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Chip Stellantis

Ecco come la Cina intralcia la taiwanese Tmsc sui chip

Che cosa succede davvero nella guerra dei chip. L'articolo di Giuseppe Gagliano

 

Cos’hanno in comune un telefono, un’auto, un aereo o persino il razzo Ariane?

Invenzioni del secolo scorso che sono piene di chip e semiconduttori, quei pezzettini che in pochi mesi sono diventati il nuovo oro nero.

Per comprendere questa carenza globale, che secondo diverse stime dovrebbe durare “fino alla fine del 2022”, è necessario capire fino a che punto questi chip hanno viaggiato dai nostri telefoni ai loro stabilimenti di produzione.

Che siano prodotti nel paese dello zio Sam o in Europa, sono prodotti in gran parte (molto) in Asia. Tsmc è quindi il campione indiscusso della produzione di semiconduttori nel mondo, producendo per le più grandi aziende come Apple o Intel. Ma l’azienda taiwanese è al centro di un conflitto geopolitico che altro non è che una guerra commerciale con la Cina.

Un conflitto che ha ripercussioni dirette in Europa.

Il gruppo automobilistico Stellantis, nato dalla fusione di Peugeot-Citroen con Fiat-Chrysler, non ha potuto produrre 190.000 veicoli per mancanza di parti nel solo primo trimestre di quest’anno 2021. Secondo diversi analisti, la carenza è dovuta ad un repentino aumento delle domanda di semiconduttori e chip per computer, soprattutto a causa della pandemia. In effetti, l’implementazione su larga scala del telelavoro ha costretto milioni di persone a dotarsi di computer, aumentando così notevolmente la domanda. La produzione asiatica non è riuscita a tenere il passo.

Di fronte a questa carenza, tutti gli attori del mondo dell’industria stanno facendo la stessa osservazione.

L’Europa dipende dall’Asia per la sua fornitura di semiconduttori e la Cina fa il bello e il cattivo tempo. A peggiorare le cose per la situazione europea, il blocco del canale di Suez da parte della nave Evergreen ha ulteriormente prolungato i tempi di consegna dei preziosi semiconduttori, rimasti bloccati nel canale egiziano.

Una fabbrica costa almeno dai 3 ai 4 miliardi e per ottenere una società europea a livello di Tsmc occorrerebbe una dotazione da 50 a 60 miliardi.

Ebbene il problema non arriva direttamente da Tsmc ma dagli intermediari cinesi, che li stanno bloccando. Un vero atto di guerra commerciale condotta da Pechino su Taiwan.

Per uscire dalla crisi attuale, anche l’Europa non resta impassibile, e a Bruxelles si stanno intraprendendo molte azioni per risolvere questo problema di approvvigionamento, e di fatto, di dipendenza.

Thierry Breton, il commissario europeo incaricato del commercio interno, ha anche incontrato nelle scorse settimane diverse grandi aziende, europee e americane specializzate nella produzione di chip, come Tsmc e Samsung in Asia. Ma le richieste del commissario francese non hanno trovato eco oltre Atlantico e poche aziende riescono a investire le somme richieste nel vecchio continente.

Perché al di là dell’investimento iniziale, l’arretratezza tecnologica nei confronti delle aziende asiatiche è enorme. Tsmc sta preparando chip 2nm, così come Samsung. L’Europa ha ora le conoscenze per produrre chip a 28 nm. Un pezzo preistorico nella storia dell’informatica, che non troverà mai un acquirente sul mercato.

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