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Chatgpt Lavoro

L’IA di ChatGpt e soci ci ruberà il lavoro? Ecco le big che ci stanno già pensando

Il numero 1 di IBM ha ammesso che l'intelligenza artificiale permette all'azienda di congelare oltre 7mila posizioni lavorative. E non è il solo gruppo che sta prendendo quella direzione come dimostra l'esempio cinese: ChatGpt & affini ci stanno già rubando il lavoro?

C’è chi fa notare che l’IA avesse già iniziato a rubarci il lavoro diversi anni fa, persino prima che si parlasse di ChatGpt. Questo sarebbe accaduto nel disinteresse di tutti e avrebbe riguardato quei lavoratori che, mentre le attenzioni dei media si concentravano sui rider e sulle conseguenze nefaste della gig economy, erano già l’emblema di un mercato sempre più precario e scevro di diritti: i centralinisti. Via via, se ci si fa caso, sono stati sostituiti dai chatbot. Ora sono gli algoritmi, che di intelligenza artificiale ne dimostrano ben poca, a fare da filtro tra l’utente e la compagnia: chi ha avuto disservizi legati alle utenze domestiche e ha speso qualche ora provando a dialogare con questi robottini virtuali per arrivare infine a un tecnico ne sa qualcosa.

ATTENZIONE ALLA CASSANDRA CINESE

E non è il solo comparto a essere già stato addentato dalle IA. Secondo il report di Rest of World in Cina la ricerca di illustratori professionisti per videogiochi è diminuita del 70% a causa delle intelligenze artificiali.

Dal momento che nel Paese asiatico i diritti dei lavoratori non godono di tutele particolari, le compagnie di sviluppo hanno iniziato ad adottare in massa le IA, infaticabili, senza stipendio, dalla creatività inesauribile e, soprattutto, rapidissime.

CHATGPT & CO. CI RUBERANNO IL LAVORO? PARE DI Sì

Per questo non rallegrano certo le parole recentemente espresse dal CEO di IBM, Arvind Krishna, secondo cui grazie a ChatGpt & co. sarà possibile tagliare migliaia di posti di lavoro, congelando l’assunzione per 7.800 posizioni lavorative che saranno sostituiti proprio da algoritmi.

Krishna ha spiegato i primi a essere interessati dall’avvicendamento uomo-macchina saranno coloro che svolgono funzioni legate alle Risorse Umane, come gestire i movimenti dei dipendenti e i servizi associati. Viceversa, i ruoli che richiedono un controllo umano non saranno interessati per almeno un altro decennio, pronostica. I lavori che richiedono l’interazione con i clienti e lo sviluppo di software richiederanno molto più tempo prima che l’intelligenza artificiale possa sostituirli.

Certo, in una azienda che impiega 260mila dipendenti, il fatto che 7800 possano perdere il posto di lavoro per colpa di Chat&Gpt e IA affini non è un grande impatto. Ma, come ha detto il numero 1 di IBM, nei prossimi anni le intelligenze artificiali arriveranno a ricoprire nuovi ruoli e i licenziamenti saranno maggiori.

SCENEGGIATORI ADDIO?

E non è la sola società che sta meditando di battere strade simili. Anche se Ubisoft, software house francese del mondo dei videogiochi, ha più volte ribadito che l’IA non influirà sul numero di posti di lavoro in azienda, la multinazionale sta sperimentando algoritmi evoluti di intelligenza artificiale per i testi dei suoi giochi. Sviluppato nel cuore della divisione canadese, da Ubisoft La Forge, l’algoritmo è ormai in una fase avanzata di sviluppo, tanto che la software house ha voluto mostrarne le potenzialità in un video.

Sono numerosissimi i titoli open world sviluppati dal Gruppo francese, da Assassin’s Creed a Watch Dogs fino ad arrivare a The Crew, giusto per ricordare i più noti e ciascuno di loro prevede migliaia di personaggi non giocanti che un domani potrebbero essere interpellati dal giocatore senza che un umano abbia scritto per loro linee di dialogo ad hoc.

L’IA PROMOSSA DAI FORNITORI DI WALMART

Walmart, che negli Stati Uniti è di fatto sinonimo di grande distribuzione, sta utilizzando un chatbot di Pactum AI per negoziare automaticamente alcuni accordi con i fornitori. Secondo quanto dichiarato, la tecnologia fa risparmiare una media del tre per cento sui contratti e avrebbe ottenuto l’approvazione dei soggetti entrati in contatto con la macchina: il 75% preferisce fare affari con il bot anziché con un umano.

QUALE FUTURO CI ATTENDE?

Secondo una ricerca del World Economic Forum, l’adozione dell’IA da parte delle imprese, con particolare riguardo alle applicazioni come ChatGpt, genererà una profonda “disruption” nei mercati globali del lavoro, eliminando molte figure professionali di tipo impiegatizio: il 75% delle aziende consultate dal WEF prevede di adottare nel prossimo futuro le tecnologie IA, con un taglio di 26 milioni di posti di lavoro soprattutto amministrativo, con il prezzo più alto pagato da profili come impiegati, addetti alla comunicazione e al coordinamento, operatori contabili.

L’impatto complessivo dell’ingresso in azienda di tecnologie come ChatGpt sarà molto rilevante e si misura, secondo la stima del WEF, con l’eliminazione a livello globale di 83 milioni di posizioni lavorative e la simultanea creazione di 69 milioni di nuovi posti di lavoro. Ciò significa, come scrive Cnn, una perdita netta di 14 milioni di posti di lavoro, equivalenti al 2% dell’intera occupazione.

GLI ASPETTI POSITIVI, O FORSE NO

Persino più catastrofico lo studio di Goldman Sachs, The Potentially Large Effects of Artificial Intelligence on Economic Growth, secondo cui con ChatGpt e allegra famiglia in circolazione sarebbero ben 300 milioni i posti di lavoro a rischio. E, per paradosso, l’aspetto più inquietante della ricerca è anche quello maggiormente positivo: l’adozione dell’Ai potrebbe portare a una crescita del Pil globale del 7% nei prossimi dieci anni.

Di fronte a un simile balzo per l’economia mondiale, tanti governi e tanti parlamenti potrebbero essere dissuasi da legiferare per frenare l’avanzata delle macchine: a loro, in quel caso, il compito di redistribuire la nuova ricchezza creata dalla IA. Visti i precedenti storici, difficile che ciò avvenga. Forse sarà il caso di sostituire gli onorevoli e i ministri con ChatGpt?

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