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Leonardo Oto Melara

Ucraina, Leonardo rimanda la cessione di Wass e Oto Melara?

Secondo Reuters, Leonardo ha accantonato (per il momento) la vendita delle sue due controllate Oto Melara e Wass a causa della crisi ucraina

 

Leonardo mette in stand-by il piano di vendita delle due controllate Oto Melara e Wass a causa della guerra in Ucraina.

Lo ha riportato l’8 marzo Reuters, citando tre fonti vicine alla questione.

L’anno scorso il gruppo della difesa e aerospazio italiano aveva messo in vendita le due controllate armamenti terrestri e navali (oggi business unit Sistemi di Difesa).

Sia il consorzio franco-tedesco Knds sia l’italiana Fincantieri hanno espresso interesse per le due divisioni.

Secondo la fonte di Reuters i negoziati per raggiungere gli obiettivi del governo sono stati complessi e l’attuale crisi ha reso difficile proseguire i colloqui. “La questione è sospesa a causa della guerra”, ha concluso una delle fonti.

Tutti i dettagli in attesa della presentazione odierna dei risultati 2021, quando saranno date anche le guidance per l’anno in corso.

LE MANIFESTAZIONI D’INTERESSE DI KNDS E FINCANTIERI

Secondo le ricostruzioni giornalistiche, l’offerta di Knds (650 milioni) supera quella di Fincantieri (450 milioni, aumentabile a 550 milioni). Per l’offerta di Fincantieri, gruppo controllato da Cdp Equity con il 71,32%, si parla infatti della necessità di un aumento di capitale sostenuto dal suo principale azionista Cdp.

Ma in audizione alle Commissioni riunite Difesa e Attività produttive della Camera a fine dicembre, l’ad di Leonardo Profumo ha sottolineato che il gruppo prenderà una decisione considerando diversi aspetti: non solo il prezzo offerto, anche la possibilità di cooperazione internazionale.

“Knds è potenzialmente un partner interessante perché ha il 75% del programma Main battle tank e non compete con Leonardo sull’elettronica”, aveva detto Profumo, aggiungendo che l’Italia trarrebbe vantaggio dall’essere parte del progetto del carro armato europeo del futuro Main Ground  Combat System (Mgcs).

IL RUOLO DEL GOVERNO

Ma Reuters ricorda che il governo italiano, che controlla sia Leonardo (attraverso il Mef al 30%) sia Fincantieri, vuole avere voce in capitolo nell’accordo.

L’esecutivo ha avviato infatti un tavolo interminesteriale tra Mef, Mise e Difesa per seguire da vicino il processo di vendita. Lo aveva annunciato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini (Pd) in Aula a fine novembre 2021.

In particolare, Roma vuole avere un ruolo in un consorzio a livello europeo per l’equipaggiamento militare terrestre, in cui potrebbero essere ripiegati alcuni degli asset di Oto Melara e Wass.

VALORIZZAZIONE DEI DUE ASSET CON I RIALZI IN BORSA

Inoltre, con gli aumenti che sta registrando Leonardo in Borsa, c’è anche la valorizzazione dei due asset Oto Melara e Wass. Secondo il Sole 24 Ore, in un eventuale polo industriale europeo di cui si rumoreggia in questi giorni, “Leonardo, anziché limitarsi a cedere le due aziende e le rispettive tecnologie potrebbe partecipare al progetto, insieme a francesi e tedeschi, con una quota di minoranza, che potrebbe arrivare, secondo rumors di mercato, fino al 15%”.

Quindi il gruppo capeggiato da Alessandro Profumo potrebbe essere partner del gruppo senza dover cedere le sue controllate, ma semplicemente una quota. Dunque si delineerebbe così per l’Italia, tramite Leonardo, la partecipazione al programma Mgcs con una quota del 15%.

POLEMICI I SINDACATI

Infine, protestano i sindacati e i lavoratori, preoccupati che una cessione estera di Oto Melara e Wass possa compromettere l’occupazione nei quattro stabilimenti italiani coinvolti.

“Pensare di vendere l’ex Oto Melara per fare cassa, e ottenere in cambio un 15% del prossimo consorzio per il carro armato europeo di nuova generazione, è inaccettabile. L’Italia deve tornare a fare una vera politica industriale, non può pensare di cedere un’azienda così strategica. Se le scelte non andranno nella direzione che auspichiamo, siamo pronti alla mobilitazione” ha lamentato la scorsa settimana Luca Comiti, segretario provinciale Cgil, all’assemblea dei lavoratori dello stabilimento Leonardo della Spezia con Cgil, Cisl e Uil.

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