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Chip, perché i computer e la Cina oscurano i conti di Micron

I risultati di Micron non convincono troppo i mercati, pensierosi per la fiacchezza del settore dei computer e per la situazione in Cina. Intanto, Stati Uniti e Paesi Bassi si preparano a colpire Pechino con nuove restrizioni alle tecnologie per i microchip. Tutti i dettagli.

Mercoledì Micron, azienda statunitense di semiconduttori specializzata nei chip di memoria, ha pubblicato i risultati del terzo trimestre dell’anno fiscale. Non sono stati buonissimi: le entrate sono ammontate a 3,75 miliardi di dollari, più alte dei 3,65 miliardi stimati dagli esperti ma più basse del 57 su base annua. Le perdite per azione sono state di 1,43 dollari, che nel quarto trimestre dovrebbero peggiorare a 1,12-1,26 dollari. Nei prossimi mesi, però, le vendite dovrebbero arrivare a 4,1 miliardi; le stime degli analisti si fermano a 3,8 miliardi.

IL GRANDE MOMENTO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Nonostante le difficoltà, quest’anno il titolo di Micron è cresciuto parecchio, del 34 per cento, trainato dalla grande attenzione dei mercati per l’intelligenza artificiale – il merito è di ChatGPT, innanzitutto – e per la componentistica che ne permette l’utilizzo e lo sviluppo, come le unità di elaborazione grafica e i memory chip, appunto.

LA FIACCHEZZA DEI MERCATI TRADIZIONALI

Al di là dell’intelligenza artificiale, i mercati tradizionali di Micron, quelli dei microchip per i computer e per gli smartphone, continuano invece a essere fiacchi. La colpa è dell’eccesso di offerta inutilizzata, dovuta a sua volta alla minore domanda di elettronica di consumo, che era cresciuta parecchio durante la pandemia.

IL PESO DELLA CINA

Sui conti di Micron, poi, pesa anche la Cina. A maggio l’autorità cinese di regolazione del cyberspazio (CAC) ha vietato agli operatori infrastrutturali di acquistare i prodotti di Micron, accusata di porre “rischi significativi per la sicurezza della catena di approvvigionamento delle infrastrutture informative critiche della Cina”: si tratta di una probabile ritorsione alle restrizioni statunitensi al commercio di tecnologie avanzate con Pechino.

I principali clienti cinesi di Micron non sono gli operatori di infrastrutture, bensì le società che realizzano smartphone e computer. Tuttavia, la società ha fatto sapere che la decisione della CAC mette a rischio la metà della sua quota di mercato in Cina.

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Grafico via Reuters.

LE PREOCCUPAZIONI

Dopo la pubblicazione dei risultati del trimestre, le azioni di Micron hanno guadagnato il 2 per cento (le prospettive future sembrano sì sfidanti, ma non catastrofiche) ma poi sono scese del 5,2 per cento, a 63,5 dollari: l’incognita cinese e le difficoltà nel segmento dei personal computer vengono comunque viste con preoccupazione dai mercati finanziari.

Micron prevede che le spedizioni di computer diminuiranno di una percentuale “a due cifre” rispetto all’anno scorso, portando il mercato più in basso rispetto a dov’era prima della pandemia. Il mercato degli smartphone, invece – sempre secondo l’azienda -, si contrarrà di una percentuale a una cifra rispetto a un anno fa.

LE NUOVE RESTRIZIONI AMERICANE SUI MICROCHIP

Stando a Reuters, gli Stati Uniti e i Paesi Bassi si stanno preparando a imporre, quest’estate, nuove e più estese restrizioni all’esportazione in Cina di macchinari avanzati per la produzione di chip, con l’obiettivo di frenare lo sviluppo industriale e militare del paese.

I governi americano e nederlandese si erano già accordati sui controlli alle esportazioni di tecnologie critiche verso Pechino lo scorso gennaio. All’isolamento cinese partecipa anche il Giappone, dove hanno sede aziende rilevanti come Nikon e Tokyo Electron: le restrizioni giapponesi, che riguardano ventitré tipi di macchine per il chipmaking, entreranno in vigore il 23 luglio.

Secondo Reuters, i Paesi Bassi introdurranno prossimamente una nuova normativa che stabilisce un obbligo di licenza per l’esportazione delle apparecchiature più sofisticate di litografia ultravioletta profonda (DUV: è un procedimento per la manifattura di semiconduttori) prodotte da ASML, la più grande società tecnologica d’Europa e una delle più importanti al mondo. ASML possiede il monopolio internazionale sui macchinari per litografia ultravioletta estrema (EUV), una tecnologia estremamente complessa già sottoposta a restrizioni e che non è mai stata inviata in Cina.

Le fonti dell’agenzia dicono che le nuove regole nederlandesi non entreranno in vigore subito dopo l’annuncio ma un paio di mesi dopo, a settembre. Quelle americane – che riguardano la necessità di licenze (che probabilmente non verranno mai concesse) per la vendita di macchinari di chipmaking a specifiche aziende cinesi come SMIC – potrebbero invece venire pubblicate a fine luglio. Le restrizioni statunitensi non si applicano solo alle aziende nazionali come LAM Research o Applied Materials, ma a tutte quelle – a prescindere dalla sede – che utilizzano software o componentistica americana nei loro prodotti: ASML, insomma, sarà doppiamente colpita.

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