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Draghi Germania

Che cosa si dice in Germania di Draghi e della crisi in Italia

Titoli e commenti delle principali testate tedesche. L'articolo di Pierluigi Mennitti da Berlino

 

“I mercati finanziari non mancheranno di reagire agli eventi italiani di giovedì”. Più che una minaccia è una certezza quella che la Frankfurter Allgemeine Zeitung esprime nell’apertura del commento dedicato alla crisi del governo di Mario Draghi.

Il titolo è cinematografico, “La tempesta perfetta”, lo svolgimento drammatico: “Le ormai previste dimissioni del governo porteranno probabilmente a nuove elezioni in settembre o ottobre e quindi a un prolungato periodo di incertezza. Questo è l’esito che i mercati temono. Già mercoledì i prezzi delle azioni alla borsa di Milano erano scesi dell’1,6%, molto più che in altri mercati azionari europei. I titoli di Stato decennali dell’Italia hanno un rendimento del 3,5%, superiore a quello della Grecia. Ciò significa che gli investitori assumono rischi più elevati per l’Italia rispetto al Paese che qualche anno fa era finanziariamente sull’orlo del baratro”.

È tornata l’Italia di sempre, inaffidabile e pericolosa per i suoi partner, scrive lo Spiegel, che ricostruisce quello che definisce “il giorno della follia”: discorsi, intrighi, repliche, sotterfugi, fino al defilamento di quelle che la stampa chiamava “le destre di governo”. Ci sono molte vedove di Mario Draghi in Germania, e fa un certo effetto leggerle su quella stampa che, quando era a capo della Bce, lo accusava di strozzare il risparmiatore tedesco e di gettare il denaro dalla finestra.

Ma quel che più preoccupa i tedeschi è il dopo, quel che accadrà da domani e soprattutto dopodomani, quando le urne, qui ne sono tutti convinti, premieranno un governo sovranista trainato da Giorgia Meloni, che la stampa tedesca, anche quella conservatrice, definisce un’estremista di destra. Per essere chiari, Meloni gode in Germania di una stampa peggiore addirittura rispetto a Matteo Salvini, pur non avendo sulle spalle il peccato di frequentazioni europee con estremisti come i tizi di Afd.

Per l’Italia declinante, i quotidiani ricorrono a vocabolario dal sapore letterario, ricco di enfasi, come si conviene per un Paese amato ma mai in fondo capito: “L’Italia prigioniera dei suoi vecchi demoni”, racconta la Süddeutsche Zeitung, “che ora rischia di affondare nell’incertezza”. Un “dramma estivo” l’addio di Draghi, “una colossale perdita per il Paese nel momento più stupido”.

Con Draghi, l’Italia ha guadagnato prestigio internazionale negli ultimi diciassette mesi, riprende il quotidiano di Monaco: “Ovunque parlasse, veniva ascoltato, l’Italia veniva ascoltata. E tutto ruotava intorno a lui, al prestigio e al curriculum dell’ex capo della Banca centrale europea”.

Il suo stile ruvido alla fine lo ha tradito: “Draghi ha governato come un tecnocrate. A volte un po’ di diplomazia non avrebbe guastato. A volte i partiti hanno avuto l’impressione di essere presenti solo per approvare le decisioni del gabinetto”. A un certo punto, quelli che precipitavano nei sondaggi, hanno cominciato a prendere le distanze. “Draghi avrebbe potuto tenerli in riga ora, con uno o due gesti prima delle elezioni. Ma questo non sarebbe stato il suo stile, non sarebbe stato adatto alla sua natura”, conclude la Süddeutsche.

Ancora la Frankfurter, appassionata di numeri e grafici: “Il divario dei tassi d’interesse (spread) tra le obbligazioni decennali della Germania e dell’Italia è salito a volte fino a quasi 240 punti, poi è sceso di nuovo in modo significativo. Alcuni operatori di mercato ritengono che la Banca Centrale Europea sia attiva come acquirente, ma ciò non è confermato. La Banca centrale vuole contrastare la forte divergenza dei tassi di interesse nell’area dell’euro perché, secondo i suoi timori, la politica monetaria non funzionerebbe più. Oggi, giovedì, il Consiglio direttivo della Bce discuterà nuove misure per contrastare l’impennata dei tassi di interesse. La crisi di governo in Italia accresce il dilemma perché lo statuto della Banca non le consente di diventare un attore politico, ma i suoi interventi possono avere un carattere politico”.

Il problema è tutto qui, nell’Italia tornata mina vagante della casa comune, mentre le sfide sono diventate estreme: la guerra, l’energia, l’inflazione, la probabile recessione. I finanziamenti del PNRR avrebbero potuto rimettere in piedi una baracca che sembrava allo sbando, ma c’era bisogno di una guida competente e credibile e la si è dovuta prendere (ancora una volta) al di fuori del perimetro politico che alle ultime elezioni aveva premiato solo populisti. Un cane che si morde la coda.

“Draghi aveva annunciato ulteriori riforme economiche al Senato e il completamento delle misure già avviate, ma ha anche promesso misure sociali di accompagnamento, come un salario minimo a livello nazionale”, conclude il quotidiano di Francoforte, “ha proposto ai parlamentari un nuovo patto di fiducia. Siete pronti a riaffermare gli sforzi che avete fatto nei primi mesi, ma che poi sono svaniti?, ha chiesto. Mercoledì sera i deputati hanno dato una risposta chiara: no”.

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