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Activision gioca sporco negli eSport?

La causa multimilionaria che due campioni di Call of Duty hanno intentato nei confronti di Activision potrebbe fare emergere una gestione imbarazzante dei tornei eSport

Nuova grana giudiziaria per Activision, software house statunitense fresca di acquisizione da parte di Microsoft che l’ha fatta sua per la cifra astronomica di 70 miliardi di dollari. Questa volta, però, le ben note accuse di essere un luogo di lavoro “tossico” tanto più per i dipendenti di sesso femminile (accuse sfociate in un maxi risarcimento da oltre 50 milioni di dollari) che avevano fatto sollevare più di un sopracciglio anche ad alcuni azionisti italiani della software house fondata da Bill Gates ai tempi dell’acquisto della realtà videoludica di Santa Monica non c’entrano. La nuova causa che potrebbe preoccupare Activision riguarda infatti gli eSport.

I CAMPIONI DEGLI ESPORT CHE CITANO ACTIVISION

La Casa californiana nota per i suoi sparatutto è stata citata in giudizio da due grossi nomi del settore degli eSport, due veri e propri campioni di Call of Duty: Hector “H3CZ” Rodriguez e Seth “Scump” Abner, che chiedono ad Activision 680 milioni di dollari di risarcimento.

I PROFILI INQUIETANTI DELLA VICENDA

Più che la cifra, interessa però ciò che la denuncia potrebbe portare a galla, laddove le accuse fossero confermate (qui il testo integrale) dalla giustizia statunitense: secondo i due, infatti, Activision avrebbe forzato i giocatori a unirsi al suo campionato della Call of Duty League, imponendo non solo tasse di iscrizione vicine ai 30 milioni (per la precisione, 27,5 milioni) ma pure di non monetizzare dalle loro sponsorizzazioni. E i team del settore, al pari dello sport tradizionale, vivono di sponsor.

Secondo a quanto dichiarato dai querelanti, Activision insomma avrebbe sfruttato a proprio vantaggio la propria posizione di monopolista, imponendo ai nomi più noti di partecipare alle sue competizioni senza poter partecipare ad altre competizioni e permettere loro di ottenere guadagni derivanti da contratti siglati privatamente.

” Activision – si legge nelle 44 pagine depositate in tribunale – si è assicurata un monopolio al 100% sul mercato dei campionati e dei tornei professionistici di Call of Duty, ha usato questo potere di mercato per eliminare la concorrenza e ha costretto i proprietari delle squadre e i giocatori a uscire completamente dal mercato o ad accettare condizioni anticoncorrenziali draconiane che erano favorevoli solo ad Activision e al suo monopolio.”

Uno dei due querelanti, Rodriguez, ha affermato che, per pagare l’iscrizione ha di fatto perso la sua OpTic Gaming: non potendosi avvalere degli sponsor, i finanziatori hanno preteso il 92,5% delle quote societarie della compagnia.

LA REPLICA DI ACTIVISION

“Ci difenderemo con forza da queste richieste, che non hanno alcun fondamento né di fatto né di diritto. Siamo delusi dal fatto che questi membri della comunità esport abbiano intentato questa causa, dirompente per i proprietari delle squadre, i giocatori, i fan e i partner che hanno investito così tanto tempo ed energia nel successo della Call of Duty League”, ha dichiarato Delaney Simmons, portavoce Activision Blizzard, a The Verge.

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