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Nucleare, ecco le mosse di Usa e Ue per staccarsi dalla Russia

Nell'ultima riunione del Consiglio sull'energia tra Unione europea e Stati Uniti si è discusso di distacco dall'energia nucleare russa e di sviluppo di piccoli reattori modulari. Le centrali avanzate sono la chiave per l'indipendenza dall'uranio di Rosatom?

Ieri c’è stata a Bruxelles la decima riunione del Consiglio sull’energia tra Unione europea e Stati Uniti, un meccanismo di cooperazione tra i due blocchi alleati che stavolta si è focalizzato sulla destabilizzazione dei mercati energetici provocata dall’invasione russa dell’Ucraina, tra difficoltà di approvvigionamento e prezzi alti.

IL DISTACCO DALLA RUSSIA SUL NUCLEARE

Uno dei punti più interessanti del comunicato pubblicato alla fine della riunione è il decimo: “il Consiglio”, si legge, “intende intensificare la cooperazione per ridurre la dipendenza dalla Russia per i materiali nucleari e i servizi per il ciclo del combustibile, e sostiene gli sforzi in corso da parte degli stati membri dell’UE per diversificare le forniture di combustibile nucleare”.

COOPERAZIONE SUI PICCOLI REATTORI MODULARI

Al quattordicesimo punto viene invece sottolineato il contributo dell’energia nucleare – una fonte a zero emissioni e continuativa nella generazione – alla transizione ecologica. Stati Uniti e Unione europea hanno così deciso di organizzare prossimamente un “Forum di alto livello sui piccoli reattori modulari” dedicato alla cooperazione sui nuovi reattori avanzati come gli small modular reactors (SMR), strutture più piccole delle centrali tradizionali e teoricamente più semplici ed economiche da costruire.

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Tra le aziende più avanti nello sviluppo degli SMR ci sono NuScale Power e TerraPower (fondata da Bill Gates), entrambe statunitensi. L’America ha già offerto assistenza tecnica alla Polonia e alla Romania, per esempio, nell’installazione di impianti modulari.

L’URANIO RUSSO IN EUROPA

Nonostante i propositi contenuti nel documento, per l’Unione europea fare a meno del combustibile nucleare della Russia è forse ancora più difficile che rinunciare al suo gas: non a caso, Bruxelles ha imposto sanzioni sul petrolio greggio e sui prodotti raffinati russi, ma non sul gas naturale e sull’uranio.

Nel 2021, stando ai dati di EURATOM (la comunità europea dell’energia atomica), la Russia ha fornito il 20 per cento dell’uranio utilizzato nelle centrali nucleari dell’Unione, e il 31 per cento dei servizi di arricchimento del combustibile. Sempre EURATOM stima che all’incirca il 24 per cento delle importazioni europee di uranio passi comunque per Rosatom, la società nucleare statale russa, pur provenendo da altre nazioni, ad esempio dal Kazakistan.

La Russia controlla grossomodo il 16 per cento della filiera globale dell’uranio anche attraverso delle partecipazioni nelle miniere in Kazakistan, il maggiore produttore al mondo.

Rosatom è l’unica azienda a produrre la tipologia adatta all’alimentazione dei reattori tipo VVER-440 presenti sul territorio europeo (in Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia e Finlandia). La dipendenza energetica da Mosca è particolarmente forte nell’Europa orientale per ragioni storiche: dal 2019 a oggi le ex-repubbliche sovietiche hanno rappresentato i due quinti delle esportazioni di Rosatom.

L’Ucraina, la Bulgaria, la Finlandia, la Slovacchia e la Repubblica ceca hanno tuttavia presentato dei piani per cambiare fornitori di uranio. La Lituania, inoltre, sta spingendo l’Unione a tagliare i rapporti con Rosatom nel giro di un paio d’anni.

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E GLI STATI UNITI?

Anche gli Stati Uniti hanno bisogno dell’uranio russo. Nel 2021 la Russia ha rappresentato il 14 per cento delle importazioni americane, al pari dell’Australia ma superata dal Canada (15 per cento) e dal Kazakistan (35 per cento).

IL NUOVO NUCLEARE PERMETTERÀ IL DISTACCO DA ROSATOM?

Il distacco dall’energia nucleare russa si lega allo sviluppo degli SMR. Questi reattori modulari, date le dimensioni ridotte, hanno bisogno di un combustibile dalla densità energetica più elevata: si chiama High-Assay Low-Enriched Uranium (HALEU), è arricchito fino al 20 per cento (di solito l’uranio si arricchisce al 5 per cento) ma non è ancora disponibile su scala commerciale.

Gli Stati Uniti stanno incentivando lo sviluppo di HALEU tramite un fondo da 700 milioni di dollari stanziato con l’Inflation Reduction Act, la legge da 369 miliardi per le tecnologie verdi.

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