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Twitch

Tutti i problemi di Twitch. È ancora la tv del futuro?

In costante calo di pubblico, acciaccata dalle multe comminate da diverse Autorità nazionali e senza più una delle streamer di riferimento, Twitch prova a risollevarsi aumentando gli abbonamenti. Ma sarà una mossa furba? Che succede al colosso dello streaming di Amazon?

Soltanto fino a qualche anno fa la maggior parte degli osservatori concordava sul fatto che Twitch fosse la principale candidata a diventare la cosiddetta tv del futuro. Un servizio giovane, innovativo, anche un po’ corsaro, pronto a derubare Instagram e TikTok delle migliori star e starlette dello streaming. Poi sono iniziati i problemi e la piattaforma acquisita da Amazon esattamente 10 anni fa per circa 1 miliardo di dollari non sembra essere riuscita a prendere quota.

TUTTI I LICENZIAMENTI IN TWITCH

L’emittente di sfide e tornei eSport (leggi anche: Activision gioca sporco negli eSport?) in streaming è stata tra le realtà online che hanno licenziato nel corso del 2023, mandando a casa 400 persone. Numero cresciuto nel secondo round di licenziamenti avvenuto all’inizio di quest’anno, che ha riguardato 500 persone, pari al 35% della propria forza lavoro.

Il problema riguarda i costi di gestione.  “Gestire un sito web che supporta 1,8 miliardi di ore di contenuti video in diretta al mese è estremamente costoso, nonostante la dipendenza di Twitch dall’infrastruttura di Amazon”, hanno spiegato alcuni dipendenti dell’azienda a Bloomberg.

LA FUGA (ASSAI ONEROSA) DALLA COREA DEL SUD

E in alcuni Paesi costa molto più che in altri. A fine 2023 l’azienda guidata da Dan Clancy aveva infatti annunciato che con febbraio avrebbe chiuso le trasmissioni in Corea del Sud proprio per colpa delle spese fuori controllo per il mantenimento dell’infrastruttura, fino a 10 volte superiori rispetto alle altre nazioni.

“In definitiva – era stato spiegato dal Ceo sul blog ufficiale del gruppo -, i costi di gestione di Twitch in Corea sono proibitivi e ci siamo impegnati a fondo per ridurre questi costi in modo da trovare un modo per far rimanere l’attività in questo paese. In primo luogo, abbiamo sperimentato un modello peer-to-peer per la qualità delle fonti. Poi abbiamo regolato la qualità della fonte a un massimo di 720p. Pur avendo ridotto i costi grazie a questi sforzi, le nostre tariffe di rete in Corea sono ancora 10 volte più costose rispetto alla maggior parte degli altri paesi. Twitch ha operato in Corea con una perdita significativa e purtroppo non c’è una via d’uscita che ci permetta di operare in modo più sostenibile in quel Paese.”

LA RITORSIONE COREANA

Una decisione che le autorità nazionali non hanno però preso bene. La commissione coreana per le telecomunicazioni (KTC) ha infatti deciso di salutare Twitch comminandole una multa di 327.000 dollari per la sospensione del servizio sul territorio adducendo il disservizio patito dagli iscritti che si sono visti bloccare i video on demand.

PROBLEMI TUCHI…

Tutto questo arriva a poche settimane dalla decisione della National Lottery Association della Turchia di bandire la piattaforma di streaming con l’accusa che gli streamer operanti sulle piattaforme inducano i propri spettatori al gioco d’azzardo. Accusa nemmeno troppo peregrina se si considera che diverse stelle dello streaming sono finanziate proprio dalle grandi Case di quel mondo.

IN ITALIA L’AGCOM HA AZZANNATO TWITCH

Anche in Italia la piattaforma di streaming di Amazon ha avuto problemi. A fine 2023 Agcom ha elevato una sanzione da 900mila euro a Twitch per avere consentito la pubblicizzazione del gioco d’azzardo, infrangendo così l’articolo 9 del decreto Dignità del 2018.

In particolare gli accertamenti posti in essere dalla Autorità per le garanzie nelle comunicazioni avevano fatto emergere “la presenza di oltre 80 canali YouTube [era stata comminata una sanzione ancora più elevata pure a Google. Ndr] e Twitch contenenti più di 20.000 video che pubblicizzavano slot-machine, gioco d’azzardo, scommesse sportive e gratta e vinci”.

LA FUGA DI PUBBLICO E STREAMER

Un bel colpo per una piattaforma che negli ultimi dodici mesi ha vissuto un calo del pubblico medio e delle ore guardate su base annua del 9,4%. E che, oltre all’odience, sta perdendo anche le sue starlette. Difficile per esempio quantificare il danno per Twitch dovuto all’addio a quel palco da parte della streamer marocchina Imane Anys, meglio nota come Pokimane, che ha deciso di trasferirsi altrove dopo 10 anni di attività multimilionaria. Si trattava di uno dei volti di punta del servizio offerto da Amazon.

TRA 10 GIORNI ABBONAMENTI A TWITCH PIÙ CARI

Inevitabilmente, la società ha deciso di provare a risollevare le proprie sorti finanziarie chiedendo più soldi alla propria utenza. A partire dal 28 marzo gli abbonamenti di livello 1 saranno più costosi nel Regno Unito, in Canada e in Australia.

Nel Regno Unito l’abbonamento base passa così da 5 sterline a 6 sterline, nel Canada da 7 a 8 dollari canadesi e in Australia da 8 a 9 dollari australiani. Ma è probabile che nel giro di alcune settimane altre nazioni seguano a ruota.

Twitch ha spiegato che la decisione è dipesa dall’obiettivo di “aiutare le entrate degli streamer a tenere il passo con i costi crescenti e riflettere le fluttuazioni delle valute locali”. L’azienda ha poi precisato che resteranno invariate invece le percentuali di guadagno garantite agli streamer. E visto che la fuga di Pokimane potrebbe essere un precedente pericoloso e rischia di dare il via a una emorragia di Vip, la volontà di non creare frizioni è piuttosto scontata.

IL GAMING È UN BRUTTO GIOCO PER AMAZON

La realtà è che il gaming non sta rappresentando quella gallina dalle uova d’oro che Amazon sperava. Lo scorso novembre Reuters e Bloomberg hanno riportato che l’e-commerce fondato da Jeff Bezos ha lasciato a casa l’intero team di Game Growth e tutto lo staff che lavora su Crown, un canale Twitch supportato da Amazon.

Nonostante il colosso del commercio online avesse affermato che questo canale fosse tra i più visti su Twitch, un report di Bloomberg ha accusato la società di “gonfiarne” i dati con “visualizzazioni spazzatura”, ovvero per mezzo di persone che non guardano attivamente ma si limitano a fare numero. Comunque sia, sarebbero 180 i dipendenti licenziati all’interno della divisione gaming nell’ultimo round che vanno aggiungersi agli altri 100 tagliati lo scorso aprile.

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