Amazon Web Services, Microsoft Azure e Google Cloud competeranno presto con un player made in Ue. O almeno franco-tedesco per ora. Oggi il ministro dell’Economia tedesco, Peter Altmaier e il suo omologo francese, Bruno Le Maire, hanno lanciato ufficialmente il consorzio Gaia-X per lo sviluppo di un cloud europeo, un’alternativa agli ecosistemi americani e cinesi. L’obiettivo è garantire la sovranità digitale europea.
La piattaforma dovrebbe essere operativa e funzionante, almeno in forma di prototipo, già alla fine dell’anno e sarà aperta anche ai player extraeuropei che si impegnano ad aderire agli standard europei.
UN’INFRASTRUTTURA APERTA E INTEROPERABILE
L’iniziativa stabilirà gli standard europei per l’archiviazione dei dati e fungerà anche da piattaforma per le aziende alla ricerca di fornitori per l’archiviazione dei dati. L’obiettivo è offrire un ambiente sicuro per la condivisione interaziendale di dati in Europa.
Gaia-X si caratterizza per la sua “apertura, interoperabilità, trasparenza e fiducia”, ha dichiarato Le Maire.
Secondo Altmaier, Gaia-X fa parte di quella che “è forse l’aspirazione digitale più importante dell’Europa in una generazione”, un “punto di partenza per un ecosistema digitale europeo”.
L’ASSE FRANCO-TEDESCO
L’estate scorsa, Parigi e Berlino stavano già esplorando questa collaborazione, e a inizio anno hanno cominciato a gettare le basi per questo progetto.
Se la coppia franco-tedesca è dunque il motore dell’iniziativa, il progetto punta a essere europeo, aperto ad altri attori. Le Maire e Altmaier sperano di ottenere il sostegno di Thierry Breton, commissario europeo responsabile del mercato interno, strenuo sostenitore della sovranità digitale europea.
DIRECT | Présentation du projet d'infrastructure de données franco-allemande #GaiaX par @BrunoLeMaire et @peteraltmaier https://t.co/aZJRupEucx
— Ministère Économie, Finances, Relance (@Economie_Gouv) June 4, 2020
I 22 FONDATORI
Il consorzio riunisce 22 aziende (11 tedesche e 11 francesi), tra cui Deutsche Telekom, SAP, Siemens, BMW e Bosch per la Germania e Atos, Docaposte, EDF, Safran, Orange, OVH, Outscale e Scaleway per la Francia.
LA TABELLA DI MARCIA
Entro settembre verrà creata un’associazione senza scopo di lucro, con sede in Belgio per dare una struttura legale al consorzio. Le attività di ricerca e sviluppo dovrebbero portare all’inizio del 2021 a un primo mercato di servizi cloud.
Tuttavia, le prime prove del concetto dovrebbero essere disponibili verso la fine del 2020.
APERTO A TUTTI I PAESI UE
L’obiettivo franco-tedesco è che Gaia-X diventi operativo già all’inizio del prossimo anno. Il progetto ha infrastrutture di dati esistenti, ma prevede di creare nuovi uffici.
EMANCIPARSI DAL CLOUD STATUNITENSE
Lanciata inizialmente dalla Germania, l’iniziativa Gaia-X è stata affiancata dalla Francia per renderla la punta di diamante della sovranità digitale europea. Si tratta infatti di una questione di indipendenza dell’Europa dai giganti americani che dominano il cloud globale oggi e le loro controparti cinesi che stanno entrando sul mercato. Come riporta l‘Usine Nouvelle, secondo Synergy Research, il trio americano Amazon, Microsoft e Google domina il mercato delle infrastrutture cloud in Europa, lasciando agli attori locali come OVH in Francia o T-Systems in Germania un ruolo secondario.
La competizione per Gaia-X sarà dura. Secondo la società di consulenza Canalys, nel 2018 quattro società sono riuscite a conquistare il 61% del mercato: Amazon Web Services (32%), Microsoft Azure (17%), Google Cloud (8%) e la cinese Alibaba Cloud (4%).
L’URGENZA CON LA CRISI COVID-19
A dare impulso e accelerazione al progetto ci ha pensato poi l’emergenza coronavirus. “Con la crisi Covid-19, le aziende sono passate massicciamente al telelavoro. Ciò rende ancora più urgente la necessità di una soluzione cloud sicura ed europea ”, ha dichiarato Le Maire.
“La crisi ha anche dimostrato che le aziende tecnologiche giganti sono le vincitrici”, ha aggiunto, impegnandosi a far sì che la nuova piattaforma “assicurerà l’applicazione di regole politiche basate sui valori e gli standard dell’Ue”.
Inoltre Le Maire ha sottolineato l’importanza dell'”interoperabilità” del cloud europeo, consentendo alle aziende di passare facilmente al nuovo sistema senza perdere alcun dato.
LA PORTA APERTA AGLI STATI UNITI
Tuttavia, ciò non significa che la porta sia completamente chiusa alle imprese statunitensi. Altmaier ha osservato che le imprese esterne all’Ue dovranno attenersi ai principi del progetto, che includono apertura, interoperabilità, trasparenza e fiducia, al fine di essere coinvolti.
“Nei miei colloqui con le aziende americane, c’è una reale possibilità che gli standard Gaia-X possano diventare uno standard di riferimento nei servizi cloud in tutto il mondo”, ha affermato Altmaier.
L’INTERESSE DI MICROSOFT
Proprio un colosso tecnologico statunitense avrebbe già sondato il terreno per entrare nel progetto Gaia-X.
Come già aveva anticipato Start a febbraio, Microsoft, la società con sede a Redmond, fondata da Bill Gates e guidata da Satya Nadella, ha bussato al ministero dell’Economia tedesco per poter entrare a far parte di Gaia-X. Un portavoce dell’azienda ha dichiarato a Euractiv che “nell’era della nuvola, tuttavia, riteniamo che sia sbagliato definire la sovranità lungo i confini territoriali”, aggiungendo che la società è “convinta” che possa offrire “un’architettura tecnologica adeguata” garantendo che la futura infrastruttura cloud dell’Europa sia protetta dall’accesso non autorizzato di attori malintenzionati.
IL COMMENTO DI MF/MILANO FINANZA
Come ha scritto MF/Milano Finanza, “il piano per il cloud europeo punta a costruire non tanto un concorrente alle big tech quanto una rete di piccoli fornitori in grado di comunicare fra loro su codici e protocolli condivisi. In questo modo gli utenti potrebbero con facilità spostare i propri dati da un fornitore all’altro, favorendo concorrenza e riduzione dei prezzi, oltre che trasparenza dei processi di gestione delle informazioni”.
LA REAZIONE DI WASHINGTON
Il progetto di emancipazione tecnologica dell’Ue non sembra gradito Oltreoceano. “All’epoca del suo annuncio, l’iniziativa aveva suscitato l’ira di alcune big tech Usa e, indirettamente, della Casa Bianca” ha ricordato Mf: “Washington percepisce infatti i piani di Bruxelles sulla sovranità digitale come una minaccia alla libertà economica e all’espansione dei suoi alfieri tecnologici. Proprio ieri, infatti, l’amministrazione del presidente Usa, Donald Trump, è tornato a minacciare l’introduzione di dazi contro una serie di partner commerciali, fra cui l’Italia, che hanno introdotto o che stanno valutando l’introduzione di imposte su servizi digitali”.