La società cinese di telecomunicazioni Huawei sta avendo difficoltà ad aumentare la produzione del suo microchip per l’intelligenza artificiale, l’Ascend 910B, per via delle restrizioni imposte dagli Stati Uniti al commercio tecnologico con la Cina.
I PROBLEMI DI HUAWEI CON LA PRODUZIONE DEL CHIP ASCEND 910B
L’Ascend 910B è considerato la migliore risposta della Cina ai semiconduttori di NVIDIA, ai quali non può avere accesso per via, appunto, dei controlli americani sulle esportazioni. Nelle ultime settimane, però, Huawei ha riscontrato dei problemi produttivi: così scrive il giornale statunitense The Information, specializzato sull’industria tecnologica, sulla base delle informazioni ricevute da fonti anonime.
Non potendo acquistare né i microchip più avanzati né gli apparecchi di chipmaking più moderni, Huawei si è ritrovata costretta a riadattare i vecchi macchinari progettati per le passate generazioni di chip, causandone spesso la rottura.
LE RESTRIZIONI AMERICANE (E NON SOLO) VERSO LA CINA
Da anni le aziende statunitensi non possono vendere liberamente in Cina i loro macchinari avanzati per la fabbricazione di semiconduttori. Attraverso queste limitazioni, Washington vuole impedire a Pechino – la sua principale rivale politica ed economica – di accedere alle tecnologie e alle attrezzature necessarie alla progettazione e alla fabbricazione di microchip complessi, dalle dimensioni ridottissime, che sono a loro volta necessari per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e di altre tecnologie critiche, impiegabili in contesti sia industriali e sia bellici. Gli americani hanno coinvolto nella loro strategia quei paesi alleati che possiedono asset rilevanti nella filiera del chipmaking, come il Giappone (dove hanno sede Tokyo Electron e Nikon) e i Paesi Bassi (dove si trova ASML).
“HUAWEI È UNA MINACCIA CONTINUA PER LA NOSTRA SICUREZZA NAZIONALE”
Huawei è stata inserita nella “lista nera” del dipartimento del Commercio degli Stati Uniti nel 2019, ma ha potuto comunque ricevere alcuni apparecchi avanzati di chipmaking da quelle aziende americane in possesso di una speciale licenza di vendita. Un portavoce del dipartimento ha detto però a The Information che “Huawei è una minaccia continua per la nostra sicurezza nazionale. Rimaniamo concentrati sul rintracciare qualsiasi caso di tentativo di evasione o elusione dei nostri controlli”.
SMIC RALLENTA
Huawei e SMIC, l’azienda che si occupa della manifattura dei semiconduttori (è la più importante società cinese del settore), avevano stimato di raggiungere una capacità produttiva di circa 500.000 chip Ascend all’anno. Non disponendo però di abbastanza componenti – stando alle rivelazioni di The Information -, non potranno rispettare il target. Il rallentamento produttivo potrebbe ripercuotersi sulle aziende tecnologiche cinesi, come Baidu e Alibaba, che si erano rivolte ai chip di Huawei vista l’impossibilità di accedere a quelli di NVIDIA.
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Quasi un anno fa Huawei aveva suscitato grande clamore con il rilascio dello smartphone Mate 60 Pro, che conteneva un chip da sette nanometri (il Kirin 9000s) prodotto in Cina (da SMIC) che sembrava essere la dimostrazione dell’avanzamento delle capacità tecnologiche del paese, nonostante le restrizioni statunitensi: in teoria, infatti, né Huawei né SMIC possono accedere ai sistemi per la produzione di microchip di quelle dimensioni. Invece, come ha riportato Quartz, le due società hanno utilizzato tecnologie americane (di Applied Materials e di Lam Research, nello specifico) per fabbricare i Kirin 9000s.
Quella a sette nanometri non è comunque la tecnologia più avanzata per i microchip presenti negli smartphone: gli iPhone di Apple, ad esempio, contengono componenti da quattro nanometri. Secondo la segretaria del Commercio Gina Raimondo, il Kirin 9000s è la prova non del progresso, bensì del ritardo cinese nel chipmaking: Pechino, a suo dire, è “anni indietro” rispetto a Washington.