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Consorzio Italia Cloud

Eni, Enel, Leonardo, Poste e non solo. Ecco chi punterà sul cloud di Gaia-X

Enel e Poste Italiane avviano la partecipazione in Gaia-X ma intanto si affidano a Microsoft e Amazon per il cloud    Salgono a bordo le prime aziende italiane in Gaia-X, il progetto europeo che comprende anche una piattaforma di fornitori di servizi cloud affidabili. Si tratta di Eni, Enel e Poste Italiane. Ma anche Leonardo,…

 

Salgono a bordo le prime aziende italiane in Gaia-X, il progetto europeo che comprende anche una piattaforma di fornitori di servizi cloud affidabili.

Si tratta di Eni, Enel e Poste Italiane. Ma anche Leonardo, Aruba, Retelit, Confindustria digitale, Cy4Gate.

Sono le prime aziende e organizzazioni italiane infatti ad aver fatto richiesta per partecipare a Gaia-X. Il progetto avviato da Francia e Germania mira a offrire un’alternativa alle soluzioni cloud offerte dai colossi statunitensi Google, Amazon e Microsoft. Ma anche i cinesi Alibaba e Tencent. L’obiettivo dell’Ue è mantenere la propria sovranità digitale.

Ma nel frattempo le principali aziende italiane (tra cui Enel e Poste che intendono partecipare a Gaia-X) si affidano proprio alle offerte cloud statunitensi.

Tutti i dettagli.

IL PROGETTO GAIA-X

Gaia-X consentirà alle aziende di condividere e archiviare i dati nel cloud sotto la protezione delle leggi sulla privacy europee, in particolare il Gdpr. Nello specifico, Gaia-X opererà come consorzio di fornitori e operatori autonomi, dovrà garantire la interoperabilità tra i servizi ed essere progettato per tutelare privacy e sicurezza informatica dei dati.

L’iniziativa franco-tedesca per il cloud europeo è stata presentata lo scorso giugno.

I MEMBRI FONDATORI

Tra i 22 membri fondatori di Gaia-X, troviamo colossi come OVHcloud, 3DS Outscale, Scaleway, Atos, Amadeus, Orange, EDF, Docaposte, Safran, Siemens, BMW Group e IMT.

L’AVVIO DEI LAVORI

Il 15 settembre proprio il gruppo francese OVHcloud, specializzato in servizi di cloud computing, ha annunciato una partnership strategica con T-Systems, la filiale IT della tedesca Deutsche Telekom, nello sviluppo di un’offerta di cloud pubblico per dati aziendali sensibili.

Nello specifico, OVHcloud porterà la sua esperienza nei data center, mentre la controllata di Deutsche Telekom spingerà le sue competenze nel mercato del settore pubblico. Si è trattato del primo mattone dell’iniziativa Gaia-X.

“Per fare in modo che un’infrastruttura cloud europea sovrana abbia successo, dobbiamo scalare rapidamente”, ha affermato Frank Strecker, responsabile del business cloud pubblico di Deutsche Telekom.

I due partner prevedono di lanciare le prime offerte all’inizio del 2021.

A CHE PUNTO SIAMO

Come ricorda Wired, “le date da segnare sul calendario sono 18 e 19 novembre, quando, a un anno dal lancio dell’iniziativa, verrà svelata la fondazione che coordinerà i lavori e si apriranno le porte ai nuovi componenti”.

GLI ITALIANI CHE INTENDONO SALIRE A BORDO DI GAIA-X

E in Italia, “dopo un primo incontro a fine luglio, il cloud europeo raccoglie adesioni” scrive Wired. “Dei 14 partecipanti, cinque hanno inviato la propria candidatura, a quanto può ricostruire Wired: il campione nazionale della difesa, Leonardo, e quello dell’energia, Enel; il polo dei data center Aruba; il gruppo delle telecomunicazioni Retelit e l’associazione di categoria Confindustria digitale. Altri stanno dimostrando un concreto interesse, come Tim. Altri ancora seguono da vicino gli sviluppi della partita, come Eni e le società informatiche pubbliche Infocert e PagoPa. E vi è anche chi, come gli specialisti di sicurezza informatica di Cy4Gate, pur non essendo nel primo gruppo invitato a conoscere i dettagli di Gaia-X, si è fatto avanti.”

IL MERCATO DEL CLOUD

La partnership franco-tedesca è il primo tentativo di offrire un’alternativa europea ad Amazon, Microsoft e Google nel cloud computing (seppure anche i colossi americani potranno partecipare al progetto). Secondo la società di ricerca Gartner, si tratta di un business previsto in crescita del 6,3% nel 2020 a 257,9 miliardi di dollari. La spinta fornita dalla pandemia Covid dal momento che molte persone lavorano da casa a causa delle misure per il contenimento del contagio.

Secondo la società, i tre colossi statunitensi avevano una quota di mercato mondiale combinata del 60% nel secondo trimestre.

Come risulta anche dalle scelte compiute dalle principali aziende italiane per il passaggio al cloud: da Enel che ha puntato su Amazon a Poste che ha preferito Microsoft.

ENEL SCEGLIE IL CLOUD DI AMAZON

Partiamo da uno dei rapporti più longevi. Enel ha scelto di affidarsi ad Amazon Web Services a giugno 2015, avviando la migrazione di dati e tecnologie a settembre dello stesso anno. Nel 2016 Enel sosteneva che grazie al colosso americano aveva già risparmiato il 21% sui costi di elaborazione e il 60% sui costi di storage, riducendo i tempi di provisioning da quattro settimane a due giorni.

POSTE SI AFFIDA A MICROSOFT

Veterano è anche il rapporto che lega Poste Italiane e Microsoft. L’azienda guidata da Matteo del Fante, nel corso degli ultimi anni, ha scelto le tecnologie Microsoft per migliorare la produttività, rinnovare la rete degli uffici postali e dell’ecosistema di servizi offerti. Sul fronte cloud, Poste si è avvalsa delle soluzioni Microsoft 365, che hanno favorito anche lo smartworking durante la fase di emergenza Covid-19, e di Microsoft Azure, per innovare l’Infrastruttura IT.

La collaborazione tra le due aziende si è rafforzata in queste ultime settimane: Poste e Microsoft forniranno servizi avanzati e digitali per le imprese italiane e la Pubblica Amministrazione.

COSÌ COME SNAM

Come annunciato ad agosto 2020, Snam e Microsoft hanno iniziato a sviluppare un’infrastruttura di cloud ibrida su cui l’azienda energetica potrà fare leva per una maggiore capacità di elaborazione dei dati e per gestire la propria rete in modo sempre più efficiente e flessibile.

Come si legge nella nota congiunta, le due aziende daranno vita “a un’architettura digitale in grado di erogare da cloud alcuni servizi, tra cui gli applicativi commerciali a servizio degli utenti del sistema gas, e di fungere da piattaforma per l’integrazione di sistemi di IoT, intelligenza artificiale e machine learning che renderanno il network infrastrutturale di Snam sempre più intelligente”.

INTESA SAN PAOLO PUNTA SU GOOGLE E TIM

Lo scorso maggio Intesa Sanpaolo ha siglato il Memorandum of Understanding che  con Google e con Tim (Big G e l’azienda guidata da Luigi Gubitosi hanno avviato una partnership per la creazione di servizi di cloud pubblico, privato e ibrido a supporto delle aziende italiane e della PA).

Secondo gli accordi, Google offrirà ad Intesa servizi cloud sui Data Center italiani di Tim. Il risultato atteso dalla collaborazione è la creazione di due Region Cloud Google a Torino e Milano.

IL CLOUD IBRIDO DI ENI

Infine, Eni ha optato per il modello di cloud ibrido in modo da poter preservare il proprio Green Data Center. Inaugurato nel 2013, quest’ultimo racchiude i sistemi informatici centrali di elaborazione di Eni, sia l’informatica gestionale che le applicazioni Oil & Gas. Ospita inoltre il supercomputer HPC5, inaugurato lo scorso 6 febbraio.

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