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Patrimoniale

La frittata patrimoniale di Paola Frassinetti indigesta per Giorgia Meloni

Chi e come ha cucinato in Parlamento il pasticcio sulla patrimoniale. Il caso della sottosegretaria di Fratelli d'Italia, Paola Frassineti. I Graffi di Damato

Meno male, per il governo e, più in particolare, per la premier Giorgia Meloni e i suoi “fratelli d’Italia”, che la Camera dei Deputati si è decisa ad andare in ferie. Almeno per qualche settimana sarà scongiurato un altro “brivido” come quello passato ieri, quando la presidente del Consiglio ha appreso che la sua amica e collega di partito Paola Frassinetti (nella foto), generosamente promossa sottosegretaria al Ministero dell’Istruzione e del Merito, aveva gravato il governo del compito di “valutare” l’introduzione di una tassa patrimoniale sopra i 500mila euro di proprietà accogliendo un ordine del giorno di Nicola Fratoianni. Che è titolare, diciamo così, dell’unica formazione dichiaratamente e orgogliosamente di sinistra presente in Parlamento: “Sinistra italiana”, appunto.

E meno male, ancora, che la sottosegretaria in un sussulto di responsabilità, prudenza e simili aveva avvertito l’opportunità, nell’esprimere a nome del governo il parere positivo alla proposta, di chiedere a Fratoianni, e di ottenere, la “riformulazione” dell’ordine del giorno per limitare “l’impegno” ad una semplice valutazione, non all’adozione di un provvedimento.

TRA VERITÀ E UNITÀ  SULLA PATRIMONIALE

Ma è bastata la promessa di una “valutazione”, denunciata prontamente dai renziani che si vantano di vigilare dall’opposizione la frontiera fiscale a difesa delle tasche dei contribuenti, a fare sobbalzare la Meloni. Che era peraltro impegnata in un pranzo di lavoro con i vertici della maggioranza, a base di insalata di riso, due ricottine, mozzarella e prosciutto cotto, come riferisce l’informatissimo Foglio, per un maggiore e migliore coordinamento tra governo e gruppi parlamentari di centrodestra.. Poco dopo è stato diffuso un comunicato per tirare fuori la maggioranza dalla “palude” in cui l’aveva ficcata la sottosegretaria di destra. “Valutazione fatta di corsa e patrimoniale esclusa”, ha riferito e riassunto con sollievo La Verità di Maurizio Belpietro.

Al sollievo del giornale di destra si contrappongono naturalmente la delusione e la derisione dell’Unità, che per un po’ di ore ha rischiato di morire per infarto di gioia nelle edicole dove l’ha appena riportata Piero Sansonetti con Alfredo Romeo, l’editore anche del Riformista affidato a Matteo Renzi. Sormontato da un “occhiello” contro i “dilettanti allo sbaraglio”, il giornale storico dei comunisti italiani ha titolato in apertura: “Era ora: anche la destra vuole la patrimoniale! (Ma era uno sbaglio: Povera Giorgia!), ricollocatasi rapidamente al posto di affamatrice dei deboli e di protettrice dei ricchi e degli evasori assegnatole dagli avversari di sinistra. Cui da qualche giorno, con un movimento appena costituito dall’ex ministro ed ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, si sono aggiunti avversari anche di destra. I quali la considerano rovinosamente convertita al “liberalismo e atlantismo”. Se ne discuterà sotto qualche ombrellone, in attesa che arrivi l’autunno e che Alemanno riesca a partecipare a qualche elezione.

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