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Centri Storici

Che cosa si fa per i centri storici?

Dalla voglia di tassare le case alla necessità di salvaguardare l’ambiente e l’economia. Matera ospiterà studiosi da tutta Europa per il Simposio internazionale Resilient Ecological Design Strategies. L'articolo di Nunzio Ingiusto

A settimane alterne fa capolino nel dibattito politico: patrimoniale si, patrimoniale no. Sui fabbricati, sulle case di ogni tipo e in qualsiasi condizione si trovino. Poi tutto tace. Per convenienza, per opportunità, magari per opportunismo, perché l’esercito dei proprietari di case è già bell’e tartassato. Si parla poco, però, delle tante case vuote, dei centri storici asfittici e abbandonati, delle ripercussioni sull’ambiente urbano e sulla lenta agonia di quartieri storici un tempo assai vitali. Chi prova a ridisegnare patrimoni abitativi depressi, viene ascoltato ancora poco, al contrario di quello di cui invece c’è grande bisogno. Eppure in Italia le case vuote sono 7 milioni. Strutture che non consumano più acqua, gas, elettricità, altri servizi, generando di fatto anche mancati guadagni e ricchezza sociale. Ma non è solo questo.

A corollario delle case abbandonate ci sono più di 6.000 Km di infrastrutture inutilizzate, centinaia di siti industriali ed esercizi commerciali non attivi, di cui la politica non parla. Sarebbe invece utile, soprattutto in queste settimane di manovra economica e di comizi sull’economia sostenibile, farsi un’esame di coscienza. Aprire una discussione vera per arrivare a decisioni che non prefigurino solo nuove tasse. Al contrario, capire davvero come l’Italia possa gestire quel fenomeno chiamato legacy che coinvolge già centinaia di esperti italiani tutto il mondo.

Matera, capitale europea della cultura, per due giorni prova a scuotere le nostre sensibilità recalcitranti. Dal 14 al 16 novembre ospita il Simposio internazionale Resilient Ecological Design Strategies. Nell’aula magna dell’Università della Basilicata si ritroveranno 150 ricercatori, docenti, progettisti, selezionati da un Comitato Scientifico internazionale, provenienti da tutta Italia ed Europa. Discuteranno di legacy, appunto, intesa come patrimonio materiale e immateriale del passato da trasferire nel futuro. Senza alcuna vanità, la città lucana — grazie al successo internazionale di quest’anno — si presenta come il giusto incrocio fra “Futuro e Passato”, “Utopie e Distopie”, “Continuità e Rotture” .

Chi frequenta Matera e la Basilicata sa bene che la sostanza di quell’incrocio sta prima di tutto nella sua gente, nella capacità di resistere e cavarsela sempre, avendo rispetto per i luoghi in cui vive. Troppe classi dirigenti gli hanno voltato le spalle, spostando sempre più in avanti gli appuntamenti con la modernità è il progresso. Ma modernità vuol dire anche custodire valori e capitali e sociale. Nei prossimi anni il passaggio al futuro sarà la principale sfida che dovranno cogliere i giovani. Non solo case e luoghi fisici che una buona politica deve comunque tutelare. Ma idee e pratiche sociali nell’arte, nel design, nella tecnologia che stanno cambiando la nostra percezione rispetto al tempo e allo spazio che viviamo.

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