX e proprietario di Twitter, tra le altre cose – si è recato in visita in Cina, la prima in tre anni, con l’obiettivo principale di rilanciare la produzione di veicoli elettrici nel grande stabilimento di Shanghai. I giornali cinesi hanno utilizzato la visita del miliardario sudafricano per rilanciare il messaggio ufficiale del governo di Pechino: la Cina è aperta agli affari.

NON SOLO MUSK: TUTTE LE RECENTI VISITE DI CEO AMERICANI IN CINA

Come ricostruisce Quartz, Musk è solo uno dei tanti amministratori delegati di aziende statunitensi che nelle ultime settimane hanno visitato la Cina, come Jamie Dimon (JPMorgan), Laxman Narasimhan (Starbucks) e Mary Barra (General Motors); a marzo erano giunti Tim Cook di Apple e Albert Bourla di Pfizer.

– Leggi anche: Perché la Cina coccola JpMorgan e Standard Chartered

LA VERSIONE DELLA CINA

Capital News, un portale legato al quotidiano governativo Beijing News, ha scritto che “la visita di Musk in Cina non è certamente una coincidenza” e che “queste visite frequenti [di amministratori delegati stranieri, ndr] hanno attirato l’attenzione mondiale. L’importanza che la Cina attribuisce agli investimenti e alle operazioni delle aziende straniere in Cina è evidente”.

Capital News ha poi messo a confronto l’interesse degli imprenditori occidentali per il mercato cinese con le politiche di distacco (parziale e cauto, specialmente per quanto riguarda l’Europa) portate avanti dai governi occidentali, definendo le visite di Musk e degli altri CEO come “un duro schiaffo in faccia ad alcuni politici”.

ha scritto Capital News, aggiungendo che i viaggi di Musk e degli altri sono “un duro schiaffo in faccia ad alcuni politici occidentali”.

MUSK È L’UOMO IDEALE PER LA CINA?

Come ha scritto Reuters, Elon Musk è l’investitore estero ideale per Pechino perché si oppone al cosiddetto decoupling, cioè il disaccoppiamento tra le economie statunitense e cinese. Decoupling è un termine che, in realtà, l’amministrazione di Joe Biden respinge: come ha spiegato la segretaria del Tesoro Janet Yellen, Washington non vuole un distacco economico totale da Pechino, bensì limitato ad alcuni comparti strategici, come i microchip e i metalli critici per la transizione energetica.

Musk ha detto ai funzionari cinesi di essere contrario al decoupling e che le economie americana e cinese sono “gemelli siamesi”, ossia legatissime l’una all’altra: nel 2022, nonostante le tensioni, gli scambi bilaterali hanno raggiunto la cifra record di 690,6 miliardi di dollari.

In passato Musk ha rilasciato delle dichiarazioni favorevoli al governo cinese, dicendo ad esempio che si dovrebbe concedere alla Cina un controllo parziale di Taiwan, un paese di fatto indipendente ma che Pechino considera parte del proprio territorio pur non avendo mai governato l’isola.

Anche Dimon di JPMorgan la pensa come Musk sul decoupling, proponendo piuttosto un engagement (ingaggio anziché disaccoppiamento) tra Stati Uniti e Cina, pur specificando di essere favorevole al de-risking, cioè alla riduzione delle vulnerabilità strategiche nelle relazioni commerciali.

COSA FARÀ TESLA IN CINA

Dopo che Musk si è riunito con il ministro degli Esteri cinese Qin Gang, il ministero ha diffuso un comunicato nel quale dichiarava che Tesla si è impegnata ad espandere le sue attività in Cina. Come fa notare Quartz, l’azienda non aveva tanta scelta: l’accordo di locazione per il sito dello stabilimento di Shanghai prevede che Tesla investa 2 miliardi di dollari nella città entro la fine dell’anno.

Tesla è importante per l’industria cinese dell’automobile elettrica perché contribuisce al cosiddetto “effetto catfish“, che si verifica quando un forte operatore straniero (Tesla, appunto) stimola la concorrenza nazionale a fare meglio. E la Cina, con il suo grande mercato e le sue condizioni favorevoli alla manifattura, è importante per Tesla: l’anno scorso la fabbrica di Shanghai è valsa oltre la metà della produzione globale dell’azienda.

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