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General Motors vuole scendere dai robotaxi a guida autonoma?

Dopo lo stop imposto dal comune di San Francisco alle corse di veicoli senza conducente e la fine di tutti i test, General Motors rivede i propri piani sulla guida autonoma

Non sono affatto tempi facili, questi, per General Motors, costretta a scendere a patti coi sindacati statunitensi per placare gli animi dei suoi lavoratori e a stracciare l’alleanza con Honda sulla costruzione di un’auto elettrica a basso costo, dato che la sterzata al piano industriale ha già costretto il colosso di Detroit al rinvio di un anno il lancio sul mercato e l’avvio della produzione delle varianti a batteria dei pick-up Chevrolet Silverado e GMC Sierra. Come se tutto ciò non bastasse, i nuovi ostacoli sulla strada dello sviluppo di veicoli a guida autonoma sembrano aver convinto General Motors a rallentare nel settore.

GENERAL MOTORS TIEPIDA SULLA GUIDA AUTONOMA?

La Casa automobilistica statunitense aveva acquisito la startup Cruise, specializzata nello studio di sistemi per la guida di vetture in assenza di conducente, nel 2016 per quasi 1 miliardo di dollari. Dopo gli incidenti di San Francisco, però, ha annunciato la sospensione della produzione di Origin, un van a guida autonoma che nei piani di Cruise sarebbe dovuto entrare presto nella propria flotta.

Tutto ciò segue la decisione del dipartimento statale dei veicoli a motore (Dmv) di San Francisco di interrompere i test per i veicoli senza conducente a seguito di un sinistro stradale in cui è rimasta coinvolta una donna, per fortuna ferita solo lievemente. investita da un’auto “tradizionale” e successivamente sbalzata contro una vettura di Cruise, la cui intelligenza artificiale non è però stata in grado di prendere una decisione per l’incolumità della vittima, lasciando il veicolo con una ruota sulla gamba del pedone, senza più spostarsi.

«Quando c’è un rischio eccessivo per la sicurezza pubblica, il Dmv può sospendere o revocare immediatamente i permessi», ha spiegato l’autorità di regolamentazione, spiegando comunque che «questa decisione non influisce sul permesso dell’azienda di effettuare test con un conducente, a tutela della sicurezza».

L’ACCUSA RIVOLTA A CRUISE

Con ogni probabilità, a pesare sulla decisione di procedere col fermo amministrativo ha anche influito la condotta successiva di Cruise che, secondo le accuse del dipartimento, avrebbe nascosto parte delle riprese video fatte dalla telecamera installata sul robotaxi coinvolto nel sinistro.

IL PRECEDENTE AGOSTANO

Il faro sulla ex startup della guida autonoma le autorità di San Francisco lo avevano acceso già questa estate, a seguito di uno scontro che in agosto aveva coinvolto un veicolo dei vigili del fuoco.

In quell’occasione l’autorità di regolamentazione aveva annunciato che stava indagando sugli incidenti in cui erano rimasti coinvolti mezzi a guida autonoma a San Francisco richiedendo contestualmente alla società di dimezzare per motivi di pubblica sicurezza i robotaxi in circolazione.

ANCHE GENERAL MOTORS HA DUBBI SULLA GUIDA AUTONOMA?

Dopo qualche giorno dallo stop imposto dalle autorità di San Francisco la stessa Cruise, le cui perdite sono aumentate a 732 milioni di dollari, ha deciso di interrompere tutti i test, in ogni località in cui stava operando. Le corse continuano, ma al volante ci sarà un operatore pronto a intervenire in caso di pericolo.

 

Secondo Forbes, la prima testata a riportare della sospensione della produzione dei veicoli, l’azienda è ora in una fase di crisi da cui non sarà facile uscire. A tutto questo si è aggiunta poi un’altra informazione che imbarazza Cruise: il sito The Intercept ha pubblicato un’inchiesta dalla quale emerge che i robotaxi della startup non saprebbero sempre distinguere la presenza dei bambini nel traffico. Infine,TechCrunch ha raccontato di un incontro tra il Ceo Kyle Vogt e lo staff, durante il quale l’ad non ha escluso che la circostanza attuale comporti licenziamenti per ridurre i costi in un contesto finanziario dove le operazioni di Cruise sono bloccate a tempo indeterminato.

TUTTE LE GRANE DI GM

Come si anticipava, sono numerose le grane che il marchio statunitense sta affrontando nell’ultimo periodo. La maggiore è stata senza dubbio legata allo sciopero dei propri dipendenti americani. General Motors aveva inizialmente dichiarato un impatto del fermo della produzione di 800 milioni di dollari sull’ebit, ma poi l’agitazione si è allargata anche allo stabilimento di Spring Hill, i cui 4.000 operai costruiscono le Suv della Cadillac e i motori di tutti e quattro i brand del gruppo (Chevrolet, Buick, GMC e Cadillac) e stime prudenziali portano l’impatto a 1 miliardo.

Ancora da quantificare, invece, il costo delle promesse che l’azienda ha fatto alle tute blu pur di farle tornare alla catena di montaggio. Anche General Motors, infatti, al pari di Ford e Stellantis, si è impegnata a sottoscrivere un contratto che preveda un aumento degli stipendi del 25% entro i prossimi quattro anni, con un incremento immediato dell’11% e scatti automatici legati al costo della vita, espunti dalla contrattazione dal 2007.

In linea generale, si prevedono condizioni analoghe a quelle ottenute nei confronti di Ford e Stellantis e non poteva essere altrimenti dato che l’Uaw ha potuto raggiungere un simile, insperato, risultato, proprio unendo i lavoratori dei tre marchi. Ottenere un contratto di fatto identico aiuterà il sindacato a mantenere tale inedita compattezza. Al momento si sa solo che GM ha stanziato altri 13 miliardi di dollari per mantenere il piano industriale concordato con l’Uaw.

Tutto ciò non è stato ancora impresso nei conti dell’azienda. Anzi, nell’ultima trimestrale, General Motors ha superato le aspettative degli analisti nel terzo trimestre. In calo del 7,3% a 3,06 miliardi di dollari (2,88 miliardi di euro) l’utile netto attribuibile agli azionisti mentre il risultato operativo rettificato è sceso del 16,9% a 3,56 miliardi di dollari ( 3,35 miliardi di euro), ricavi aumentati del 5,4% a 44,13 miliardi di dollari (41,51 miliardi di euro) rispetto a 41,89 miliardi di dollari dell’anno precedente.

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