Leonardo si è rivolta alla Rheinmetall per ammodernare i carri armati e veicoli blindati destinati all’Esercito italiano.
Il 3 luglio il colosso dell’aerospazio e difesa italiano ha siglato un Memorandum of Understanding con il gruppo della difesa tedesco “volto alla creazione di una nuova joint venture paritetica che ha l’obiettivo di sviluppare un approccio industriale e tecnologico di respiro europeo nel campo dei sistemi di difesa terrestre”. La notizia arriva a meno di un mese dallo stop del gruppo ex Finmeccanica alle trattative per l’alleanza con Knds (gruppo nato dall’aggregazione della francese Nexter e della tedesca Kmw). L’obiettivo era di arrivare a una collaborazione per la fornitura dei carri armati Leopard 2A8 all’Esercito italiano per una commessa da 8 miliardi di euro. Ma in una recente intervista al Financial Times l’ad di Leonardo Roberto Cingolani ha dichiarato che “Il nostro contributo tecnologico sarebbe stato minimo sulla loro piattaforma. Avrebbero venduto la loro piattaforma, noi avremmo realizzato alcuni componenti, ma la piattaforma sarebbe stata loro”.
Ora la società ex Finmeccanica lavorerà invece con Rheinmetall. In particolare, indica la nota congiunta, l’accordo è finalizzato allo sviluppo industriale e alla successiva commercializzazione del nuovo Main Battle Tank (Mbt) e della nuova piattaforma Lynx per il programma Armoured Infantry Combat System (Aics) incentrato su una piattaforma combat (Armored Infantry Fighting Vehicle – AIFV) in seno ai programmi dei sistemi terrestri dell’Esercito italiano. “L’obiettivo è creare una nuova generazione di veicoli che siano superiori rispetto ai concorrenti in termini di caratteristiche tecniche”, ha affermato al Ft Cingolani.
Inoltre, con con l’alleanza industriale tra Leonardo e Rheinmetall, l’Italia sarebbe pronta ad aderire al programma Mgcs franco-tedesco per il sistema di combattimento terrestre del futuro. Dove proprio Berlino ricopre un ruolo industriale importante.
Ecco cosa se ne pensano gli esperti italiani in materia.
UN’INTESA WIN-WIN PER ENTRAMBE SECONDO NONES (IAI)
Dunque Rheinmetall offrirà il suo prototipo di carro armato Panther KF51 come base per la sostituzione dei vecchi carri armati italiani Ariete (al posto del Leopard 2A8 come già predisposto anche dalla Difesa) e il suo veicolo da combattimento cingolato Lynx come base per la sostituzione dei Dardo. Due programmi di procurement, della durata di quindici anni dal valore complessivo di circa 23 miliardi di euro.
Quindi l’intesa annunciata da Leonardo e Rheinmetall è un win-win per entrambe le aziende?
“Direi di sì” risponde a Startmag Michele Nones, vicepresidente dello Iai, precisando che “la risposta è sì perché da una parte Rheinmetall trova un cliente di lancio importante – e nei nuovi grandi programmi avere un cliente di lancio qualificato è essenziale per potersi presentare sul mercato internazionale – perché ha scelto quel partner su cui scommettere per creare il suo principale sistema di combattimento.”
LE RICADUTE POSITIVE PER RHEINMETALL
“Vi faccio notare – prosegue Nones – che Rheinmetall, per quanto sia uno dei principali gruppi industriali europei nel campo della difesa, ha un limite: cioè che il loro prodotto (sia Panther sia Lynx) non è stato acquisito dalle forze tedesche.
Di solito le grandi società cercano nel cliente nazionale il cliente di lancio perché uno si pone ma se tu hai un prodotto così buono, così bello, così efficace, così competitivo perché il tuo cliente principale, il tuo cliente nazionale non se l’è comperato? Quindi non era facile per Rheinmetall portare avanti questi programmi non potendo contare sul mercato domestico”. E ora il Panther diventerà un mezzo sicuramente italo-tedesco. “Al di là del fatto che l’Italia vuole che diventi italianizzato, è un interesse anche di Rheinmetall farlo diventare italo-tedesco perché a questo punto lo può presentare sul mercato internazionale come un prodotto che ha un cliente di lancio qualificato”.
IL VANTAGGIO DI LEONARDO
Mentre dal punto di vista di Leonardo, il professor Nones sottolinea che l’azienda italiana “ha delle forti capacità su due aspetti specifici dei mezzi terrestri che sono le torri, i cannoni di bordo che poi sono montati su delle torri. Poi ha un secondo aspetto su cui è diventata forte particolarmente negli ultimi anni ed è quello dei sistemi elettronici. Ora, i carri non sono più come una volta l’insieme di un motore, uno scaffo, una torre e poi qualche sistema, diciamo, di puntamento”.
“Oggi i carri, ma tutti i mezzi terrestri così come quelli aerei, nascono e devono nascere come sistemi integrati in cui l’elettronica la fa da padrone. Per cui sì, la torre deve essere efficace, deve essere forte, deve avere una potenza di fuoco notevole, deve avere un caricamento automatico, tutto quello che vuole. Ma se non è associata a un sistema di comando e controllo a bordo più che efficace non se ne fa niente” spiega il vicepresidente dello Iai.
IL COMMENTO DI ANALISI DIFESA
Anche secondo Analisi Difesa, la testata specializzata diretta da Gianandrea Gaiani, “L’accordo per la costituzione della joint ventures 50/50 tra Leonardo e Rheinmetall rappresenta un successo sia per Leonardo e l’industria nazionale rispetto alle resistenze poste da Kmw per consentire ritorni industriali e una partecipazione ragionevole italiana al programma Leopard 2A8, sia per Rheinmetall Italia, l’azienda italiana del gruppo tedesco che da anni ha portato avanti in tutti i consessi pubblici e istituzionali (incluse le audizioni alle commissioni parlamentari dell’ad Alessandro Ercolani) il progetto di una stretta cooperazione bilaterale italo-tedesca nel settore dei mezzi corazzati cingolati integrando le rispettive competenze industriali”.
PESO ECONOMICO ENORME PER BATACCHI
Secondo Pietro Batacchi, direttore di Rid, “si tratta di un accordo di vasta portata.”
“Al momento — spiega Batacchi su Rid — questo riguarda la gestione dei 2 programmi, ma si tratta di 2 programmi con un peso economico-finanziario enorme, 23 miliardi di euro. Nessuno oggi in Europa ha nel settore terrestre nulla del genere: giusto, dunque, mantenere la barra e ottenere il massimo ritorno possibile in termini di know how industriale, design authority e di supporto operativo e logistico. Poi è chiaro che la Joint Venture potrebbe essere solo un primo passo verso una cooperazione ancor più strutturata tra Leonardo e Rheinmetall, come del resto traspare dagli stessi comunicati con il riferimento all’Mgcs.”
L’ANALISI DI GIANSIRACUSA DI ARES DIFESA
Scendiamo ora nel dettaglio dei due mezzi proposti per sostituire la flotta di Ariete del nostro Esercito: da una parte il Leopard 2A8 e dall’altra il Panther.
“Sicuramente il Leopard 2A8 rappresentava (rappresenta) la soluzione solida e pronta in tempi “rapidi” per eccellenza, mentre il Panther è in buona parte da sviluppare, per cui ci vorrà tempo in più per arrivare ai prototipi, prove e produzione di serie del mezzo che ne sarà derivato per le esigenze italiane” ha evidenziato Aurelio Giansiracusa di Ares Difesa.
“Il pregio del Leopard 2A8 era (é) il numero di carri armati che alla fine saranno prodotti – prosegue Giansiracusa – (la Germania è sul punto di ordinarne altri 150 che si aggiungeranno ai 180 circa già sotto contratto tra quelli norvegesi e quelli oggetto del accordo quadro stipulato dalla Bundeswehr anche per clienti stranieri, ai quali a breve si uniranno anche quelli ordinati da Paesi Bassi e Lituania), con una catena logistica già esistente e largamente sperimentata; il limite era (é) l’impossibilità a metterci su mano più o meno pesantemente perché KNDS DE vi si oppone, sia per difendere le sue innegabili capacità, sia per non stravolgere appunto la catena logistica, per cui consente “customizzazioni” limitate al suo prodotto (si può fare riferimento ai Leopard 2A7HUN o i Leopard 2A8NOR per avere un parametro).”
CHE NE SARÀ DEL PROGRAMMA D’ACQUISTO LEOPARD 2A8?
Certo è che la Difesa, cioè l’Esercito, ha espresso comunque un requisito, messo nero su bianco anche nella documentazione parlamentare. A partire dal Dpp 2023-2025 della difesa, fino allo schema di decreto parlamentare di approvazione del programma di acquisto del Leopard 2A8.
Cosa ne sarà adesso di questo programma di procurement?
PERCHÉ LE PROCEDURE DI PROCUREMENT VANNO CAMBIATE SECONDO NONES (IAI)
“In un mondo che sta rapidamente cambiando e diventa sempre più complicato, dobbiamo smetterla di seguire procedure sia legislative, sia autorizzative, sia contrattuali, che sono del vecchio mondo” osserva il professor Nones. “Non si può più andare avanti così. Questo è proprio uno degli esempi migliori. Noi avremmo dovuto, teoricamente, per essere rispettosi e coerenti con ciò che è stato scritto in passato, andare a suicidarci rinunciando ad avere un carro come ci serve. Ci si poteva pensar prima? Non si può più in questo mondo pensarci prima” spiega il vicepresidente dello Iai aggiungendo che “In questo mondo bisogna essere flessibili e cogliere le occasioni man mano che si presentano. Purtroppo tutto questo confligge con il nostro modo di lavorare, con i tempi lunghi, le procedure, la presentazione delle richieste di parere alle commissioni di difesa, ecc”.
NECESSARIO SNELLIRE I PROCESSI
E rinunciare a un programma già approvato dal Parlamento non sarebbe nemmeno la prima volta.
Come ricorda Nones, “Già in passato abbiamo mandato richieste di parere parlamentare per programmi che poi non sono nemmeno partiti, finiti ancora prima di cominciare. Siccome la premessa per avviare l’attività contrattuale è superare lo scoglio del parere favorevole delle commissioni parlamentari, io intanto ti chiedo il parere e poi vediamo se farlo. Ma come? Non si può andare avanti così. Ci prendiamo in giro. Bisogna flessibilizzare, elasticizzare, ridurre i tempi assolutamente”.
OBIETTIVO: FIRMARE I CONTRATTI ENTRO L’ANNO
E a proposito di tempi, anche il direttore di Rid puntualizza che ora è necessario “correre”. “Anche perché l’obbiettivo è firmare i contratti per Mbt e Aics entro l’anno.”
IL FUTURO DEL PROGRAMMA MGCS
Riguardo l’ambito e auspicato ingresso del nostro paese a bordo del programma Mgcs, per Pietro Batacchi “si vedrà poi cosa succederà in ambito Mgcs tra la stessa Knds e Rheinmetall, e tra i Governi francese, tedesco e italiano, ma a questo punto la situazione e la prospettiva si fanno molto dinamiche e l’ipotesi di 2 Mgcs più concreta.”
Sul posizionamento della nuova joint-venture nella mappa della difesa europea, il ceo di Rheinmetall Armin Papperger ha affermato al Ft che potrebbe eventualmente unirsi al Mgcs. “A lungo termine credo che anche l’Italia, con questa opportunità, farà parte del Mgcs”.
L’ANALISI DI SABATINO (IISS)
Sempre al Financial Times Ester Sabatino, ricercatrice associata per la difesa e l’analisi militare presso l’International Institute for Strategic Studies, ha osservato che la nuova joint venture potrebbe anche rivelarsi un concorrente del programma Mgcs guidato da Knds, che include anche Rheinmetall. Potrebbe “entrare e prendere il posto di consegnare una soluzione intermedia per un carro armato da combattimento principale europeo se ci fossero ulteriori ritardi nel programma Mgcs”.
“Quello che è certo è che nonostante le dichiarazioni politiche sulla volontà di consolidare, interessi e competenze industriali restano sfide chiave” per il programma Mgcs ha concluso Sabatino.
QUALE SARÀ IL RUOLO DI IDV E DEL CONSORZIO IVECO-OTO MELARA?
Infine, “resta da chiarire il ruolo di Iveco Defence Vehicles (Idv) e del Cio (Consorzio Iveco Oto Melara)” secondo Batacchi.
“Il Cio, ricordiamolo, lo scorso febbraio aveva ricevuto dalla DAT (Direzione Armamenti Terrestri) la lettera di offerta per lo studio di fattibilità relativo al programma Aics (o A2cs) e per l’indicazione del partner internazionale con il quale sviluppare la famiglia di mezzi, mentre sullo sfondo ci sono le trattative per l’acquisizione di Idv da parte di Leonardo, trattative ufficialmente sempre smentite. Nelle prossime settimane capiremo sicuramente meglio quale sarà l’impatto dell’accordo Leonardo/Rheinmetall anche sul settore della difesa terrestre italiano e sui rapporti tra la stessa Leonardo e Idv” ha concluso il direttore di Rid.