Mentre Mitsubishi scappa dalla Cina abbandonando la jv sulle auto alla spina con la partner locale Gac per rifugiarsi in Ampere (Renault, col finanziamento di Nissan) e il ministro dell’Economia, del Commercio e dell’Industria, Yasutoshi Nishimura, invita Usa ed Europa a sedersi allo stesso tavolo per dare vita a una grande alleanza trilaterale sulla mobilità elettrica per fermare l’avanzata di Pechino, Toyota torna a sparare sulle nuove tecnologie.
UNO SCETTICISMO DIFFUSO
Nonostante il Giappone, proprio grazie all’impegno in R&D di Toyota, anni fa sia stato pioniere della tecnologia elettrica (basti pensare alla Prius), negli ultimi tempi le sue Case, che nel Paese costituiscono una lobby industriale potentissima difficilmente arginabile dalla politica, hanno preferito piuttosto concentrarsi sull’idrogeno.
Anche per questo si registra uno scetticismo diffuso nei confronti dell’auto elettrica, soprattutto laddove intesa (come fa invece l’Ue) come solo standard del futuro. Tutto ciò ha portato a un sostanziale attendismo del Paese nei confronti della mobilità alla spina.
TOYOTA GUIDA IL FRONTE ANTI AUTO ELETTRICHE
E proprio l’ex Ceo di Toyota, Akio Toyoda, diventato da pochi mesi presidente del consiglio di amministrazione della Toyota dopo 14 anni da numero uno assoluto, resta uno dei più noti detrattori della mobilità elettrica. Averlo voluto a capo dell’associazione automobilistica dei costruttori di auto della nazione del Sol Levante ha fatto naturalmente il resto.
Commentando il calo della domanda delle auto elettriche durante il Japan Mobility Show ha sferzato i sostenitori della mobilità alla spina e, in particolare, tutti i suoi detrattori che lo criticano per la sua intransigenza sulle EV: “Le persone stanno finalmente cominciando a vedere le cose come stanno”
NIENTE ELETTRICHE TRA HONDA E GM
Del resto, il calo della domanda c’è (lo dimostra persino l’ultima trimestrale di Tesla) e ha portato nelle ultime ore una rivale connazionale di Toyota, Honda, a stracciare l’accordo di partnership con General Motors per lo sviluppo di auto a batteria “dal prezzo accessibile”.
Un accordo che non è durato nemmeno un anno e avrebbe dovuto prevedere la creazione di crossover compatte assemblate sulla piattaforma e dotate delle batterie Ultium del colosso di Detroit per arrivare sul mercato nel 2027 a prezzi inferiori ai 30 mila dollari.
Per l’ad della Honda, Toshihiro Mibe, non è infatti ancora arrivato il momento per progetti economicamente sostenibili finalizzati a sviluppare “elettriche a prezzi accessibili”. Mentre l’omologo americano Mary Barra ha laconicamente detto: “Stiamo adottando misure immediate per migliorare la redditività del nostro portafoglio di veicoli elettrici e adattarci al rallentamento della crescita a breve termine”, rinviando di un anno il lancio sul mercato e l’avvio della produzione delle varianti a batteria dei pick-up Chevrolet Silverado e GMC Sierra.
E, proprio con riferimento a quanto sta accadendo negli Usa, Toyoda ha detto: “Ci sono molti modi per scalare la montagna della neutralità di CO2”, focalizzandosi poi sul ruolo del legislatore: “Se le regole vengono scritte in maniera ideologica, allora sono i consumatori, le persone normali a soffrire maggiormente”.
IL RALLENTAMENTO ANCHE IN GERMANIA
Il calo è stato brusco anche in Germania, dove sono appena terminati gli incentivi che avevano sorretto la domanda. Lo confermano le recenti dichiarazioni del Responsabile commerciale del Gruppo Volkswagen, Hildegard Wortmann, che ha ammesso che le prenotazioni risultano “inferiori agli obiettivi per via di un trend di mercato al di sotto delle aspettative”.
E così Audi rinvia la produzione della Q4 e-tron. Mentre Mercedes-Benz: nell’ultima trimestrale, parla di un “contesto di mercato sottotono, caratterizzato da un’intensa concorrenza sui prezzi, in particolare nel segmento dei veicoli elettrici”, di “crescita dell’economia mondiale abbastanza contenuta per il resto dell’anno”, di “inflazione superiore alla media in molti Paesi” e di continui effetti di una “politica monetaria persistentemente restrittiva”. Insomma, non sembra proprio il momento più adatto per investire in tecnologie che arriveranno sul mercato con prezzi di listino più alti del normale.
LE SPARATE DI TOYODA SULL’AUTO EV
Ancora di recente, parlando agli industriali del suo Paese, il Ceo di Toyota, Akio Toyoda, aveva dichiarato: “Il Giappone è dipendente dalle esportazioni, perciò, la neutralità del carbonio equivale a una problematica occupazione per il Paese. Alcuni politici dicono che dobbiamo trasformare tutte le auto in veicoli elettrici o che l’industria manifatturiera è obsoleta, ma non credo che sia così. Per proteggere i posti di lavoro e di conseguenza anche la vita dei giapponesi, penso che sia necessario guardare al nostro futuro lavorando nella più giusta direzione fatta finora”.
Nel 2021, sempre il ceo Toyoda aveva portato a sostegno della sua tesi sulla necessità di procedere con una transizione ecologica più ragionata e meno repentina il fatto che il Giappone produce circa 10 milioni di veicoli all’anno, di cui circa il 50% viene esportato: ebbene, le previsioni ipotizzano che l’industria nipponica possa produrre 8 milioni di veicoli all’anno solo con il contributo dei motori a combustione, inclusi ibridi e Phev, anche nel 2030, mentre la loro eliminazione per legge paralizzerà il mercato del lavoro.
“Ciò significa che la produzione di 8 milioni di unità andrebbe persa e l’industria potrebbe rischiare di dover rinunciare alla maggior parte dei 5,5 milioni di posti di lavoro”, aveva ammonito Toyoda. “Se i motori a combustione interna sono il nemico, probabilmente non saremo più in grado di produrre quasi tutti i veicoli che oggi assembliamo con tutte le conseguenze negative che da tale situazione discenderebbero per la nostra economia”.
SPACCATURA TRA GOVERNO E MONDO AUTO NIPPONICI?
I dati più recenti che arrivano dall’affanno nel settore dell’auto elettrica delle Case occidentali sembrano dare ragione al numero 1 di Toyota, ma il governo nipponico non è più così convinto che restare alla finestra sia la mossa più saggia per il Paese, come dimostra il recente invito rivolto a Usa e Ue a collaborare proprio sulla mobilità elettrica e sulla filiera dei semiconduttori e dei metalli critici.