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Sciopero Auto Usa General Motors Sindacati

Perché anche General Motors si piega ai sindacati

General Motors nonostante il buco da 800 milioni di dollari causato dallo stop negli stabilimenti accetta le istanze dei sindacati americani che incassano una vittoria insperata. E già guardano alla possibilità di penetrare in Tesla, feudo di Elon Musk

Era solo questione di tempo. A seguito della capitolazione di Ford e di Stellantis, entrambe scese a patti con i rappresentanti dei lavoratori, era chiaro a tutti che anche General Motors avrebbe ceduto alle istanze sindacali. E infatti la proposta dei sindacati è stata accettata dalla Casa statunitense dopo che nel fine settimana la Uaw era riuscita a bloccare anche lo stabilimento di Spring Hill, i cui 4.000 operai costruiscono le Suv della Cadillac e i motori di tutti e quattro i brand del gruppo (Chevrolet, Buick, GMC e Cadillac).

 

LA VITTORIA DI FAIN

Vince dunque su tutta la linea la strategia intransigente di Shawn Fain, leader del sindacato statunitense Uaw (United Automobile Workers) che, da quando ha preso il comando, ha subito voluto ridare forza all’unione dei lavoratori, scontrandosi spesso con il resto della dirigenza, contrario a un inasprimento della lotta.

E invece, come dimostra la capitolazione delle “tre sorelle dell’auto” o “Big Three”, Fain aveva capito che la strategia vincente fosse lo sciopero simultaneo, in un periodo storico in cui per di più l’industria dell’auto Usa non può permettersi di fermarsi, dato che ha i marchi cinesi in scia.

COSA PROMETTE GENERAL MOTORS AI SINDACATI

Anche General Motors, al pari di Ford e Stellantis, si è impegnata a sottoscrivere un contratto che preveda un aumento degli stipendi del 25% entro i prossimi quattro anni, con un incremento immediato dell’11% e scatti automatici legati al costo della vita, espunti dalla contrattazione dal 2007.

In linea generale, si prevedono condizioni analoghe a quelle ottenute nei confronti di Ford e Stellantis e non poteva essere altrimenti dato che l’Uaw ha potuto raggiungere un simile, insperato, risultato, proprio unendo i lavoratori dei tre marchi. Ottenere un contratto di fatto identico aiuterà il sindacato a mantenere tale inedita compattezza.

Nel frattempo gli operai torneranno alla catena di montaggio in attesa che il patto siglato tra Fain e GM venga sottoposto a referendum di tutti gli iscritti e dunque ratificato dai rispettivi consigli di fabbrica.

QUANTO È COSTATO LO SCIOPERO A GM?

C’è attenzione sul fronte della dirigenza alle perdite del marchio causate dallo sciopero, che a questo momento ammontano a oltre 800 milioni di dollari e il nuovo accordo preliminare non contribuirà certo al miglioramento dei conti, richiedendo quindi modifiche al piano industriale. Anche per questo il Gruppo ha ritirato la previsione sull’anno.

L’ULTIMA TRIMESTRALE

Quanto all’ultima trimestrale,General Motors ha superato le aspettative degli analisti nel terzo trimestre. In calo del 7,3% a 3,06 miliardi di dollari (2,88 miliardi di euro) l’utile netto attribuibile agli azionisti mentre il risultato operativo rettificato è sceso del 16,9% a 3,56 miliardi di dollari ( 3,35 miliardi di euro), ricavi aumentati del 5,4% a 44,13 miliardi di dollari (41,51 miliardi di euro) rispetto a 41,89 miliardi di dollari dell’anno precedente.

TESLA NEL MIRINO?

Mentre gli impianti di Ford, Stellantis e General Motors tornano a produrre a pieno regime, i sindacati americani, rinvigoriti dal successo, guardano ora a nuove aziende. Fain nelle ultime ore ha parlato ai 20mila lavoratori dello stabilimento Tesla di Fremont, in California (è forse il caso di precisare che, secondo la normativa statunitense relativa alle relazioni industriali, il sindacato negli USA si costituisce ed esercita la sua azione contrattuale essenzialmente a livello di singolo stabilimento), spiegando loro i vantaggi di unirsi in una corporazione. Vantaggi che, dopo la vittoria dell’Uaw sulle Big Three, sono sotto gli occhi di tutti.

Una tappa non casuale. Come ricorda la Uil, infatti, l’azienda in passato ha provato a vietare ai dipendenti dello stabilimento californiano di indossare t-shirt con il simbolo della United Automobile Workers durante una campagna per la sindacalizzazione. Lo stesso Elon Musk, patron di Tesla, qualche tempo fa via X aveva minacciato i lavoratori nelle sue gigafactory di perdere le loro stock option se si fossero costituiti in sindacato. Il National Labor Relations Board aveva poi stabilito che il magnate sudafricano avesse violato la legge federale sul lavoro, intimandogli di cancellare il tweet.

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